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Teoria “Gender” nelle scuole? È panico tra i genitori d’Italia

genderDa diverse settimane ormai mi capita di leggere sui social un messaggio che sta creando inutili allarmismi, ansie e preoccupazioni tra i genitori di tutta Italia.

Il messaggio, diffuso in rete da qualche mamma allarmata, recita esattamente così: “ATTENTI GENITORI, Vi invito ad andare a firmare il referendum abrogativo per la legge LA BUONA SCUOLA (che se non abrogata partirà da settembre) che c’è in comune e che ha scadenza a breve. Se non lo trovate bisogna sollecitare il sindaco affinché lo metta a disposizione per la firma. Nessun politico ammette l’esistenza della teoria Gender ma la chiama teoria di Genere. Questa teoria mira alla destrutturazione dell’identità dei singoli insegnando ai nostri figli che al di là del proprio sesso biologico possono decidere autonomamente di appartenere ad un altro Genere (bisex omo lesbo misto chi più ne ha più ne metta) includendo in questo Genere anche il Genere pedofilo!”
Il disegno di legge a cui si fa riferimento in questo messaggio è il “ddl Fedeli” e alcuni articoli che lo costituiscono in realtà recitano così:
Art. 1 Introduzione dell’insegnamento dell’educazione di genere
1. Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro delegato per le pari opportunità, d’intesa con le regioni e con le province autonome di Trento e di Bolzano, nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, adotta i provvedimenti necessari a integrare l’offerta formativa dei curricoli scolastici di ogni ordine e grado con l’insegnamento a carattere interdisciplinare dell’educazione di genere finalizzato alla crescita educativa, culturale ed emotiva, per la realizzazione dei principi di eguaglianza, pari opportunità e piena cittadinanza nella realtà sociale contemporanea.

2. In attuazione di quanto disposto dal comma 1, i piani dell’offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado adottano misure educative volte alla promozione di cambiamenti nei modelli comportamentali al fine di eliminare stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali fondati sulla differenziazione delle persone in base al sesso di appartenenza e sopprimere gli ostacoli che limitano di fatto la complementarità tra i sessi nella società.

Art. 2. Linee guida dell’insegnamento dell’educazione di genere
1. Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro delegato per le pari opportunità, d’intesa con le regioni e con le province autonome di Trento e di Bolzano, nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, definisce linee guida dell’insegnamento dell’educazione di genere che forniscano indicazioni per includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado, tenuto conto del livello cognitivo degli alunni, i temi dell’uguaglianza, delle pari opportunità, della piena cittadinanza delle persone, delle differenze di genere, dei ruoli non stereotipati, della soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, della violenza contro le donne basata sul genere e del diritto all’integrità personale.
Con l’applicazione del ddl Fedeli si vuole cercare di giungere al superamento degli stereotipi sessisti ritenuti responsabili di bullismo e discriminazione. Introdurre nel sistema formativo italiano l’educazione all’affettività e alla sessualità significa puntare al rispetto delle differenze e finalizzare l’attività formativa a scardinare stereotipi e pregiudizi che spesso sono alla base di due comportamenti purtroppo ancora oggi troppo diffusi nel nostro paese: la violenza sulle donne e la violenza omofobica.
Il movimento di protesta partito da alcuni genitori, preoccupati per l’educazione dei propri figli, ha origine da un grande fraintendimento e paventa la possibilità che a scuola si impartiranno lezioni su: masturbazione, pratiche della sessualità, attività mirate ad omologare un genere sessuale indifferenziato.
Tutto ciò facendo riferimento ai contenuti di un documento dell’OMS, http://www.fissonline.it/pdf/STANDARDOMS.pdf, che prendendo in esame le tappe dello sviluppo psicosessuale di un bambino fa riferimento a teorie e modelli che se decontestualizzati perdono ogni senso.

