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173° anniversario della Fondazione della Polizia di Stato. Il Questore Palumbo: “legalità e giustizia sono e devono essere patrimonio comune di tutto il tessuto sociale”

Si riporta di seguito il discorso del Questore di Agrigento, Tommaso Palumbo, in occasione del 173° anniversario della Fondazione della Polizia di Stato.

Signor Prefetto, Autorità Civili e Militari, gentili ospiti, oggi 10 aprile 2025, ricorre il 173° anniversario della Fondazione della Polizia di Stato. Ogni discorso pronunciato in occasione di cerimonie non può non aprirsi che con il benvenuto ed i ringraziamenti.

Questa non è solo una formula convenzionale, una regola di cerimoniale o di semplice buona educazione, ma è il primo momento di testimonianza della comunione esistente tra la Polizia di Stato, i cittadini e le istituzioni presenti nel territorio. Pertanto, a nome delle donne e degli uomini della Polizia di Stato e di tutto il personale dell’Amministrazione Civile dell’Interno che presta servizio presso i nostri uffici, do il benvenuto al 173° anniversario della Fondazione della Polizia di Stato.

Un benvenuto ed un ringraziamento all’Arcivescovo Mons. Alessandro Damiano per il conforto e la vicinanza cristiana che non ci ha mai fatto mancare e per il sostegno al nostro operare ed al nostro Cappellano, Don. Maurizio Di Franco, sempre disponibile nella guida e supporto spirituale degli appartenenti alla Polizia di Stato e delle nostre famiglie. Supporto che ci ha sempre fornito nel ricordo dei nostri caduti, dei tanti, purtroppo, che non ci sono più e che oggi, prima dell’inizio di questa cerimonia, abbiamo onorato in Questura, e che qui ricordiamo e onoriamo nei nostri cuori.

A loro, ai nostri defunti, va il nostro primo pensiero, con l’auspicio che il loro esempio costituisca la guida illuminata per il nostro agire quotidiano al servizio dei cittadini.

Permettetemi, inoltre, di ringraziare l’Ente Parco Valle dei Templi nella persona del direttore Roberto Sciarratta, per il fattivo concorso alla realizzazione di questo evento in questo prestigioso sito ed il Presidente del CONAD dottor Francesco Messina per il contributo dato.

Non ultimo, un cordiale ringraziamento ai dirigenti scolastici ed ai docenti delle scuole qui oggi con noi. Non soltanto presenti a questa giornata, ma anche sinergicamente attivi nella sua realizzazione.

Il 173° anniversario della Fondazione della Polizia di Stato è una ricorrenza importante, per il suo valore di testimonianza di sacrificio dei suoi appartenenti per la legalità del territorio, a beneficio dei suoi cittadini e delle istituzioni.

La data del 10 aprile segna il giorno in cui, nel 1981, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale, la Legge 1 aprile 1981 n. 121, contenente il “Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della pubblica sicurezza”. La scelta di questo giorno è particolarmente significativa. Non indica semplicemente la data della fondazione del glorioso Corpo della Polizia di Stato, ma integra in maniera indissolubile la Polizia di Stato all’Amministrazione della Pubblica Sicurezza. Ed in tale contesto, viene segnato il legame che la Polizia di Stato ha con l’Arma dei Carabinieri, la Guardia di Finanza e la Polizia Penitenziaria.

Un legame enunciato all’articolo 16 della legge, ma che è quotidianamente testimoniato dalla sinergica comune attività svolta sul campo nell’operare insieme per la sicurezza dei cittadini e delle istituzioni, del territorio.

Legame di cui sono testimone, come Questore della provincia di Agrigento, ogni giorno e di cui qui ringrazio i Comandanti provinciali per il loro quotidiano impegno e per quello delle loro donne e dei loro uomini.

Grazie.

