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Editoriali

Agrigento e l’eterno pessimismo: via San Girolamo e “vision” futura fra critiche e negatività

opposizionePerchè Agrigento stenta a crescere? Perchè quella che fu definita “la più bella città dei mortali” riesce a far parlare di sè non per le sue bellezze e per la sua innata vocazione, ma solo per eventi negativi?

Sono solo alcune domande che da giorni (o forse anni) molti di noi si sono posti. Vedere ad esempio città che dal “nulla” riescono ad emergere, esaltando quel poco che hanno, fa sicuramente rabbia per chi abita ad Agrigento. Sì, perchè Agrigento è la città dei Templi, Agrigento è la città del mare, Agrigento è la città di Luigi Pirandello, Agrigento è arte, cultura. Cosa c’è che non va in questa città? 

Sembrano domande senza risposta, eppure un’analisi va fatta. Ed è una di quelle riflessioni “nude” e “crude” che portano ad un’unico responso: “pessimismo“, “negatività” e “protesta“.

Insomma quello che molti dei più “saggi” agrigentini del mondo popolare direbbero, racchiude il pensiero di molti (critici): “Munnu ha statu e munnu è“. Sembra infatti che ogni tentativo di rivoluzionare un “modus“, non solo politico-amministrativo, che ha portato Agrigento in questo stato, debba essere “snobbato” e “bollato” come un fallimento. Elementi preconcettuali che hanno determinato la lenta agonia di una città che parla di sviluppo e crescita solo a “parole”.

Agrigento in questi ultimi giorni ha visto due particolari eventi che hanno fatto discutere molto l’opinione pubblica. Entrambi “sintomi” di una situazione che racchiudono quel pensiero pessimistico insito in molti agrigentini.

Partiamo dal più recente. Ieri, una riunione aperta a cittadini, ordini professionali, associazioni per discutere del futuro di Agrigento. Una “vision” che è servita ad “ascoltare” suggerimenti e idee progettuali per partecipare ad un bando nazionale che potrebbe portare ad Agrigento circa 18 milioni di euro per la riqualificazione delle periferie urbane degradate. Un appuntamento importante che il Comune non vuole assolutamente lasciarsi sfuggire, memore dei tantissimi bandi, regionali, nazionali ed europei, cui non ha partecipato negli anni passati. L’obiettivo è chiaro e semplice: rompere con il passato e iniziare finalmente a progettare e intercettare bandi per finanziare opere. Fra i tanti spunti positivi emersi (che per fortuna sono stati apprezzati) è emerso anche in quella sede una sorta di pessimismo leopardiano. “I tempi sono ristretti“, “il Comune non potrà mai partecipare“, “già è tutto scritto“. Questi i pensieri di chi, purtroppo, ancora oggi mira a vedere il bicchiere mezzo vuoto, piuttosto che mezzo pieno. Per carità, far emergere aspetti negativi e pessimisti, se finalizzati ad un crescita e al raggiungimento di un obiettivo, ben vengano, ma parlare solo di ostacoli, di limiti, fa sorgere una domanda: “cui prodest“?

Stessa domanda per il tanto atteso ripristino della via San Girolamo nel centro storico di Agrigento. Anche qui dopo mesi di attese e lungaggini burocratiche, l’intervento del Comune ha permesso di ripristinare una zona importante della città. Quello che in queste ore però fa discutere è la decisione di avere “asfaltato” la stessa via. Molti, fra i più critici, ritengono infatti che mal di sposa una zona del centro storico con una “colata” di asfalto nero. “Era meglio il basolato“, qualcuno dice. Per carità, sarebbe stato anche meglio andare direttamente sull’Etna e lavorare “in loco” la pietra lavica per poi trasferirla ad Agrigento. Ma forse si dimentica che nessuno ha gridato allo scandalo quando prima degli interventi la stessa via era “asfaltata”. Nessuno ha lamentato che in quella zona la maggior parte delle strade sono semplicemente “asfaltate”. Semmai in passato qualche anziana signora residente gridava allo scandalo per le enormi buche e per gli avvallamenti che causavano non pochi pochi problemi; per non parlare poi degli allacci abusivi che hanno causato scavernamenti del suolo con tutti i problemi annessi. Chi ha asfalto, non ha fatto altro che ripristinare lo stato dei luoghi, apportando anzi migliorie sotto l’aspetto della sicurezza viaria e pedonale. Ovviamente tutto ciò non toglie che in una zona particolarmente caratteristica si sarebbe potuto pavimentare diversamente, ma il ripristino dei luoghi è cosa ben diversa. “Nulla quaestio” che in un recente (si spera) futuro si possa dare nuova “vita” al centro storico agrigentino magari captando fondi e risorse grazie a nuove idee progettuali. Come si ricorderà solo pochi mesi addietro via Santa maria dei Greci e via Sant’Antonio sono state ripavimentate grazie al progetto “Terravecchia”.

E come direbbe Pirandello: “Così è se vi pare!

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