È bene tranquillizzare tutti i genitori: la teoria del gender non esiste. Esistono i gender studies o ‘studi di genere’ che rappresentano un approccio multidisciplinare allo studio dei significati socio-culturali della sessualità e dell’identità di genere. Tali studi non mettono in discussione la differenza biologica tra maschio e femmina (il che sarebbe piuttosto stupido), ma propongono invece una suddivisione, sul piano teorico-concettuale, tra questi due aspetti dell’identità: il sesso che costituisce un corredo genetico, un insieme di caratteri biologici, fisici e anatomici che producono un binomio maschio/femmina, e il genere (gender) che rappresenta una costruzione culturale, la rappresentazione, definizione e incentivazione di comportamenti che rivestono il corredo biologico e danno vita allo status di uomo / donna. Tali studi dimostrano come le società abbiano costruito nel tempo ruoli per l’uomo e ruoli per la donna, ma come questi siano mutevoli e assoggettati ai cambiamenti della società, certo non iscritti nel nostro Dna.

Riesco purtroppo ad immaginare come questo semplice paradigma si sia potuto trasformare in un messaggio deformante e spaventoso recapitato a centinaia di migliaia di genitori che stanno pesando di essere rappresentati da un Governo perverso che mira a creare una generazione di giovani pervertiti senza valori. Non mi stupisce che un paese come il nostro, in cui il riconoscimento dei diritti civili delle persone omosessuali è ancora un sogno, possano attecchire facilmente queste false teorie di un complotto politico ordito da una rete di pedo-bi-gay-lesbo-trans ai danni dei vostri figli. Consentire la libera espressione delle curiosità e la naturale predisposizione che è nei bambini a prescindere dagli stereotipi dovrebbe essere la cosa più ovvia e invece trova molte difficoltà ad imporsi in un mondo ancora profondamente rigido e conservatore. Il problema è che intanto il mondo corre e noi siamo rimasti terribilmente indietro. Che l’orientamento omosessuale non sia una malattia mentale lo sappiamo dagli anni ’60, ma ancora oggi purtroppo c’è chi pensa che l’omosessualità sia una malattia, una perversione, una scelta, una moda.
Dinanzi a tali allarmismi in qualità psicologa mi preme ribadire la correttezza dei principi enucleati dal decreto politico che porta in sé le basi per una civiltà orientata al rispetto delle differenze, alla valorizzazione dei ruoli reciproci, all’educazione emotiva ed affettiva come parte della formazione complessa di uno studente. Inoltre va precisato che le linee guida dell’OMS sono un documento scientifico che va letto nella sua globalità per comprenderne il senso.

Il documento dell’OMS, su citato, nasce come risposta alla necessità di standard per l’educazione sessuale recente¬mente emersa nella Regione Europea dell’OMS, comprendente 53 paesi che si estendono su una vasta area geografica dall’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico. Attualmente, la maggioranza dei paesi dell’Europa occidentale ha delle linee guida o degli standard minimi per l’educazione sessuale a livello nazionale, ma non era stato fatto finora alcun tentativo di definire degli standard raccomandati a livello di Regione Europea dell’OMS o di Unione Europea. Questo documento vuole quindi essere un primo passo per colmare tale lacuna per tutti i paesi compresi nella Regione Europea dell’OMS.
Tale documento vuole contribuire a introdurre l’educazione sessuale olistica per fornire a bambine/i e a ragazze/i informazioni imparziali e scientificamente corrette su tutti gli aspetti della sessualità e contemporaneamente per aiutarli a sviluppare le competenze necessarie ad agire sulla base delle predette informazioni, contribuendo così a sviluppare atteggiamenti rispettosi ed aperti che favoriscono la costruzione di società eque.
Tradizionalmente l’educazione sessuale si è concentrata sui potenziali rischi della sessualità, come le gravidanze indesiderate e le infezioni sessualmente trasmesse (IST). Questo focus negativo suscita spesso delle paure nei giovani e non risponde al loro bisogno di essere informati e di acquisire competenze. Un approccio olistico, basato sul concetto di sessualità come un’area del potenziale umano, aiuta invece a far maturare in bambine/i e ragazze/i quelle competenze che li renderanno capaci di determinare autonomamente la propria sessualità e le proprie relazioni nelle varie fasi dello sviluppo, affinché possano vivere la sessualità e le relazioni di coppia in modo appagante e allo stesso tempo responsabile.
