Aldo Moro: un caso ancora avvolto nel mistero
Sono trascorsi 37 anni da quel 16 Marzo 1978 quando il presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro fu rapito da un commando delle Brigate Rosse in via Fani a Roma. 37 anni da quando i brigatisti massacrarono gli uomini della sua scorta prelevando lo statista per tenerlo prigioniero, nel covo di via Montalcini e poi ucciderlo facendo ritrovare il corpo in via Caetani: era il 9 Maggio del ’78.
Finivano così in modo tragico i 55 giorni più lunghi della storia della Repubblica, ma non finivano i misteri legati al sequestro tuttora una delle pagine più oscure degli ultimi decenni. Qualcosa tuttavia torna a muoversi intorno al “caso Moro”, da quando il procuratore generale Antonio Manigli, ha chiesto e ottenuto di riaprire il caso. I familiari delle vittime della strage, hanno chiesto di interrogare di nuovo tutti i brigatisti anche gli irriducibili. Richiesta peraltro appoggiata dallo stesso Manigli; una lotta contro il tempo la sua, colpito dal cancro vuole contribuire alla verità prima che il male abbia il sopravvento. Molti i punti da chiarire a cominciare dai due uomini sulla moto “Honda” che apparvero sulla scena del sequestro mai identificati; c’è poi da capire chi davvero sparò in via Fani e con precisione da cecchino se è vero che le armi del commando si incepparono e molte BR non erano neppure addestrati mentre un solo rapitore esplose da solo il 50% dei colpi; di pochi giorni fa, inoltre, la deposizione di Monsignor Antonio Bennini, l’arcivescovo che, secondo Cossiga, nel ’78 avrebbe avuto accesso alla prigione di Moro per confessarlo; sentito dalla commissione parlamentare ha negato di aver mai incontrato Moro durante quei 55 giorni.
Infine il giallo dei nastri delle Brigate Rosse appena ritrovati. Erano 18, uno è scomparso contenevano musiche e canti rivoluzionari, secondo alcuni registrati per sovrascrivere ben altro, magari il “processo Aldo Moro”. Antiche voci che, con le nuove tecniche, potrebbero riemergere dal passato e forse raccontare molte cose rimaste insolute.
Marcella Lattuca
© RIPRODUZIONE RISERVATA