L’Amministrazione della Pubblica Sicurezza vede la sua essenza nelle Autorità che si articolano sul territorio le quali sono chiamate ad operare le scelte per la gestione dell’ordine e la sicurezza pubblica. Perciò, in questo senso, mi sento di dire, che la festa della Polizia è anche la festa di chi è chiamato a svolgere questa funzione nel territorio della provincia, ovvero il Prefetto, quale Autorità Provinciale di Pubblica Sicurezza, affiancato dal Questore, anch’esso Autorità provinciale, chiamato alla direzione, la responsabilità e il coordinamento, a livello tecnico operativo, dei servizi di ordine e di sicurezza pubblica e dell’impiego a tal fine della forza pubblica, in ossequio delle attribuzioni del Prefetto, nonché dei Sindaci, quali Autorità locali di Pubblica Sicurezza ove non sia presente un Commissariato di Pubblica Sicurezza.

La ringrazio, pertanto, signor Prefetto per la quotidiana attenta guida che ci offre nello svolgere questo delicato compito e ringrazio i signori Sindaci ed i signori Dirigenti dei Commissariati per la costante sinergia dimostrata, in una provincia così variegata e complessa, fatta di bellezza e criticità.

Analogo ringraziamento va alla magistratura, i cui rapporti non si limitano a quelli più conosciuti, connessi alla stretta dipendenza esistente tra le Procure e la Polizia Giudiziaria, ma che sempre più riguardano l’ordine giudicante nell’ambito dei procedimenti relativi alle misure di prevenzione ed a quelli attinenti ad i cittadini stranieri. Un rapporto, quello con la magistratura, sempre improntato alla piena collaborazione e disponibilità, nel rispetto dei diverse ruoli.

Ma il primo grazie, consentitemelo, lo devo alle donne ed agli uomini della Polizia di Stato in servizio nella provincia di Agrigento ed alle donne ed agli uomini dell’Amministrazione Civile dell’Interno che prestano servizio presso i nostri uffici e sono parte integrante della Polizia di Stato.

In Questura, nei nostri Commissariati di Canicattì, di Licata, di Palma di Montechiaro, di Porto Empedocle, di Sciacca; nella Sezione della Polizia Stradale e nei suoi Distaccamenti di Canicattì e di Sciacca; nella Sezione Operativa per la Sicurezza Cibernetica e nel Posto di Polizia Ferroviaria; nelle nostre Sezioni di Polizia Giudiziaria presso le Procure della Repubblica di Agrigento e Sciacca; nella DIA.

Questo mio ringraziamento deve necessariamente essere esteso alle nostre famiglie. Senza il loro sostegno sarebbe impossibile per noi fare ciò che facciamo ed essere ciò che siamo, al servizio dell’Amministrazione, per il bene della comunità.

Mi rivolgo, pertanto, direttamente ai nostri cari, ai membri delle nostre famiglie, ai coniugi, ai figli, ai genitori, che troppo spesso trascuriamo presi dal nostro servizio. Anche loro sono parte integrante della Polizia di Stato e senza i loro, spesso silenziosi, sacrifici, la Polizia di Stato non potrebbe contare sull’abnegazione dei suoi membri. Ed è proprio per questo che esorto tutti i Dirigenti e chiunque abbia un ruolo apicale nella conduzione di un nostro Ufficio affinché continuino a non far mai mancare il proprio ascolto verso coloro i quali evidenzino, anche silenziosamente, difficoltà in ambito familiare, cercando di dare concreto conforto attivo nel mitigare, per ciò che è possibile, tali criticità.

Ed un grazie anche alle Organizzazioni Sindacali, anch’esse parte integrante del nostro essere, quale Forza di polizia civile a statuto speciale. Esse costituiscono uno stimolo affinché l’organizzazione e lo svolgimento del lavoro di tutti gli appartenenti venga effettuato coniugando le ragioni del dovere con quelle dell’attenzione ai diritti ed alle necessità del personale, in piena collaborazione e nel rispetto delle reciproche prerogative.

Non ultimo, a tutti coloro che hanno lasciato il servizio e oggi sono presenti qui, rappresentati dall’ANPS, a testimoniare l’indissolubile legame con la Polizia di Stato, cui ringrazio ancora una volta il Presidente della Sezione di Agrigento per aver proposto il sottoscritto alla nomina di Socio Onorario.