L’educazione sessuale fa anche parte dell’educazione più generale e influenza lo sviluppo della personalità del bambino. La natura preventiva dell’educazione sessuale non solo contribuisce a evitare possibili conseguenze negative legate della sessualità, ma può anche migliorare la qualità della vita, la salute ed il benessere, contribuendo, così, a promuovere la salute generale.
Introdurre l’educazione sessuale nelle scuole, come stiamo vedendo attualmente, non è facile: molto spesso si incontrano resistenze basate principalmente su paure e idee erronee. L’auspicio dell’OMS è che gli Standard di tale documento scientifico possano svolgere un ruolo positivo incoraggiando tutti gli Stati ad introdurre l’educazione sessuale o ad ampliare i programmi già esistenti per arrivare ad un’educazione sessuale olistica.
Ai genitori che si stanno chiedendo quale sia la necessità di introdurre tale insegnamento all’interno dei programmi curriculari tradizionali proposti da sempre dalle nostre scuole, rispondo dicendo che tale “bisogno di educazione sessuale nasce dai notevoli cambiamenti avvenuti nel corso dei decenni passati. Questi cambiamenti includono la globalizzazione e le migrazioni di nuove fasce di popolazione con diverso background culturale e religioso, la veloce diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione, internet e telefonia cellulare, la comparsa e la diffusione dell’HIV e dell’AIDS, la crescente preoccupazione per l’abuso sessuale su bambini e adolescenti e, non ultimi, i cambiamenti degli atteggiamenti e dei comportamenti sessuali dei giovani. Tutti questi cambiamenti richiedono strategie efficaci che mettano i giovani in grado di gestire la propria sessualità in modo sicuro e appagante.
Per una corretta interpretazione del documento dell’OMS è necessario, preliminarmente, discutere cosa i presenti Standard possano effettivamente significare in pratica, considerato il modo in cui tipicamente la sessualità umana si sviluppa nell’infanzia e nell’adolescenza e considerata l’ampia varietà di influenze sociali, culturali, religiose e di altro genere che agiscono nel corso di tale processo.
Nel corso della crescita, gradualmente, bambini e adolescenti acquisiscono conoscenze e si formano immagini, valori, atteggiamenti e competenze riguardanti il corpo umano, le relazioni intime e la sessualità. In questo processo essi utilizzano un’ampia gamma di fonti dalle quali apprendere: le fonti principali, in particolare nelle fasi più precoci dello sviluppo, sono quelle informali, tra le quali troviamo i genitori, che sono di importanza fondamentale nelle fasi iniziali. Solitamente, il ruolo dei professionisti, di area medica, pedagogica, sociale o psicologica, non è molto pronunciato in questo processo, poiché, solitamente si ricerca un aiuto professionale solo in presenza di una problematica. Tuttavia, nella cultura occidentale la crescente enfasi generale sulla prevenzione dei problemi, che investe in modo crescente anche la sfera dell’intimità e della sessualità, ha portato a richiedere un maggiore coinvolgimento dei professionisti in questo ambito. E’ importante sottolineare che i giovani hanno bisogno sia dell’educazione sessuale informale sia di quella formalizzata. Esse non sono in contrasto, l’una è complementare all’altra e viceversa. Da una parte i giovani hanno bisogno di amore, di propri spazi e sostegno nell’ambiente sociale quotidiano per potersi formare una propria identità sessuale; dall’altra hanno anche bisogno di acquisire determinate conoscenze, determinati atteggiamenti e determinate competenze per i quali i professionisti giocano un ruolo importante. Le principali fonti di informazione ed educazione sono: la scuola, i libri, i pieghevoli, i volantini ed i CD-ROM educativi, i siti internet educativi, i programmi educativi e la campagne promozionali per radio e televisione ed infine i servizi sanitari.
L’educazione sessuale informale non è adeguata alla società moderna. I genitori, gli altri familiari e le altre fonti informali di informazione sono importanti per imparare ciò che riguarda le relazioni umane e la sessualità, specialmente nelle fasce di età più precoci. Tuttavia, nella società moderna questo spesso non è sufficiente, perché di frequente queste stesse fonti informali mancano delle conoscenze necessarie, soprattutto quando vi è bisogno di informazioni complesse e di tipo tecnico (come quelle riguardanti la contraccezione o le modalità di contagio delle infezioni sessualmente trasmesse). Inoltre, sono gli stessi giovani che spesso, una volta entrati nella pubertà, preferiscono rivolgersi a fonti diverse dai genitori, i quali sono percepiti come troppo vicini.
