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Agrigento, visita del ministro Di Maio: il leader pentastellato fra emigrazione e obiettivi di governo

Si è conclusa ieri con la tappa ad Agrigento, dopo il tour agrigentino, la visita del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio che ha voluto affrontare alcuni dei temi “caldi” al centro dell’azione di governo.

In piazza San Francesco si è riunito il popolo pentastellato, e non solo, che ha ascoltato le parole del loro leader. Emigrazione, legge di bilancio e esportazione del Made in Italy i temi principali affrontati dal ministro degli Esteri insieme ai giovani portavoce regionali e nazionali del territorio Michele Sodano, Rosalba Cimino, Filippo Perconti, Giancarlo Cancelleri, Matteo Mangiacavallo, Giovanni Di Caro e Rino Marinello.

Un bilancio dei 18 mesi di governo quello tracciato da Di Maio parlando degli obiettivi raggiunti e di ciò che intende fare il governo Conte. “Quando siamo arrivati al Governo 18 mesi fa – sottolinea Di Maio -, e ci perdonerete se in 18 mesi, di cui 2 mesi di crisi di governo che ci dovete stornare dal conto, non abbiamo già risolto tutti i problemi di 30 anni di malaffare. Ci scuserete per questo – ha detto sarcasticamente – . Faremo di meglio. Ma vi posso assicurare non c’è niente che fa arrabbiare di più che vedere quello che quando io guardavo la televisione con mio padre, a 11 o 12 anni, e lo vedevo nel salotto di Bruno Vespa, a pontificare sul fatto che bisognasse tagliare i privilegi della politica però intanto se li intascava tutti. Non c’è niente di peggio che vederlo, oggi, all’Opposizione, a dire: voi non avete ancora cambiato l’Italia. E lì l’unica risposta che gli puoi dare è: ma tu stai ancora qua? Stai veramente ancora in Parlamento? Credo che dobbiamo ristabilire un po’ di buon senso”.

Sul tema dell’emigrazione Di Maio ha voluto ribadire quanto detto dal deputato Michele Sodano: “Quando ho conosciuto Michele, io dissi: l’unico modo per tornare in Italia è tornare a combattere. Non puoi pensare che quelli la che ti hanno mandato qui, ti risolvano qualche problema. Tu sei qui, a Copenaghen perché qualcuno deve aver utilizzato la cosa pubblica come bancomat per se stesso. Se non torni a combattere, cambia niente”.

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