Oggi ho voluto rendere più forte lo stretto legame con tutti i nostri colleghi in quiescenza attraverso la consegna della medaglia in ricordo del servizio prestato, affinché sia chiaro il legame che ci unisce e che vede la Polizia di Stato sempre e per sempre la vostra casa.

Grazie, vi dico, per l’ottimo lavoro che avete svolto e svolgete ogni giorno, con sacrificio, vostro personale e delle vostre famiglie, adempiendo al vostro dovere con “disciplina ed onore”, in ogni ambito.

Un lavoro, il nostro, che negli anni è senza dubbio cambiato, per essere rispondente alle trasformazioni che la nostra società ha avuto nel tempo ed alla modificazione delle istanze di sicurezza che i cittadini richiedono in ragione di queste trasformazioni.

Il controllo del territorio, le attività di prevenzione dei crimini in danno delle fasce deboli rappresentano solo alcune delle aspettative di incremento della nostra presenza ed impegno che oggi i cittadini richiedono. Ma anche i servizi amministrativi come quelli relativi a passaporti e permessi di soggiorno vivono, da parte dell’utenza, un’aspettativa di qualità del servizio completamente diversa dal passato.

 Convinti che tutte le nostre attività siano importanti, anche quelle strumentali, continuiamo a lavorare con il massimo impegno, ogni giorno. Dal controllo del territorio, alla gestione logistica, contabile, amministrativa e sanitaria; dalle indagini di polizia giudiziaria, all’attività di polizia amministrativa; dalla gestione dell’immigrazione, a quella delle misure di prevenzione ed a protezione dei minori.

Il tutto svolto, non soltanto osservando la legge, ma, con quella professionale e umana empatia verso chiunque si rivolga a noi: italiano o straniero, regolare o irregolare, vittima o reo, utente o sanzionato.

Nella piena consapevolezza che sempre, in ogni caso, abbiamo di fronte a noi una persona.

E nella piena consapevolezza che il nostro lavoro non serve a produrre un prodotto finale denominato sicurezza.

Ero e resto sempre più convinto che la sicurezza non sia un prodotto, bensì un processo. E che, come tale, debba permeare tutti gli ambiti in cui il vivere civile si declina.

Un processo che non è solo appannaggio della Polizia di Stato e delle altre Forze dell’Ordine, ma di tutte le diverse componenti della società.

Un processo che passa attraverso la cultura, in tutte le sue forme ed in primo luogo attraverso la cultura della legalità.

In questo processo noi della Polizia di Stato siamo chiamati per primi a prestare la nostra opera, nella duplice veste di cittadini e poliziotti, promuovendo la cultura della legalità, con l’esempio del nostro corretto operato e con la testimonianza nelle sedi deputate. Le scuole, in primo luogo, ove la Polizia di Stato della provincia di Agrigento partecipa ad interventi formativi pianificati sulle variegate tematiche che compongono legalità e sicurezza. In questo, i Dirigenti scolastici e tutto il personale docente delle scuole della provincia di Agrigento non hanno mai fatto mancare il proprio apporto, partecipando e, spesso, promuovendo iniziative formative, volte a diffondere la cultura della legalità tra gli studenti, a cui la Polizia di Stato non mancherà mai di dare il proprio contributo in termini di passione e professionalità, declinando, in una delle sue molteplici forme, il nostro “esserci sempre”.

“Esserci sempre”, il motto di questa nostra festa, non va inteso soltanto come presenza istituzionale sul territorio, a difesa di cittadini ed istituzioni, nel prevenire e reprimere gli illeciti, ma anche come apertura del nostro mondo verso la società civile, di cui siamo parte integrante.

Ed è proprio in questo spirito che abbiamo deciso di aprire la nostra caserma a cittadini e turisti, mostrando un tesoro nascosto, che costituisce un ulteriore legame della Polizia di Stato a questa città, ovvero il sito archeologico presente all’interno della caserma “Anghelone”. Grazie ad un protocollo d’intesa tra la Polizia di Stato, l’Agenzia del Demanio e l’Ente parco “Valle dei Templi” abbiamo potuto realizzare un nostro sogno: aprire al pubblico un vero tesoro nascosto di questa nostra città e restituirlo alla fruizione di tutti.

