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“Sapori di vita, pensieri e ricette dietro le sbarre”: presentato a Sciacca il libro scritto dai detenuti

sapori-di-vitaPresentato alla casa circondariale di Sciacca, il libro “Sapori di vita, pensieri e ricette dietro le sbarre“, frutto della preziosa sinergia fra le scuole, Ipsseoa “Ambrosini” di Favara, l’IISS “Don Michele Arena” di Sciacca e l’ITCS “Primo Levi” di Bollate, operanti in tre diverse realtà carcerarie.

Il libro rappresenta una raccolta originale di ricette, lettere e poesie, redatte dai detenuti che guidano i lettori in un percorso dell’anima, tra sapori, nostalgie, ed il genio che solo la realtà sacrificata della detenzione può fare emergere nella mente umana.

Una pubblicazione quella di “Sapori di vita, pensieri e ricette dietro le sbarre” che rappresenta un importante tassello del progetto “In and out” che ha coinvolto le tre realtà scolastiche operanti nelle carceri del “Petrusa” di Agrigento, nella casa circondariale di Sciacca e nella Casa di reclusione di Bollate, e che ha avuto come scopo quello di promuovere e condividere nuove modalità di lavoro applicate alle suddette realtà scolastiche.

A presenziare alla presentazione del libro, oltre che i corsisti e autori del carcere di Sciacca, il dottor Pizzino, responsabile dell’area psico-pedagogica, anche il dirigente scolastico del “Don Michele Arena”, scuola capofila del progetto, professoressa Gabriella Brucculeri, la dirigente dell’”Ambrosini” di Favara, professoressa Milena Siracusa, le referenti del progetto professoressa Marianna Perrone e Wilma Greco, oltre che i collaboratori proff. Giuseppe Grisafi, Betty Marinello, la prof.ssa Vincenza Baio, il prof. Michele Veneziano Broccia, la prof.ssa Marcella Lattuca.

In questo libro – commenta la dirigente professoressa Milena Siracusa – i detenuti hanno potuto, con il linguaggio delle emozioni, dare sfogo alla creatività e al gusto. La poesia scritta come riscatto, consolazione, sfogo dell’anima, dialogo con il proprio essere o anche come semplice segnale di esistenza, così come le ricette, rappresentano un segnale tangibile di quello che è lo sforzo fatto dai detenuti per superare il torpore e rimanere attaccati al bello della vita”, conclude la dirigente Milena Siracusa.

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