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Rubrica legis non est lex

Il TAR condanna il Ministero dell’Interno. Società favarese iscritta nella “White list” destinataria di un’informativa antimafia liberatoria

gigi rubinoNell’anno 2011 la Prefettura di Agrigento notificava un’informativa antimafia a carico dell’Impresa Nuova Eurodemolizioni con sede in Favara assumendo che nei confronti della detta società sussistevano pericoli di condizionamento da parte della criminalità organizzata.

La suddetta informativa si fondava su fatti verificatisi in epoche estremamente risalenti e che, per di più apparivano superati da fatti nuovi attestanti viceversa l’estraneità della detta società ad ambienti mafiosi.

In particolare l’informativa conteneva un riferimento al Signor P.S., ex socio, il quale veniva definito “tout court” destinatario di “un arresto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, trascurando la circostanza che la Corte d’Appello di Palermo con successiva sentenza divenuta irrevocabile aveva pronunziato l’assoluzione del detto ex socio. Ed ancora lo stesso ex socio era stato destinatario di una richiesta di misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S., richiesta peraltro respinta dal Tribunale di Agrigento stante l’insussistenza del presupposto della pericolosità sociale del medesimo ex socio.

A seguito dell’estromissione del socio P.S. il legale rappresentante della società, Sig.ra C.G., avanzava una richiesta di aggiornamento dell’informativa, ai sensi del nuovo codice cd.” Antimafia” , evidenziando il venir meno, per effetto dell’estromissione del socio, del presunto elemento di collegamento tra la società ed ambienti in ipotesi condizionanti le scelte della società. Ma il Ministero dell’Interno rimaneva silente; da qua la determinazione del legale rappresentante della società di proporre un ricorso giurisdizionale, davanti al TAR Sicilia, contro il Ministero dell’interno, con il patrocinio dell’Avvocato Girolamo Rubino (in foto), per la declaratoria dell’illegittimità del silenzio inadempimento formatosi sulla richiesta di aggiornamento dell’informativa, nonchè per l’accertamento dell’obbligo del Ministero dell’Interno di provvedere alla conclusione del procedimento volto alla rivalutazione della precedente informativa. In particolare l’Avvocato Rubino ha citato precedenti giurisprudenziali del TAR Campania, secondo cui l’esplicita previsione dell’impulso di parte non lascia dubbi in ordine alla doverosità dell’apertura del procedimento di aggiornamento ove risulti una richiesta dell’interessato, , ed ancora precedenti giurisprudenziali dello stesso TAR Sicilia secondo cui laddove il procedimento consegua obbligatoriamente ad una istanza la pubblica amministrazione ha il dovere di concluderlo mediante l’adozione di un provvedimento espresso. Si è costituito in giudizio il Ministero dell’Interno, in persona del Ministro pro tempore, per chiedere il rigetto del ricorso, rappresentato e difeso dall’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Palermo. Il TAR Sicilia, Palermo, Sezione Prima, Presidente il Dr. Calogero Ferlisi, Relatore la Dr.ssa Caterina Criscenti, ritenendo fondate le censure formulate dall’Avvocato Rubino ha accolto il ricorso, dichiarando l’illegittimità del silenzio serbato dulla richiesta di aggiornamento dell’informativa, dichiarando l’obbligo dell’Amministrazione resistente di concludere il procedimento mediante un provvedimento espresso entro il termine di trenta giorni , e condannando il Ministero dell’Interno anche al pagamento della spese giudiziali, liquidate in euro mille, oltre accessori. In esecuzione della sentenza resa dal Tar la Prefettura -Ufficio Territoriale del Governo di Agrigento , ha provveduto prontamente ad emettere nei confronti della società ricorrente un’informativa antimafia a contenuto liberatorio, confermando l’iscrizione della detta società nella cd. “White list” nelle more già disposta. Pertanto, per effetto della sentenza resa dal TAR la società favarese manterrà l’iscrizione nell’elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativi di infiltrazione mafiosa , mentre il Ministero dell’Interno pagherà le spese giudiziali.

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