Si tratta di un’area archeologica estesa circa 2.200 mq, all’interno della quale sono stati individuati:

–           un sacello arcaico di pianta rettangolare dal quale, secondo uno studio recente, potrebbe provenire una statua dell’Efebo, attualmente esposta al Museo Archeologico Pietro Griffo di Agrigento;

–           i resti di una strada e di un canale di drenaggio, legati all’organizzazione urbanistica della città antica;

–           una struttura di epoca ellenistica, alla quale dai recenti studi è stata proposta la destinazione quale fabbrica di collirio, conservato in piccoli contenitori di terracotta, dei quali sono stati rinvenuti numerosi esemplari sul sito.

Il percorso di riscoperta del sito, con il progetto che ha preso il nome “Agrigento segreta. Radici d’antico”, ha portato alla luce tutti i reperti rinvenuti nell’area, che sono stati collocati all’interno di una sala espositiva, inaugurata ed aperta alla fruizione lo scorso 19 dicembre.

Fondamentale nello scopo è risultato il contributo dell’Università “Alma Mater Studiorum” di Bologna: numerosi archeologi e diversi esperti dell’Università hanno intrapreso ad Agrigento una fitta attività di ricerca e verifica dei reperti rinvenuti nel sito archeologico della Caserma. Gli archeologi dell’Università, giorno dopo giorno, hanno aiutato i poliziotti della Questura a riscoprire i tesori nascosti e quasi dimenticati della propria Caserma. Per comprendere la rilevanza del sito basti pensare che il sacello è anteriore alla fondazione della stessa Agrigento.

La valorizzazione del sito archeologico si è completata con la previsione, in sede di accordo di collaborazione, delle modalità di fruizione dell’area archeologica: un sabato al mese, previo appuntamento, è possibile fare un tuffo indietro nel tempo, accompagnati dai poliziotti della Questura di Agrigento, dagli esperti messi a disposizione dall’Ente Parco Archeologico e dall’Università di Bologna.

L’iniziativa fa parte integrante del programma delle iniziative di “Agrigento capitale della cultura 2025” e suggella ulteriormente il legame indissolubile che la Polizia di Stato ha con questo territorio.

“Esserci sempre” vuol dire anche questo, vuol dire aprirsi alla gente, al territorio mettendo a disposizione di tutti, non soltanto il nostro lavoro, ma i nostri valori. Non soltanto cosa facciamo, ma chi siamo e quanto il nostro essere poliziotti ha un significato solo se il territorio ci considera sua parte integrante a 360°.

Siamo alfieri della legalità, ma non può esserci legalità senza la promozione della cultura della legalità e la cultura, in senso generale, ne costituisce la premessa, perché essa è il presupposto cognitivo per recepire i valori fondanti della nostra società a cui siamo serventi.

Solo attraverso ciò è possibile contrastare le mafie e, in genere, tutti i fenomeni criminosi, convinti che questo non può e non deve essere considerato come un’esclusiva azione della Polizia di Stato e delle altre Forze di polizia nel reprimere singole fattispecie criminali, affinché la magistratura, a cui va il mio ringraziamento per la costante attenzione verso il nostro lavoro, possa giungere a compiere, al meglio, il proprio mandato nelle sedi giudiziarie.

I valori della legalità e giustizia sono e devono essere patrimonio comune di tutto il tessuto sociale.

Concludo con lo stesso auspicio dello scorso anno: quando pensate a noi poliziotti, non guardateci come coloro che devono fornire semplicemente un prodotto, ma attori protagonisti che partecipano insieme a voi al “processo sicurezza”, nella piena legalità, declinando insieme a voi, cittadini ed istituzioni, il nostro “esserci sempre”.

Esserci sempre, insieme alla gente, insieme per la gente.

Viva la Repubblica! Viva la Polizia di Stato!