Agrigento, al Museo “Griffo” omaggio ad Aldo Braibanti
Giovedì 3 novembre, nella sala Fazello del Museo Archeologico Regionale “Pietro Griffo”, alle ore 17:30, per un omaggio ad Aldo Braibanti, “il più grande intellettuale italiano del ‘900”, secondo le parole di Carmelo Bene, con una conferenza dal titolo “ALDO BRAIBANTI. PER UN PROFILO DEL PLAGIO” tenuta dallo scrittore Beniamino Biondi che di Braibanti è stato per molti anni amico, assistente e curatore del volume delle poesie complete uscito col titolo “Frammento frammenti” nel 2003, e al momento sta attendendo alla pubblicazione della sentenza integrale di condanna per il reato di plagio.
Poeta, artista visivo, drammaturgo, studioso delle formiche (la cui vicenda è stata di recente portata sugli schermi con il film “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio) Aldo Braibanti (1922-2014), è stato una mente affascinante e poliedrica, sfuggente a ogni facile etichetta, e anche uomo mite, appartato. Il documentario prova ad accendere una luce su un intellettuale eretico nel Novecento italiano e sulla sua intera vita, dal precoce attivismo antifascista fino alla morte, passando per un processo-farsa che, con l’accusa di “plagio”, mirava in realtà a colpire la libera condotta della sua vita e il rigore delle sue idee.
Il processo “politico” ad Aldo Braibanti fu il nostro processo a Oscar Wilde, con un secolo di ritardo. Braibanti aveva introdotto il giovane Giovanni Sanfratello nella propria cerchia di amici artisti, sostenendolo negli studi e incoraggiandolo nella sua inclinazione per la pittura. Tra loro nacque un grande amore, e i due andarono a vivere insieme a Roma. Ma la famiglia del ragazzo decise di opporsi a quella relazione e lo fece nella maniera più aggressiva: Giovanni fu internato in manicomio, e Braibanti fu messo alla sbarra.
Era l’estate del 1968. Il processo divise l’Italia. Mentre in tutto il mondo infuriava la Contestazione con la richiesta di nuovi e ampi diritti, Braibanti ebbe al suo fianco pochi ma qualificati sostenitori, tra cui Marco Pannella, mentre Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Alberto Moravia, Umberto Eco seguirono e commentarono aspramente il processo e quella parte di Paese che resisteva strenuamente ad ogni tentativo di modernizzazione della società.