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Al Teatro della Valle dei Templi di Agrigento va in scena “Il mostro”

presentazione-attori-valleDopo il successo di pubblico e critica ottenuto quest’inverno al Teatro della Posta Vecchia di Agrigento, “IL MOSTRO” la pièce teatrale tratta dal saggio del 2013 di Serena Dandini, “Ferite a morte”, andrà nuovamente in scena il 31 luglio 2018, alle ore 20:30 al Teatro della Valle dei Templi di Agrigento, all’interno della rassegna teatrale “Ciascuno a suo modo” organizzata da Parco della Valle dei Templi di Agrigento e da CoopCulture.

La pièce teatrale, con la regia di Salvatore Di Salvo, è portata in scena dal “TeatrAnimaLab”, il laboratorio di recitazione, dizione ed espressione corporea dell’Associazione Culturale TeatrAnima di Agrigento. Introduce la pièce la Dr.ssa Paola Caruso, psicoterapeuta.
Sul palco, Ida Agnello, Rita Balistreri, Giulia Castro, Antonella Danile, Alessia Di Santo, Zaira Picone, Consilia Quaranta, Giusi Urso ed ancora Claudia Frenda, Federica Piazza, Salvo Preti, Giacomo Tortorici ed i ballerini di tango Celsa Vetro e Massimiliano Vassallo.
Da un ipotetico aldilà, otto donne, racconteranno il proprio assassinio per mano di un uomo: “Avevamo il mostro in casa e non ce ne siamo accorti! Era lì che fumava e non ce ne siamo accorti! Guardava la partita e non ce ne siamo accorti! Ma proprio nessuno se n’era accorto!”
Lo specchiarsi dei racconti, determinerà nelle protagoniste la presa di coscienza delle proprie fragilità, delle proprie insicurezze e dell’unico loro errore, cioè l’aver sottovalutato segnali inequivocabili provenienti da un amore malato, quell’amore che prima le ha sedotte, poi imprigionate ed infine uccise. Ma tra le pieghe dei racconti, un’altra vicenda si svolgerà nella realtà teatrale: quella di un’altra giovane donna, vittima anche lei di un amore violento…”

Info biglietti e prenotazioni: [email protected] – www.coopculture.it – 0922 1839996
Info TeatrAnima/TeatrAnimalab: [email protected][email protected] – 3270044269
Pagina e gruppo Facebook TeatrAnima

Da “Ferite a Morte” di Serena Dandini – Rizzoli , Milano, 2013

(…) Tutto nasce dal desiderio di raccontare in un modo diverso le esistenze delle donne vittime di femminicidio: (…) molti storcono il naso davanti a questo termine (…) come se il fenomeno fosse un’invenzione post-femminista di qualche reduce nostalgica sempre in vena di vittimismo: «Dai muoiono tutti, uomini e donne, dov’è la differenza?». Purtroppo è nei numeri e nella tipologia dei delitti che parlano chiaro e azzerano ogni polemica. Mi sono chiesta: «E se le vittime potessero parlare?» A questo azzardo è ispirata la scrittura di Ferite a morte, monologhi che nascono dalla voce diretta delle vittime, donne assassinate proprio in quanto donne, per mano di uomini, dei loro uomini. Ho letto decine di storie vere (…) Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società e questa disubbidienza è stata fatale (…) Sono morti annunciate, che tutto il vicinato aveva previsto ma nessuno ha mosso un dito perché ognuno a casa sua fa come gli pare; sono casi giudiziari che vengono liquidati come inevitabili conseguenze di un «improvviso raptus di follia» e invece sono la coerente conclusione di violenze durate a volte un’intera vita; sono sentenze eseguite davanti agli occhi di una società incapace di riconoscere questo dramma antico, una platea che ha perso la forza di indignarsi quando le storie con le protagoniste più giovani e piacenti sono trasformate in telenovelas nei programmi di «approfondimento giornalistico» (…) Volevo che queste donne fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione dei fatti, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi (…) Ferite a morte vuole dare voce a chi ha parlato poco o è stata poco ascoltata nella sua vita, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi denunciando i suoi persecutori (…) La maggior parte delle vittime non ce la fa a denunciare per paura, per le possibili ripercussioni, per vergogna, perché non sa dove andare e come sostenersi, per non ammettere il fallimento del proprio matrimonio, per preservare i figli che invece non solo sanno e vedono sempre tutto, ma, se non sono allontanati da un contesto violento, tendono a ripercorrere le stesse strade in una reazione a catena senza fine (…) Nel contesto di una società patriarcale dove la violenza domestica non è sempre percepita come un crimine, dove le vittime in gran parte dipendono economicamente dagli autori della violenza e dove persiste la percezione che le risposte dello Stato non saranno appropriate o utili, la maggior parte di questi episodi di violenza non viene denunciata (…) Ma se le donne sono vittime predestinate, gli uomini non vanno abbandonati a una cultura che li vuole dominatori, violenti, ossessionati dal possesso. Anzi, andrebbero aiutati a trovare altre strade per gestire la loro rabbia e il loro dolore. Siamo tutti figli di un analfabetismo sentimentale che considera la prevaricazione e la violenza come aspetti possibili della relazione tra un uomo e una donna, un dato di fatto che vede i maschi e le femmine imprigionati in questi ruoli rigidi, legittimati da una società patriarcale (…) Sempre più spesso i delitti avvengono per l’incapacità di elaborare il lutto di una separazione, per la difficoltà di trasformare in dialogo la frustrazione di un fallimento. Le donne hanno imparato a lottare per la loro autonomia economica, cominciano a trovare il coraggio per inventarsi una vita diversa, anche a costo di stare da sole con i figli; gli uomini invece non ce la fanno a lasciarle andare, non reggono l’abbandono che è vissuto come un affronto atavico che colpisce e annienta orgoglio e amor proprio (…) in Italia le leggi per proteggere le vittime della violenza ci sono, ma non vengono sempre applicate in modo efficace (…) Se pensiamo che in Italia il delitto d’onore è stato abolito solo nel 1981 e da allora molto poco è stato fatto e quel poco male applicato, ecco che questa situazione non ci stupisce più di tanto (…) Finché il tema non sarà al primo posto della famosa agenda di qualsiasi nuovo governo, le donne non si fermeranno e si faranno sentire con ogni mezzo. Mi auguro che anche Ferite a morte diventi uno di questi (…).