I giovani sono esposti a molte nuove fonti di informazione. I media moderni, soprattutto cellulari e internet, sono diventati in un brevissimo arco di tempo importanti fonti di informazioni. Tuttavia, molte di queste informazioni, soprattutto quelle inerenti la sessualità, sono distorte, non equilibrate, irrealistiche e spesso degradanti, specialmente per le donne. Compare dunque una nuova ragione a favore dell’educazione sessuale, vale a dire la necessità di contrastare e correggere le informazioni e le immagini fuorvianti veicolate dai media.

Vi state chiedendo perché l’educazione sessuale debba iniziare così presto?
Nel documento su citato è stata adottata una definizione allargata di educazione sessuale che non include solo gli aspetti fisici, emotivi e relazionali della sessualità e dei contatti sessuali, ma anche una gamma di altri aspetti come l’amicizia o i sentimenti di sicurezza, protezione e attrazione. Adottando questo concetto più esteso, diviene più comprensibile che in svariati paesi dell’Unione Europea l’educazione sessuale abbia inizio nella scuola primaria. Laddove inizia ufficialmente nella scuola secondaria, solitamente è utilizzata una definizione di educazione sessuale molto più ristretta, in termini di “contatti sessuali”. Questa differenza nelle definizioni spiega anche la ragione per la quale in alcuni paesi a “educazione sessuale” si preferisce la denominazione di “educazione sessuale e relazionale” o simili.
Nel documento presentato dall’OMS si è scelto intenzionalmente di sostenere un approccio in cui l’educazione sessuale abbia inizio fin dalla nascita. È a partire dalla nascita infatti che i neonati apprendono il valore e il piacere del contatto fisico, del calore umano e dell’intimità. Ben presto imparano cosa è “pulito” e cosa è “sporco” e in seguito imparano la differenza tra maschi e femmine e tra persone amiche e sconosciuti. L’essenza del discorso è che a partire dalla nascita i genitori in particolare mandano ai bambini messaggi inerenti il corpo e l’intimità. Detto in altri termini, stanno facendo educazione sessuale.
Ciò che probabilmente è sfuggito all’attenzione di molti genitori ansiosi, creando panico e allarmismo, è l’importante l’espressione legata al contesto dell’educazione sessuale “adeguato rispetto all’età”. Tale espressione fa riferimento al graduale evolversi di ciò che è di interesse, di ciò che è rilevante e della misura in cui è necessario spingersi nei dettagli a una determinata età o in una determinata fase dello sviluppo. Un bambino di quattro anni potrebbe chiedere da dove vengono i bambini e la risposta “dalla pancia della mamma” è di solito sufficiente e “adeguata per l’età”. Solo in seguito lo stesso bambino potrebbe iniziare a domandarsi: “Come ci arrivano i bambini nella pancia della mamma?” e in quel momento sarà “adeguata per l’età” una risposta diversa. La risposta non corretta, che spesso molti genitori danno ai figli, è “sei troppo piccolo per queste cose!”. Se il bambino ha curiosità di sapere noi abbiamo il diritto di offrire informazioni comprensibili per il suo livello di maturazione cognitiva. Il concetto di “adeguatezza rispetto all’età” spiega perché nell’educazione sessuale può essere necessario tornare sugli stessi argomenti in età differenti: al crescere dell’età gli stessi argomenti verranno illustrati in maniera più esaustiva.
La sessualità è una componente centrale dell’essere umano.Tutti gli esseri umani nascono come esseri sessuali e devono in ogni caso sviluppare il proprio potenziale sessuale. L’educazione sessuale aiuta a preparare la gioventù alla vita in generale, specialmente per quanto riguarda il costruire e il mantenere relazioni soddisfacenti, e contribuisce allo sviluppo della personalità e della capacità di auto-determinazione.
