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Agrigento, prima domenica in onore di San Calogero: ci saranno solo manifestazioni liturgiche

Misticismo, antiche tradizioni, leggende e profonda fede cristiana che si uniscono e sprigionano un’energia difficilmente traducibile in semplici parole. Tutto racchiuso in una parola: San Calogero.

Oggi sarebbero dovuti iniziare i festeggiamenti in onore del Santo Nero, amato e venerato dagli agrigentini. Un’attesa che ogni anno ha permesso a fedeli e cristiani di rinnovare la devozione verso il Santo. Ogni anno, ma non quest’anno dopo l’emergenza sanitaria scoppiata dalla pandemia del Covid-19.

Una festa sui generis quella di San Calogero di quest’anno: il Santo Nero, tanto amato dagli agrigentini, non potrà ricevere l’abbraccio della città.

Il Covid-19, infatti, come già accaduto per tutte le altre feste religiose e tradizioni popolari, impedisce i festeggiamenti creando grande dispiacere tra i fedeli che non possono così manifestare apertamente la propria devozione.

Una situazione che limita i festeggiamenti soltanto alle manifestazioni liturgici, senza manifestazioni esterne: solo funzioni all’interno del Santuario, nel rispetto delle disposizioni volte al contrasto dell’emergenza sanitaria.

Oggi, dunque, solo messe (ore 8,00 – 10,00 – 18,00 – 20,00) mentre per la benedizione del pane, quest’anno, bisognerà rivolgersi ai Parroci nelle singole parrocchie, perché non sarà possibile farlo nel Santuario.

Inoltre, non si potranno raccogliere offerte in Città. Chi vuole potrà lasciare la propria offerta nelle apposite cassette, all’interno del Santuario, prima del 3 o dopo il 12 luglio.

Da 15 secoli questo “fenomeno religioso” esiste e non accenna a diminuire e chi abbia partecipato, anche una sola volta, ai festeggiamenti in onore di San Calogero, nelle prime domeniche di luglio, ha certamente provato un senso di stupore nel vedere tutta quella moltitudine di gente, che dalla mattina alla sera, circonda, abbraccia e porta il Santo in trionfo. Una storia quella di San Calogero molto attuale e suggestiva.

Si narra, infatti, che il monaco Calogero, venuto in Sicilia ad evangelizzare e diffondere la fede cristiana, durante un lungo periodo di pestilenza andasse in giro a chiedere del pane da dare ai poveri. La gente, rintanata in casa per paura della peste, al passaggio del monaco avrebbe lanciato il pane dalle finestre per evitare che Calogero si avvicinasse troppo alle proprie abitazioni.

Ancora oggi, ma non quest’anno, i fedeli venerano il Santo nero abbracciandolo, votando i bambini che con le vesti bianche vengono portati al cospetto di San Calò in un turbinio di confusione, sudore, piedi scalzi, devozione e tamburi che scandiscono il tempo di una frenesia difficile da trovare in qualsiasi altra festa religiosa.

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