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Agrigento, arsenale alla James Bond: “le armi erano funzionanti”

Si sono svolti gli esami tecnici sul mini arsenale sequestrato dai militari dell’Arma dei Carabinieri nell’ambito dell’inchiesta nei confronti del 51enne di Agrigento Antonio Massimino e del nipote Gerlando di 26 anni.

Come si ricorderà, Massimino, conosciuto negli ambienti giudiziari poiché condannato per associazione mafiosa nelle inchiesta “San Calogero” e “Akragas”, è finito nei guai con il nipote dopo che i militari dell’Arma dei Carabinieri mercoledì scorso è stato trovato in possesso di un’arma da fuoco, una pericolosa semiautomatica calibro 7,65, con la matricola totalmente abrasa, caricatore completo di sei cartucce inserito e pronta all’uso. Vicino al “ferro”, i militari hanno anche trovato circa 200 cartucce di vario calibro, e infine due penne pistola calibro 6,35, uguali a quelle viste nei film degli 007. Infine, ben nascosto, è stato anche sequestrato un rilevatore di frequenze. Insomma, un vero e proprio armamentario pronto a fare fuoco in ogni momento e ad eludere i controlli delle Forze dell’Ordine.

Antonio Massimino e in nipote Gerlando, furono arrestati lo scorso 6 febbraio poiché trovati in possesso di un piccolo arsenale nella villa del 50enne.

Secondo la consulenza tecnica disposta dal pm, le armi erano perfettamente funzionanti ed in grado di essere usate in qualsiasi momento. Il pm aveva disposto una consulenza tecnica ““per il prelievo di eventuale Dna presente sulle armi e sulle munizioni sequestrate, l’evidenziazione di eventuali impronte papillari e lo svolgimento di accertamenti balistici”.

Gli esami, svolti nel laboratorio di biologia del reparto investigazioni scientifiche di Messina e continueranno nei prossimi giorni.

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