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Cronaca Regioni ed Enti Locali

Imprenditoria e Mafia nell’agrigentino: appalti e beni negli interessi della consorteria mafiosa

diaNon è mai stato condannato per reati di mafia, ma secondo gli investigatori si tratta di un personaggio di primo piano e rilievo che sottolinea lo stretto legame che intercorre fra il mondo dell’imprenditoria, legato soprattutto all’edilizia, e al mondo mafioso.

Le battute finali dell’operazione condotta dalla Dia di Agrigento, guidata dal comandante provinciale Roberto Cilona (in foto), che ha portato al sequestro di beni per 3 milioni di euro all’imprenditore Giuseppe Scariano, 66enne, originario di Favara, è solo l’ultimo caso che vede consolidare il presunto aspetto lucroso di Cosa Nostra agrigentina con il mondo imprenditoriale legato, in particolar modo, alle opere pubbliche.

Imprenditori compiacenti che, come già evidenziato nell’ultima relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia sulla situazione della mafia in provincia, vede Cosa Nostra agrigentina concentrarsi, oltre che sulle opere pubbliche, anche sulla filiera agroalimentare, sulle fonti energetiche alternative, sullo stato di emergenza ambientale e sui finanziamenti pubblici alle imprese, reinvestendo sovente i capitali illecitamente accumulati nelle strutture ricettive locali, attraverso prestanome e intermediari compiacenti. Tale circolo vizioso lascia spazio alla possibilità di intessere relazioni criminali strutturate anche oltre l’ambito provinciale, finanche all’estero.

Un quadro generale che vede, sotto vari aspetti, confermare l’operazione condotta nei confronti dell’imprenditore favarese Scariano di cui – stante le ricostruzioni della Dia – hanno parlato alcuni collaboratori di giustizia, fra i quali Maurizio Di Gati, già capo mafia della provincia di Agrigento, e Ciro Vara di Caltanissetta.

La particolarità del sequestro deriva dal fatto che riguarda un soggetto che cavalca la scena imprenditoriale da almeno un ventennio e coinvolto in diverse vicende (ma come sottolineato mai condannato per reati di mafia ndr); fra quest’ultime quella legata alla realizzazione del rigassificatore a Porto Empedocle con la società “Gest quarry srl” di Favara.

Il decreto di sequestro effettuato dalla Dia ha riguardato, nel dettaglio, 14 fabbricati, 25 terreni, quota parte di ulteriori 26 terreni, 3 società di capitale e relativi compendi aziendali, 1 quota societaria di un consorzio e 1 rapporto finanziario.

Come ricostruiscono gli investigatori, si tratta – in generale – di soggetti che hanno anche gestito la logistica di Cosa Nostra in provincia di Agrigento dando a disposizione degli immobili per gli incontri. Soggetti che hanno avuto appalti facilmente soggiacendo alle regole di Cosa Nostra ricavando benefici.