Recensioni de “Il Mostro”:

Francesco Principato, autore e critico teatrale:

“Un impegno teatrale di un laboratorio amatoriale che esaurisce tutti i cento posti del Posta Vecchia di Agrigento per due spettacoli e si ripropone per ulteriori due repliche, sempre a pagamento, non è un evento che può passare inosservato, è qualcosa di diverso dell’invitare 100 amici in un salone. C’è qualcosa che convince a vedere questa coraggiosa esperienza di Salvatore di Salvo e TeatrAnima, un passaparola che spinge a vedere e sentire cosa ne è stato fatto del libro antologia Ferite a morte di Serena Dandini; come sono state rivisitate le letture/esibizioni delle migliori attrici italiane, e non solo, che da alcuni anni testimoniano in tutto il mondo il dramma del femminicidio.
Ferite a morte è un’antologia di monologhi femminili: riflessioni, considerazioni, rimpianti e rimorsi per il non vissuto; è una galleria sociale e di caratteri; è l’istantanea della donna di oggi e di ieri, della coppia normale, normale all’apparenza, e la rappresentazione creata da Serena Dandini è una lettura/testimonianza spoglia ed essenziale.
Dal recital al dramma antico. Salvatore di Salvo sceglie otto monologhi ma non si limita alla lettura scenica né alla singola finzione recitativa, ne fa uno spettacolo visivo, musicale, scenico, ne fa uno spettacolo compiuto e per collante fra le confessioni delle defunte inserisce momenti della vita di coppia, fa ‘vedere’ le scene del matrimonio: frame di vita normale, di passioni e mostruosità; porta in scena il mostro. Il risultato è una pièce emozionante, coinvolgente, godibile da ogni punto di vista per merito dell’impianto drammaturgico ma soprattutto, ed è questa la vera sorpresa, per la bravura degli interpreti. Le donne di Teatranima trasmettono pathos e lirismo testuale. Hanno fatto della lettura una esperienza personale e come vita propria ce l’hanno raccontata. Sempre in scena, vittime in solido, donne tutte diverse e singolari, accomunate dall’amore malato, esibiscono capacità espressiva sorprendente, frutto del lavoro di regia e della sensibilità personale di ognuna, di capacità comprensiva del dramma di ognuna. Commuovono e turbano allo stesso tempo, rinnovando lo scopo dell’autrice e riscuotendo applausi e approvazione. Sì, si può dire che Il mostro è stato un esperimento di laboratorio perfettamente riuscito.”
(https://www.fermataspettacolo.it/eventi/il-mostro)

Fausto D’Alessandro, Psichiatra:

