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Editoriali

Dal “baratto di braccia-carbone” all’Aquarius, quando i migranti erano italiani: intervista al sindacalista italo-belga Sebastiano Greco

sebastiano-grecoL’Aquarius e le due navi italiane che hanno preso i 630 migranti provenienti dall’Africa subsahariana arrivano stamani Valencia lasciando nel Mediterraneo una scia profonda nelle relazioni diplomatiche.

Oggi si parla di invasione e molti italiani invocano i respingimenti di massa. Nei primi anni del Novecento, però, ad emigrare erano proprio gli italiani, famosi all’estero per la puzza, i furti e la criminalità. È importante, quindi, rivedere la  storia della nostra emigrazione che ha condizionato, anche drammaticamente, la vita di tanti italiani che sono andati, per esempio, a lavorare in miniera in Belgio.  Una scelta di vita forzata che, però, come ci racconta il sindacalista italo – belga, Sebastiano Greco (in foto), ha avuto risvolti positivi. Sebastiano, oggi in pensione, è originario di Aragona (AG).

In Sicilia ha fatto il falegname, in Belgio ha lavorato nel settore della siderurgia e metallurgia. Impegnato politicamente  nell’associazionismo, ha ricoperto diversi mandati nei Comites (Comitato degli  Italiani all’Estero), Ente gestito da una Legge Italiana e riconosciuto dallo Stato Belga con i compiti di tutelare i diritti degli Italiani sia dallo stato Italiano che quello Belga. Greco vive a La Louvière e si occupa di associazionismo con avvenimenti culturali festivi e viaggi socio culturali  in tutte le regioni d’ Italia per “far scoprire o riscoprire l’Italia ai nostri ormai pensionati”.

L’emigrazione italiana in Belgio: una storia lunghissima

“Alla fine della seconda guerra mondiale, l’Italia, priva di materie prime, stentava a fare ripartire la propria economia. Il Belgio, ricco di materia prima, (carbone) ma priva di manodopera, stipula un accordo con l’Italia, fornire la manodopera in cambio di carbone.
Iniziò così nel lontano 1946 l’esodo degli Italiani in Belgio. Alcuni lo chiamò volgarmente il “baratto di braccia carbone” altri lo chiamarono “venduti per un sacco di carbone”. Sono gli uffici di collocamento incaricati a smistare i lavoratori. Quello di Aragona, ebbe l’incarico di fornire la manodopera al bacino minerario di La Louvière.”

Giunsero in Belgio tanti aragonesi?

“Si! Inizia un vero e proprio esodo di aragonesi, a centinaia ed in seguito a migliaia, scesero nelle viscere della terra a estrarre carbone, riuscendo, a scapito della loro salute, a sfamare la propria famiglia, ma anche ad arricchire il Belgio e soprattutto l’Italia, grazie alle rimesse che i minatori inviavano alle loro famiglie. Negli anni 50, questi minatori, decidono di ricongiungere la propria famiglia in Belgio. Iniziarono ad arrivare le mogli con “nidiate” di bambini.”

Molti si insediano proprio a La Louvière?

“Alla fusione dei comuni in Belgio, avvenuta nel 1977, La Louvière da 23.000 abitanti passa a oltre 80.000.
Nel suo interno, fanno parte anche gli oltre 3.000 cittadini originari di Aragona.”

Ma si   sono ben integrati? 
“Questi aragonesi sono  ormai integrati nel tessuto sociale belga. Orgogliosi della loro cultura e tradizioni, mantengono ben saldi i legami con la terra di origine. Nascono così le associazioni Italiane, spesso a carattere Regionale, una di queste é l’U.S.E.F. (Unione Siciliana Emigrati e Famiglie), che, tramite le attività culturali, ha fatto conoscere la cultura e le tradizioni Siciliane ai Belgi, contribuendo al cambiamento dell’opinione pubblica Belga avversa ai Siciliani”.

Infine, il gemellaggio con Aragona?

“I tempi erano ormai maturi e l’U.S.E.F.  chiede alle amministrazioni di La Louvière e Aragona, di concretizzare un gemellaggio fra le due città.
La proposta è stata accolta con grande entusiasmo da entrambi le parti, così iniziarono i primi contatti che scaturiscono nel mese di settembre 2010 a La Louvière, e nel 2011 ad Aragona, alla firma del patto di gemellaggio fra le due città.     In questi otto anni, non sono mancati gli incontri con scambi culturali ed anche economici”.

Ha qualche aneddoto della tua vita in Belgio ?
“Un momento forte è stato quando il gruppo teatrale di Aragona, sotto la regia di Biagio Chiappara, con il grande Pippo Montalbano, è venuto a rappresentare LA PASTORALE nel teatro di La Louvière, la cui capienza di 1200 posti, pieno all’invero simile, ed oltre 500 persone rimasti fuori, il giorno dopo sul giornale e in prima pagina a caratteri cubitali, si leggeva: “QUANDO LA SICILIA SI SPOSTA A LA LOUVIERE IL TEATRO AFFIGGE COMPLETO”.

Entrando ad Aragona un monumento ai “coraggiosi zolfatai aragonesi emigrati in Belgio ” da il benvenuto ai visitatori e ricorda a tutti che, questi zolfatai: “ Sfidando la solitudine e le difficoltà linguistiche e culturali hanno dato inizio a legami di fratellanza origine del gemellaggio tra le città di Aragona e La Louvière”.

Luigi Mula