La psicologia, ed in particolare la psicologia dell’età evolutiva, ha dimostrato che i bambini nascono come esseri sessuali e che la loro sessualità si sviluppa attraverso diversi stadi collegati allo sviluppo infantile in generale e ai relativi compiti di sviluppo. Nel documento, che vi invito a leggere per intero e con attenzione, detti stadi dello sviluppo sessuale vengono presentati nel dettaglio sia per spie¬gare la necessità, già citata in precedenza, di iniziare precocemente l’educazione sessuale, sia per illustrare che specifici contenuti/informazioni, competenze e atteggiamenti sono presentati in relazione allo sviluppo del bambino o del ragazzo. Gli argomenti sono proposti idealmente prima che il bambino/il ragazzo raggiunga lo stadio evolutivo corrispondente in maniera da prepararlo ai cambiamenti imminenti.
Nell’affrontare il comportamento sessuale di bambini e ragazzi, è importante tenere presente che la loro sessualità è diversa da quella degli adulti e questi ultimi non dovrebbero prendere in esame il comportamento sessuale di bambini e ragazzi dal proprio punto di vista adulto. Gli adulti attribuiscono un significato sessuale ai comportamenti sulla base della loro esperienza di adulti e talvolta hanno molta difficoltà a vedere le cose con gli occhi di un bambino o di un ragazzo. Tuttavia, è essenziale adottare la prospettiva di bambini e ragazzi.
Le persone giocano un ruolo importante e attivo nel proprio processo di sviluppo durante le varie fasi di vita. In¬tegrare la sessualità con gli altri aspetti della personalità, quali lo sviluppo dell’autostima, le competenze inerenti le relazioni e la costruzione dei legami, è un importante compito di sviluppo per i giovani. Tutti i cambiamenti nello sviluppo sessuale sono anche influenzati da fattori biologici, psicologici e sociali: in base all’esperienza, le persone si fanno un’idea di quale tipo di comportamento sessuale – quando e con chi- sia “appropriato”, quali conseguenze e reazioni aspettarsi e come debbano sentirsi al riguardo.
Lo sviluppo del comportamento sessuale, delle emozioni e cognizioni relative alla sessualità, inizia nel grembo materno e continua per tutto l’arco della vita di un individuo. I precursori delle successive percezioni sessuali, come la capacità di godere del contatto fisico, sono presenti fin dalla nascita. Lo sviluppo sessuale e personale di un essere umano è condizionato soprattutto da quattro aree nucleari (campi di esperienza) che si sperimentano già in età molto precoce in relazione ai bisogni, al corpo, alle relazioni e alla sessualità infantili: il bambino/la bambina ha potuto sviluppare un sentimento di fiducia di base che fame e sete sarebbero stati soddisfatti e che avrebbe ricevuto vicinanza fisica e protezione? Le sue emozioni sono state riconosciute e accettate? Che cosa ha imparato nelle relazioni con genitori e fratelli e sorelle? Che esperienze ha fatto? Ha imparato sentirsi a proprio agio nel suo corpo, ad amarlo e averne cura? E’ stato/a accettato/a come maschio o femmina? Tutte queste esperienze non sono di natura sessuale in senso stretto ma sono basilari per lo sviluppo del carattere e della sessualità dell’essere umano.
Il comportamento sessuale tra bambini e ragazzi ha solitamente luogo a livello individuale oppure tra coetanei in un contesto di gioco o di presa in giro, come modalità per esplorare se stessi e gli altri. E’ così che bambini e ragazzi scoprono cosa piace e cosa non piace loro, imparano a gestire l’intimità e apprendono le regole di comportamento nelle situazioni sessuali. Le loro norme e valori riguardanti la sessualità si formano nello stesso modo.
Tutti i tipi di valori e di norme comportamentali (specifiche per il genere e non) vengono trasmesse già a un’età precoce attraverso i media, i genitori e le altre figure educative. In ogni diversa fase della vita la sessualità mostra forme di espressione diverse e acquista nuovi significati.
Lo sviluppo di competenze relazionali efficaci è centrale per la vita sessuale di una persona ed è ampiamente influenzato dalla storia personale. Il background familiare, le interazioni con i coetanei, l’educazione sessuale, l’autoerotismo, le prime esperienze sessuali, tutti questi fattori insieme determinano le percezioni e i sentimenti inerenti la sessualità, le motivazioni, gli atteggiamenti e la capacità di interagire in ambito sessuale.