“Ieri sera sono stato al Teatro Posta Vecchia di Giovanni Moscato. In scena ” Il Mostro ” di derivazione Dandiniana. Sono entrato con l’aspettativa di una media e accettabile serata di un volenteroso spettacolo di teatro civile. Sono uscito contento, commosso, coinvolto e pieno di ammirazione. La trama è nota: donne uccise dai loro uomini raccontano il personale itinerario di amore e di morte. Sull’uxoricidio ho avuto da sempre una opinione nitidamente psichiatrica; ieri sera mi sono ricreduto ed ho avuto modo di altrimenti collocarlo nell’area delle possibilità esistenziali. Una possibilità “umana“ frutto di malo temperamento e di mala cultura. Spero che continuino a presentarlo perché è uno spettacolo realizzato benissimo. Inizia con una sobria, elegante e concisa presentazione a cura di una giovane psicologa e si conclude con un misurato ringraziamento del giovane regista nostrano che mostra di avere un progetto ed un programma artistico, civile e culturale. Nel centro la recitazione delle otto donne narranti, stupefacente per efficacia, misura e immedesimazione nella condizione “ umiliata ed offesa “della donna. Sullo sfondo la recitazione dell’unico uomo – il mostro – straordinariamente rappresentativa dell’ira, della superbia , dell’orgoglio e della millenaria vocazione censoria e normativa del maschio. Di lato due eventi brevi di particolare significato. Uno: il ballo del tango, paradigma di amore forte, alto, intenso; l’altro: le riflessioni postume delle donne morte che mormorano la loro regressione e piangono la morte della gioia.” (https://www.facebook.com/fausto.dalessandro.56)

L’Associazione Culturale “TeatrAnima” si è costituita in Agrigento il 20/05/2015. Nel 2016 ha creato il “TeatrAnimaLab”, laboratorio di recitazione, dizione, espressione corporea e canto moderno, aperto a tutte le età e nel 2017, ha indetto “TeatrAnimainversi” un concorso di poesia rivolto a giovani poeti (dai 16 ai 30 anni) la cui cerimonia di premiazione dei finalisti e vincitori della prima edizione, si è svolta il 28 dicembre 2017 presso il Foyer Pippo Montalbano del Teatro Pirandello.
Dalla sua costituzione ad oggi, l’Associazione TeatrAnima ha inoltre già prodotto e portato in scena, con notevole successo di critica e pubblico, i seguenti spettacoli “multidisciplinari, tutti con la regia di Salvatore Di Salvo, Direttore Artistico dell’associazione:
– Estate 2015: “Questo folle sentimento che…” (1° versione) – Performance multidisciplinare (teatro contemporaneo, canto pop e danza);
– Natale 2015: “Ce n’è troppo di Natale…” Performance di “teatro canzone” sui temi del Natale;
– Estate 2016: “Miti ed eroi, amuri canti e spiranza nel Giardino delle Esperidi” – Performance multidisciplinare (teatro classico, cantofolk/etno-popolare, danza e arti grafiche) sui miti greci ed il patrimonio agro alimentare del Mediterraneo (il grano, l’ulivo, il mandorlo, gli agrumi, il melograno e l’alloro) traendo fonte letteraria da Esiodo, Omero, Sofocle, Diodoro Siculo, Cicerone, Ovidio, Claudiano, e Apollodoro;
– Natale 2016: “Sei autori in cerca del Natale” – Performance multidisciplinare (poesia e prosa, canto e danza) per la quale l’Associazione TeatrAnima ha coinvolto per la scrittura dei testi da rappresentare, sei autori agrigentini;
– Estate 2017: “Questo folle sentimento che…” (2° versione) – Performance multidisciplinare (teatro contemporaneo, canto pop, danza e proiezioni di corti animati);
– Marzo/maggio 2018: “Il mostro – Studio teatrale da “Ferite a morte” di Serena Dandini (Rizzoli 2013) portato in scena dal laboratorio di recitazione, dizione ed espressione corporea dell’Associazione Culturale TeatrAnima Agrigento, “TeatrAnimaLab”, con il sostegno di Amnesty International, Associazione Luce ONLUS, Associazione Culturale Koiné, Associazione Kore ONLUS, Associazione Spazio Reverie, Centro “ad majora”, Centro Antiviolenza e Antistalking “Telefono Aiuto”, Centro Italiano Femminile, Ciak Donna, FIDAPA, Rotary International, Soroptimist International.
– Estate 2018: “Anna e le altre” – Studio teatrale da “Anna Cappelli” di Annibale Ruccello, portato in scena dal laboratorio di recitazione, dizione ed espressione corporea dell’Associazione Culturale TeatrAnima Agrigento, “TeatrAnimaLab”.