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Michele Di Pasquali, quando il Preside diventa un giallista

copertina-libro-michele-di-pasquali-tre-di-denari265La domanda nasce spontanea: può un bravo Dirigente Scolastico, da me ancora chiamato Preside, scrivere un bel giallo ambientato in Sicilia?

La risposta è si! Se è vero che come dice Giovanni Floris: “il giornalista può essere fazioso, ma il giornalismo non deve esserlo”, dichiaro subito che sarò fazioso. Conosco Michele Di Pasquali (in foto copertina), nella sua veste istituzionale di capace, competente Dirigente Scolastico dell’Istituto San Giovanni Bosco di Campobello di Licata.

Ci siamo incontrati sul campo, per iniziative nel suo istituto o dove eravamo entrambi coinvolti. Ed è passata subito energia positiva. Il perché è presto detto: basta leggere la dedica al padre Calogero che apre il suo primo libro “per avermi trasmesso i valori in cui credo, compreso l’amore incondizionato per la mia terra”. Anni fa ne avevo scritto una simile dedicata a mio papà Gino. Amare la propria terra significa non tradirla, non violentarla, non approfittarne, ma viverla e mettere a disposizione se stessi per farla crescere.

Michele Di Pasquali è tutto questo. E’ cresciuto e si è formato a Ravanusa, cittadina che ha lasciato a 19 anni per intraprendere gli studi universitari in giurisprudenza ma contemporaneamente inizia ad insegnare in una scuola elementare di Palermo. Ma nel frattempo si laurea in giurisprudenza e diventa docente di materie giuridiche ed economiche. Diventa anche avvocato ed esercita la professione forense dal 1999 al 2013. Nel 2013 la svolta: diventa Dirigente Scolastico, prima a Ispica e poi Campobello. Molto stimato nell’Associazione Nazionale Presidi, non solo per le sue capacità ma anche per il suo modo di porsi davvero amabile. Fatta questa premessa andiamo al romanzo.

S’intitola “Tre di denari” (Edizioni Meta pagg 235 euro 8). Possiamo dire senza temere di essere smentiti: buona la prima. E’ un romanzo, un giallo molto siciliano, che colloca l’autore sulle tracce dei più amati e autorevoli autori agrigentini, per citarne due, Andrea Camilleri e Leonardo Sciascia. Anche per chi, come il sottoscritto, non è un critico letterario, si nota subito la grande capacità di narrazione. Tutto avviene in mezzo a persone, luoghi che ti fanno vivere tutto della nostra meravigliosa Sicilia.

Un racconto dedicato alla provincia. Ambientato nelle due cittadine confinanti dove Michele Di Pasquali ha vissuto e vive, Ravanusa e Campobello di Licata che, nel romanzo si fondono grazie ad un decreto governativo per dare vita al nuovo paese dal nome di Savanaro. Non è facile iniziare la propria attività di scrittore con un giallo. Il rischio è alto. Ma il Preside-Avvocato è un temerario. Ama le avventure. Adora le sfide. E così ci racconta tutto della provincia sicula: volgarità, contraddizioni, personaggi e tutto quello che accade in un piccolo centro. Ma partiamo dal titolo: “il tre di denari – come spiega Michele Di Pasquali – è la più significativa ed emblematica carta tra quelle del mazzo siciliano. Contiene tre cerchi d’oro al cui interno è rappresentata la Trinacria, con le sue tre gambe piegate all’altezza del ginocchio con i tre vertici del triangolo. Emblematica per via della figura che sta al centro, per alcuni fimmina, per altri masculu. A Ravanusa trattasi di un masculu di nome proprio “Minicuzzu”. La scelta della carta non è per casuale perché s’intreccia con gli eventi criminosi di cui scrivo nel giallo”.

Non è necessario aggiungere altro se non che è un romanzo da leggere anche per comprendere meglio la Sicilia di provincia. Quella che certamente ormai Camilleri a modo suo ha fatto conoscere al mondo, ma alcuni aspetti rimangono nascosti e Michele Di Pasquali ha provato a svelarli. Per chi conosce Campobello e Ravanusa, nel romanzo si trovano alcuni punti fermi: il buon vino, la raviola di ricotta, la fuata ed altro che scoprirete soltanto leggendo. Il Preside-Giallista, ci tiene a precisare che :”Il paragone a Montalbano è azzardato. Il protagonista del mio romanzo è un maresciallo dei carabinieri che ha un cognome siciliano ed un nome di manzoniana memoria: Renzo Avola”.

Una bella storia quella di Michele Di Pasquali, che trova anche il tempo e il modo per essere un bravo marito ed un ottimo padre. Non capita spesso di incontrare persone vere come lui. Quando succede è un bel dono. Gesualdo Bufalino ha scritto: “una trappola in cui i siciliani cadono volentieri: pretendere di capire la Sicilia prima di capire se stessi”. Leggendo “Tre di denari” rimane il dubbio che Michele Di Pasquali ha capito se stesso. Può capitare…anche in Sicilia.

Francesco Pira