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Agrigento, relazione semestrale della DIA: “Cosa Nostra militarmente debole”

La provincia di Agrigento rimane anch’essa caratterizzata dalla forte pervasività di associazioni criminali di matrice mafiosa che, anche grazie ad una diffusa situazione di disagio economico-sociale e ad un contesto ambientale in parte omertoso, continuano a trovare condizioni favorevoli.

E’ questo ciò che emerge dalla prima relazione semestrale della DIA, la Direzione Investigativa Antimafia, dell’anno 2018. Un quadro su Cosa Nostra agrigentina e sulle associazioni criminali in genere, che è stata illustrata stamani nel corso di una conferenza stampa dal vice questore Roberto Cilona (in foto), capo della Dia di Agrigento.

“In particolare, Cosa nostra agrigentina – si legge nella relazione -, ancorata alle tradizionali regole mafiose, risulta difficilmente permeabile dall’esterno e continua a porsi come un pilastro per l’intera organizzazione regionale. Rimasta, nei profili essenziali, unitaria e verticistica, è sempre suddivisa nella tradizionale ripartizione in mandamenti e famiglie. Al riguardo va, inoltre, considerata la contestuale presenza della Stidda, originariamente organizzazione scissionista da Cosa nostra ed a questa contrapposta, ma con la quale oggi condivide la realizzazione degli affari illeciti. La Stidda continuerebbe, oltreché a Palma di Montechiaro e Porto Empedocle, ad esercitare la sua influenza anche nelle zone di Bivona, Canicattì, Campobello di Licata, Camastra, Favara e Naro”.

“Le attività investigative – continua la relazione – continuano ad evidenziare come l’articolazione agrigentina di Cosa nostra si caratterizzi sia per una spiccata capacità relazionale con le consorterie mafiose di altre province e regioni, sia per la forza con la quale riesce a rigenerarsi e a rimodularsi negli assetti. Nella provincia sarebbe in atto una fase di riequilibrio interno dell’organizzazione mafiosa, provocato anche dalle ultime operazioni di contrasto, a seguito delle quali sono state tratte in arresto figure apicali di diverse famiglie mafiose. In particolare, le ultime risultanze investigative hanno documentato sia una rimodulazione organizzativa in corso nella zona nord della provincia, nell’entroterra montano – con la formazione di un nuovo mandamento mafioso che, per connotazione geografica e vastità territoriale, viene denominato mandamento “della Montagna”202 – sia frequenti e stretti rapporti tra esponenti mafiosi agrigentini e le famiglie di altre province siciliane”.

Cosa Nostra agrigentina risulta militarmente debole, rispetto al passato, con una provincia non capace di esprime un leader. Il quadro delineato dalle risultanze della DIA vede, rispetto al passato, la mancanza di una commissione provinciale in grado di decidere e pianificare le attività criminali. “Questo – sottolinea Cilona – delinea una debolezza”.

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