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Editoriali

“Se questo è un uomo”: analisi sul problema dei migranti

migrantiHo visto delle immagini agghiaccianti su tutti i mass media.
Una deriva di uomini, donne e bambini privati della loro dignità di esseri umani.

Corpi senza vita che galleggiano in un mare di indifferenza. Il giorno dopo, le Istituzioni hanno fatto , come sempre, la loro banale, noiosa, insulsa passerella in televisione per gridare allo scandalo; ed un coro unanime si eleva: “Mai più!”
Presto l’indignazione lascia il posto alle accuse: “E’ colpa di…”; ed infine la corsa a fare a scaricabarile: “Se l’Europa…

Questo è il “Giuoco delle parti”. Siamo diventati persone indifferenti al dolore. Basterà, tra qualche giorno, una “forte” notizia di cronaca per farci dimenticare questo ennesimo orrore.
Io non voglio dimenticare. Ed è per questo che ho deciso di scrivere questo articolo, rifiuto il sentimento dell’ indifferenza. La vista di uomini, donne e bambini che galleggiano senza vita nel mare imperturbabile dell’apatia mi lascia sgomento, confuso e disorientato.
Un senso di smarrimento pervade la mia coscienza. E ritorno col pensiero a qualche mese fa.
Mi trovavo all’ospedale civile di Agrigento, erano da poco sbarcati a Porto Empedocle dei migranti , due donne erano in stato di gravidanza. Ricoverate al reparto di Ginecologia erano in osservazione per rischio di parto prematuro. Non riuscivano a comunicare e farsi capire. Volevano darsi alla fuga. In un Inglese “maccheronico” mi hanno chiesto se si trovavano a Malta o in Sicilia.

Ho cercato di far loro capire che si trovavano in Sicilia. Mi hanno chiesto se la Germania fosse distante. Piangevano. Il giorno dopo sono fuggite dall’Ospedale. Ma Il loro pianto di speranza mi è rimasto nel cuore. Dopo qualche giorno sono diventato padre di un bambino che oggi, serenamaente, dorme nella sua culla. Io e mia moglie desideriamo solo questo: che lui stia bene e che sia sereno. Un padre ed una madre, in qualsiasi latitudine e longitudine del mondo , si augurano che i loro figli siano sereni. Per questo madri e padri fuggono, per questo si umiliano permettendo che altri gli strappino la dignità di persone, per questo salgono su dei miseri ed insicuri barconi. Per questo, soprattutto, sono disposti a morire.

Concludo con le parole di una poesia di Primo Levi: “Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane..

Luigi Mula
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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