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Editoriali Politica

Amministrative Agrigento: e se i candidati fossero lo specchio della società?

democraziaManca meno di un mese ai candidati a sindaco e al consiglio comunale per dare il meglio di sé, con metodi più o meno discutibili, in occasione delle elezioni amministrative della Città della Valle dei Templi che decideranno il futuro della nostra terra.

Con otto candidati sindaco e tantissime liste ‘civiche’ gli aspiranti consiglieri comunali saranno davvero tanti, nonostante la maggior parte dei candidati non abbia ancora dichiarato quante liste avrà a sostegno.

Secondo un calcolo approssimativo potrebbero essere oltre cinquecento gli aspiranti al consiglio comunale. Vuol dire, quindi, che ogni 100 persone circa, vi sarà un candidato. Quasi uno per ogni famiglia. Tant’è che si ha timore di esprimere le proprie preferenze elettorali per evitare che il nostro interlocutore abbia in famiglia un candidato e trovarsi a mettere il punto interrogativo nel legame di amicizia dibattendo su questioni come: ‘Vota mio cugino!.. No devo votare per l’amico di mio fratello‘.

Ed è in questi casi che la democrazia presenta una delle sue più grandi debolezze perché ad essere candidati sono in gran parte persone che non hanno mai avuto a che fare con la pubblica amministrazione né hanno le capacità, la formazione culturale e le competenze tali per potersi cimentare nel governo cittadino. Questi saranno eletti da incapaci e ignoranti proprio come loro sol perché amici o perché riconosciuti come ‘vox populi‘ disconoscendo il concetto socratico de ‘i più queste cose non le intendono’. Tutti possono essere eletti, basta avere i voti necessari.

Dando un’occhiata nei vari profili dei candidati sui social network è possibile notare quanto questi non conoscano le regole fondamentali dell’amministrazione, lanciando programmi impossibili o scrivendo nelle stesse ‘santine’ elettorali (ricordate che non è un concorso di moda o una selezione per Miss/Mister Italia) frasi sgrammaticate.

Così diventa inevitabile il ricorso ad Erodoto per comprendere l’incoscienza dei cittadini alle urne con le parole fatte recitare nel testo da Megabizo, quando, nel dibattito per la migliore forma di governo afferma: ”…Invece ciò che ci esortava a fare (Otane), assegnare il potere alla massa, si allontanava dal parere più corretto: nulla è più stupido e presuntuoso di una massa vile. Inoltre è totalmente intollerabile che gli uomini che tentano di sfuggire all’arroganza di un tiranno incadano in quella di un popolo senza alcun freno. Infatti egli, se fa qualcosa, la fa con piena cognizione, invece il popolo non ha questa facoltà di coscienza. Come, infatti, potrebbe aver conoscenza chi non fu mai istruito, né mai conobbe il bello, né un possesso personale, chi sconvolge le cose in cui si imbatte, simile ad un fiume in piena?

Certo, i rappresentanti di partito o di liste civiche dovrebbero vigilare, se solo loro stessi ne avessero coscienza dell’importanza di tale ruolo, sulle candidature dei tanti ‘cavalli in corsa’. Torna utile, a questo punto, un altro concetto di condanna alla democrazia del nostro caro vecchio – ma sempre attuale – Socrate: ‘Il demos o popolo è l’elemento decisivo della democrazia, e, proprio per questo, è esposto a manipolazioni demagogiche‘.

Tenendo a mente che la politica è lo specchio della società sorge spontanea una domanda: è davvero questa la realtà della nostra comunità priva di valori e con scarsa partecipazione?

Flavio Principato
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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