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Editoriali

Agrigento manifesta: qualcosa sta cambiando davvero

SaveUniAgAgrigento manifesta, si indigna e reagisce contro anni di soprusi e mala politica che hanno “violentato” un territorio che diversamente sarebbe diventato “perla” del Mediterraneo.

Agrigento, terra di pirandelliana memoria, terra dalle mille contraddizioni, terra che fatica a trovare un naturale sviluppo socio-economico.
Una realtà fin troppo insita nel tessuto sociale agrigentino, tanto da non destare più alcuna indignazione.
Per molti Agrigento era una città destinata a morire; una lenta agonia causata da anni di malgoverno, da anni di apatia sociale, da nessuna reazione popolare che potesse in qualche modo risvegliare le anime e le coscienze di un popolo.
Agrigento è la terra del “lamentarsi”: una terra che “delega” ad altri il compito di reagire contro quei “poteri” (politici, economici, affaristici, clientelari) che soffocano questa dannata città.
Ma ad Agrigento sembra che qualcosa stia davvero cambiando. Non eravamo abituati a vedere gente in piazza; donne, uomini e bambini che si indignano per reclamare i loro diritti; cittadini liberi che scendono per le strade senza alcun timore di dire ciò che pensano.

Tre casi emblematici che negli ultimi anni hanno scosso le anime degli agrigentini: la morte della giovane Chiara La Mendola, il caso gettoni di presenza per le sedute delle Commissioni consiliari ed infine la paventata chiusura del Consorzio Universitario della Provincia di Agrigento.
Tre casi, ma un unico comune denominatore: indignazione popolare.

La tragica morte della 24enne agrigentina è stata la scintilla che ha dato la carica agli agrigentini: “non si può morire per una buca” si commentava per le vie cittadine. Strade dissestate, nessuna manutenzione ordinaria, nessuna programmazione e soprattutto assenza della classe politica. Motivi che hanno spinto oltre duemila cittadini a manifestare. Una tragedia che però si racchiude nelle parole del papà della 24enne: “Chiara è riuscita a svegliare Agrigento e gli agrigentini”.
Da quel momento (era il 3 gennaio del 2014 n.d.r) qualcosa forse è cambiato nel popolo agrigentino. Si è svegliato un innato senso di giustizia sociale. Forse per la prima volta nella città dei Templi i cittadini hanno voluto dire la loro senza alcun timore, senza alcuna preoccupazione di essere “notato” dal politico di turno.

Ci è voluto esattamente 1 anno e 1 mese dopo quello straordinario evento popolare, per vedere nuovamente manifestare l’indignazione degli agrigentini su uno scandalo divenuto di carattere nazionale. Questa volta a far da cornice è la classe politica locale. Una politica che ha regalato ad Agrigento gli ultimi posti in classifica per qualità di vita. Si tratta dello scandalo dei gettoni di presenza percepiti dai consiglieri comunali per la partecipazione alle sedute delle Commissioni. Ben 1133 commissioni consiliari convocate in meno di un anno: circa 3 al giorno festivi compresi. Anche in questo caso dei movimenti nati dai social network e dal web (#NoiSiamoAltro e #AgrigentoManifesta) hanno portato in piazza oltre 1500 cittadini.

Oggi, una nuova grande dimostrazione di civiltà: gli studenti universitari che protestano contro la possibile chiusura del Polo Universitario. Sono giorni infatti che al di là delle rassicurazioni provenienti dalla politica, i giovani si dicono “stanchi” di false promesse e illusioni. Non vogliono più delegare a questo o quel politico di turno il proprio futuro. Ed allora ecco che al grido di #SaveUniAg la protesta sta sempre più coinvolgendo l’attenzione della società civile: associazioni, liberi cittadini e perfino la Chiesa con in testa il neo cardinale Francesco Montenegro.
Una manifestazione che per certi versi ricorda le rivoluzioni studentesche del ’68. In quei casi si protestava in quasi tutto il mondo per la conquista dei più elementari diritti civili. Quei diritti che ad Agrigento sembrano essersi fermati al ’68.
Oggi la storia cambia, Agrigento si è svegliata e con essa la voglia di una rinascita e di un riscatto sociale.

Da questi tre casi emblematici vi è un dato da sottolineare abbastanza importante: a manifestare erano (sono) soprattutto i giovani. Quei giovani stanchi di dover “scappare” dalla propria terra e da un futuro nei luoghi in cui sono nati e cresciuti.

Di tutto ciò sarà meglio ricordarsi alle prossime consultazioni elettorali. Il popolo ha un’arma letale: la matita. Quella matita con la quale delegheremo il nostro futuro. Teniamolo a mente!

Francescochristian Schembri
© RIPRODUZIONE RISERVATA

  1. Liliana intraina says:

    Comune di Agrigento
    Sondaggio di democrazia partecipata continuiamo a sognare insieme … Infatti contribuiamo a sognare a occhi aperti perché continua
    dicendo …. facci la tua preferenza … E quando Vado a dare la mia preferenza Mi dice che ho già votato e non è la prima volta e non succede solo a me . Quindi cosa devo pensare … Che è tutta una bufale

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