Avrebbero ricevuto e utilizzato alcuni telefoni cellulari – con annesse SIM – all’interno delle mura del carcere di San Cataldo, nel nisseno. La Procura della Repubblica di Caltanissetta ha disposto la citazione a giudizio di sette detenuti, tre dei quali agrigentini.
Chiesto il rinvio a giudizio di un 19enne tifoso dell’Akragas poiché accusato di resistenza e oltraggio a Pubblico ufficiale, lesioni aggravate, lancio di materiale pericoloso in occasione di manifestazioni sportive e travisamento ingiustificato.
Oggi si è svolta la prima udienza del processo scaturito dall’inchiesta “Waterloo” e, nonostante il rinvio per motivi procedurali, Federconsumatori Agrigento ha preannunciato in udienza la costituzione di parte civile sulla scorta delle ampie previsioni statutarie a tutela dei diritti fondamentali dei consumatori.
Sarebbe stato trovato in casa in possesso di 32 piantine di Cannabis e diversa attrezzatura per la coltivazione. Un 55 di Favara ha chiesto e ottenuto il giudizio abbreviato.
Non avrebbe saputo di essere sotto processo da ben sette anni poiché accusato di bancarotta fraudolenta. Un giudizio che ha portato ad una condanna – nei tre gradi di giudizio – a tre anni e sei mesi di reclusione.
Avrebbe colpito il fratello al volto con un bastone fratturandogli il setto nasale. Per queste ragioni, un 19enne di Canicattì dovrà ora rispondere del reato di lesioni pluriaggravate. E’ stato il pm titolare del fascicolo di inchiesta a disporre la citazione diretta a giudizio.
Che tra suocera e nuora ci sia il diavolo che lavora è risaputo, ma ad Agrigento la realtà ha superato l’immaginazione.
Citazione diretta a giudizio per due favaresi accusati di avere imbrattato la Scala dei Turchi di Realmonte con una sostanza chimica di colore rosso. E’ così iniziato il processo a carico dei due presunti responsabili per i fatti avvenuti fra il 6 ed il 7 gennaio dello scorso anno.
Il pubblico ministero presso il Tribunale di Agrigento ha chiesto la condanna di quattro soggetti, tutti empedoclini, finiti a processo dopo la maxi rissa scoppiata nel “quartiere degli indiani”, nei pressi della cementeria di Porto Empedocle.
Chiesta dalla Procura generale di Palermo la conferma della sentenza di primo grado nel processo per la morte dei dei due fratellini di 7 e 9 anni, Laura e Carmelo Mulone, tragicamente morti nel settembre del 2014 dopo l’esplosione dei vulcanelli alle Maccalube di Aragona.