“La mafia agrigentina stava investendo e controllava il commercio di uva e altri prodotti agricoli nella provincia: un modo per i boss di accaparrarsi ingenti risorse economiche che andavano ad alimentare le casse dei clan e limitavano il ricorso ad attività illecite rischiose come il traffico di droga”.
Finisce agli arresti anche una avvocatessa canicattinese nell’ambito del blitz denominato “Xydi” scattato alle prime ore di stamani e che ha portato al fermo di 23 persone.
Dalle prime ore di oggi i Carabinieri del R.O.S. – col supporto in fase esecutiva dei carabinieri dei comandi provinciali di Agrigento, Trapani, Caltanissetta e Palermo, del XII Reggimento “Sicilia”, dello squadrone eliportato cacciatori “Sicilia” e del 9° nucleo elicotteri – stanno eseguendo un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso alla procura della
«La Regione Siciliana si adeguerà alle decisioni del Viminale in merito al rinvio delle elezioni nei Comuni sciolti per mafia. Una scelta fatta in un’ottica di armonizzazione istituzionale».
Alle prime luci dell’alba i Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo hanno avviato una massiccia operazione antimafia, con l’impiego di oltre 200 unità dell’Arma territoriale, dello Squadrone Cacciatori, dei nuclei cinofili ed elicotteri, eseguendo 35 provvedimenti giudiziari di cui 12 misure
Sui terreni confiscati alla mafia era custodito, indisturbato, abusivamente un intero gregge.
“Parli della ‘sua’ di mafia, quella che difendeva il territorio e mostrava coraggio e sensibilità e che certamente non ci appartiene, non è ‘nostra’. Quella che noi abbiamo conosciuto, purtroppo, è quella delle stragi, dell’uccisione di servitori dello Stato, del racket, dei traffici di droga e della morte di migliaia di innocenti, compresi i nostri […]
Nella sua riflessione settimanale, il nostro Direttore Editoriale Francesco Pira, parla dell’autorevole giornale francese, Le Figaro, che dedica un numero speciale alla Sicilia e ne racconta la storia, i miti e lo straordinario patrimonio artistico.
I giudici della Corte di Cassazione, confermando il verdetto del Tribunale di Sorveglianza di Caltanissetta, hanno rigettato il ricorso per la sospensione della pena detentiva di un 60enne di Canicattì ritenuto essere stato in passato appartenente alla “Stidda”.
“Recenti attività investigative hanno confermato l’ingerenza della mafia agrigentina nel tessuto politico-imprenditoriale, avvalendosi anche delle reti di conoscenze di soggetti appartenenti a logge massoniche“.