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L’emozione del “nudo” in Marlene Dumas

dumas 1Il nudo è stato fonte di ispirazione per artisti di ogni genere , dalle statue dell’antichità greca alle odalische dei quadri orientaleggianti dell’Ottocento  passando poi dai pionieri del nudo come Gustav Klimt, Pablo Picasso, Edvard Munch e Paul Cézanne per arrivare ai giorni nostri grazie a Marlene Dumas che, raffigurando a suo modo il corpo umano, evoca emozioni in grado di scioccare e provocare reazioni forti.

Marlene Dumas è uno di quei rari artisti contemporanei in grado di emozionare sia il neofita digiuno d’ogni conoscenza artistica sia il grande esperto d’arte.
Nata in Sud Africa nel 1953, ma olandese d’adozione, è cresciuta nel Paese dell’apartheid, la cui unica finestra verso il mondo esterno era rappresentata da qualche foto nei libri o nelle riviste; fuggita in Olanda per diventare un’artista libera, trova una sua singolarissima strada pittorica nella ritrattistica “metacarnale”.

E’ un’artista figurativa (quasi tutti i suoi quadri sono ritratti di persone senza sfondo né paesaggio, tutto è focalizzato sull’espressione dei volti o sull’importanza dei gesti); i visi dei soggetti colti in primo piano sono più grandi del naturale, e lo sfondo non rivela nulla sulle loro origini o sulla loro identità.
Il soggetto ritratto, il volto, o il fisico spesso nudo, va oltre il semplice aspetto fisiognomico e caratteriale lasciando trapelare sessualità, amore, morte e colpevolezza, spesso simultaneamente e in contrasto, facendo emergere quell’orrore primitivo.

Anche i volti dei bambini, non riescono a fermare l’etichetta di una crudeltà antica, sempre pronta a riemergere, d’altronde l’uomo è sempre il demone di sé stesso.
Peculiare anche il metodo di lavoro dell’artista, contraria all’uso dei modelli, in carne ed ossa, da ritrarre, preferisce le fotografie da cui ricava le immagini, per non avere nessuna relazione e nessun rapporto umano col modello e nessun rischio di influenza culturale nè sentimentale o sensuale.
Il punto di partenza nelle mostre di Dumas è quasi sempre una foto, scattata da lei o ritagliata da una rivista, che l’artista poi trasforma in un quadro.
Dumas utilizza tecniche pittoriche tradizionali, di solito inchiostro di china su carta oppure olio su tela, la cui pittura, spesso sottile e acquosa, lascia intravedere lo sfondo bianco e conferisce alle immagini una leggera trasparenza che cattura la mente e l’immaginazione.

La grande artista studia con cura il rapporto pittura-fotografia, scoprendo una dinamica precisa in cui l’una trasforma l’altra, in cui entrambe si elaborano a vicenda, modificandosi e arricchendosi. Questa trasformazione dell’immagine che scorre da un supporto all’altro rispecchia la continua metamorfosi dell’anima dei viventi, in cui si alternano di continuo i veri opposti della vita: la bellezza, il cui vero contrario non è la bruttezza ma la morte, la quale a sua volta si contrappone anche all’amore.

Roberto Campagna
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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