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Curiosità: il suicidio più bello del mondo, la storia di Evelyn McHale

suicidio1Evelyn McHale, il nome di questa donna probabilmente non vi dirà nulla. Non si tratta di una cantante o un’attrice famosa degli anni ’40, ma di una semplice ragazza diventata celebre in tutto il mondo grazie alla sua morte che racchiude in sé un grande mistero.

La morte di questa ragazza è diventata famosa come ”il suicidio più bello del mondo”. Un ossimoro associare la parola morte all’aggettivo “bella”, ma se osservate attentamente le foto capirete perché la fine della vita di questa ragazza è stata definita in questo modo.

Evelyn Francis McHale fu protagonista della tragedia che si consumò il 1° maggio 1947, quando si gettò dall’ 86° piano dell’ Empire State Building, morendo ovviamente sul colpo ma rimanendo praticamente intatta.
Evelyn era fidanzata con un giovane, con cui progettò il matrimonio per il giugno del 1947. Il 30 aprile Evelyn andò a Easton per festeggiare il compleanno del suo fidanzato e il giorno dopo, il primo maggio, tornò a New York.
Evelyn quel giorno entrò nell’Empire State Building, salì all’86° piano e scrisse alcune righe su un foglio di carta. Alle 10.30 di sera piegò con cura il soprabito e lo lasciò in un angolo insieme a una borsetta per il trucco, alcune foto di famiglia e un taccuino nero.

Pochi istanti dopo Evelyn McHale, 23enne, si buttò nel vuoto e in pochi secondi raggiunse il suolo ponendo fine alla sua vita. Robert Wiles, un giovane fotografo, pochi minuti dopo la morte della giovane scattò una foto che entrò nella storia: il corpo della ragazza era caduto sopra una limousine delle Nazioni Unite, parcheggiata al lato della strada, ma incredibilmente era intatto dopo un volo di 86 piani. Evelyn posava beata, inerme, sulle lamiere contorte di quell’automobile. Il suo corpo era composto, con le gambe incrociate e le mani gentili, protette da un paio di guanti e nessuna espressione di sofferenza a segnare il suo volto.

La compostezza della morte violenta di Evelyn lasciò tutti stupefatti: l’impatto del suo corpo sull’automobile aveva sfondato il tetto, mandando in frantumi i finestrini. Al contrario il corpo, appena sgualcito, sembra coricato in un sonno senza respiro, sulle lamiere sfondate e contorte della limousine.
L’addio di Evelyn fu questo:

( per il fidanzato ) “Vivrai meglio senza di me, non sarei una brava moglie per nessuno…
(per chiunque avesse recuperato il corpo) “Non voglio che nessuno, della mia famiglia o meno, veda alcuna parte di me. Potete distruggere il mio corpo cremandolo? Prego voi e la mia famiglia: non voglio nessun funerale o commemorazione. Il mio fidanzato mi ha chiesto di sposarlo in giugno. Starà molto meglio senza di me. Dite a mio padre che ho preso troppe tendenze da mia madre…”

Suo malgrado Evelyn, che avrebbe voluto sparire nel nulla per sempre, è rimasta nella storia come la ragazza la cui morte non scalfì la sua bellezza.

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