Queste esperienze quindi fungono a uno scopo: offrono una cornice di riferimento per comprendere i propri sentimenti e i propri comportamenti e per interpretare i comportamenti altrui. In questo processo bambini e ragazzi imparano anche ciò che riguarda i confini.
Dalla grande eterogeneità di opinioni sulla sessualità deriva una maggiore tendenza esercitare le proprie scelte e decisioni. Inoltre, al giorno d’oggi il processo di maturazione biologica inizia più precocemente e la sessualità è molto più presente nei media e nella cultura giovanile. Questo implica che educatori e genitori devono fare uno sforzo maggiore per aiutare bambini e ragazzi ad affrontare il proprio sviluppo sessuale.
L’educazione sessuale si basa sui seguenti principi.
1. L’educazione sessuale è adeguata per l’età rispetto al livello di sviluppo e alle possibilità di comprensione, è sensibile rispetto alla cultura, alla società e al genere. E’ rapportata alle realtà di vita di bambini o ragazzi.
2. L’educazione sessuale si basa sui diritti umani (sessuali e riproduttivi).
3. L’educazione sessuale si basa su un concetto olistico di benessere che comprende la salute.
4. L’educazione sessuale poggia saldamente sui principi di equità di genere, autodeterminazione e accettazione della diversità.
5. L’educazione sessuale inizia alla nascita.
6. L’educazione sessuale deve essere intesa come un contributo verso una società giusta e solidale, attraverso l’empowerment delle persone e delle comunità locali.
7. E’ basata su informazioni scientificamente accurate.
L’educazione sessuale persegue i seguenti risultati.
1. Contribuire a un clima sociale di tolleranza, apertura e rispetto verso la sessualità e verso stili di vita, atteggiamenti e valori differenti.
2. Rispettare la diversità sessuale e le differenze di ge¬nere, essere consapevoli dell’identità sessuale e dei ruoli di genere.
3. Mettere in grado le persone, attraverso un processo di empowerment, di fare scelte informate e consapevoli e di agire in modo responsabile verso se stessi e il proprio partner
4. Avere consapevolezza e conoscenza del corpo umano, del suo sviluppo e delle sue funzioni, in particolare per quanto attiene la sessualità.
5. Essere in grado di svilupparsi e maturare come essere sessuale, vale a dire imparare a esprimere sentimenti e bisogni, vivere piacevolmente la sessualità, sviluppare i propri ruoli di genere e la propria identità sessuale.
6. Acquisire informazioni adeguate sugli aspetti fisici, cognitivi, sociali, affettivi e culturali della sessualità, della contraccezione, della profilassi delle infezioni sessualmente trasmesse (IST) e dell’HIV, della violenza sessuale.
7. Avere le competenze necessarie per gestire tutti gli aspetti della sessualità e delle relazioni.
8. Acquisire informazioni sull’esistenza e le modalità di accesso ai servizi di consulenza e ai servizi sanitari, par¬ticolarmente in caso di problemi e domande relativi alla sessualità.
9. Riflettere sulla sessualità e sulle diverse norme e valori con riguardo ai diritti umani al fine di maturare la propria opinione in maniera critica.
10. Essere in grado di instaurare relazioni (sessuali) paritarie in cui vi siano comprensione reciproca e rispetto per i bisogni e i confini reciproci. Ciò contribuisce alla prevenzione dell’abuso e della violenza sessuale.
11. Essere in grado di comunicare rispetto a sessualità, emozioni e relazioni, avendo a disposizione il linguaggio adatto.
Ben venga dunque l’applicazione di un decreto politico che porta in sé le basi per una civiltà orientata al rispetto delle differenze, alla valorizzazione dei ruoli reciproci, all’educazione emotiva ed affettiva come parte della formazione complessa di uno studente.
Spero con il presente articolo di contribuire a fare chiarezza e sedare le ansie eccessive di tutti quei genitori preoccupati legittimamente per l’educazione dei propri bambini.

Dr.ssa Annalisa Di Giacomo
Psicologa Clinica

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