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Politica

Amministrative Agrigento: le primarie di “Agrigento 2020” pronte a saltare

fabrizio_ferrandelliPrimarie pronte a saltare. Almeno secondo quanto riferito da Fabrizio Ferrandelli (in foto), deputato regionale del Pd, che a gran voce ha richiesto al segretario regionale del partito, Fausto Raciti, di annullare le primarie della grande coalizione “Agrigento 2020” per la scelta del candidato sindaco di Agrigento.

Lo scandalo nasce dopo lo scontro interno a Forza Italia con il coordinatore regionale del partito di Silvio Berlusconi, il senatore Enzo Gibiino, che ha fortemente criticato il suo vice e deputato nazionale, Riccardo Gallo per la scelta di inserire fra la rosa dei nominativi per le primarie della grande coalizione di “Agrigento 2020” il patron dell’Akragas, Silvio Alessi come rappresentate del movimento “Patto per il territorio” cui leader è lo stesso On. Gallo.

Notizie che sono subito saltate alla ribalta dei vertici regionali del Pd con Ferrandelli che non usa mezzi termini: “A questo punto o il segretario provinciale del Pd di Agrigento, Zambito, insieme al presidente dell’Assemblea regionale del Pd, Zambuto, annullano le primarie o il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti deve fare una sola cosa: commissariare il partito ad Agrigento”.

Secondo il deputato regionale del Pd infatti queste dichiarazioni lasciano spazio a poche interpretazioni e non è ammissibile trovare un’intesa con il partito di Forza Italia.

Acque agitate dunque sia all’interno del Pd agrigentino che nel partito di Silvio Berlusconi con due fazioni che si dichiarano pronte a far guerra.

Con Riccardo Gallo si schiera infatti l’ex ministro Saverio Romano che lamenta l’assenza “di una guida politica da parte del coordinatore regionale Enzo Gibiino, che è stato più impegnato a elargire medaglie e medagliette che a curare i rapporti con la base e con il territorio”. Parole che si aggiungono a quelle di Giovanni Mauro e Francesco Scoma secondo i quali la scelta di Gallo di partecipare alle primarie è un’azione per il “bene del partito”.

Una situazione che ancora una volta vede la città di Agrigento come pedina di uno scacchiere per un gioco, politico, riservato solo ai “potenti” di turno. E la città nel frattempo muore.

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