“Arte e Tradizione del Costume in Sicilia”: mostra ad Agrigento in occasione del Mandorlo in Fiore
In occasione della 74^ edizione del Mandorlo in Fiore 2019 di Agrigento, giorno 2 Marzo alle ore 17.00 verrà inaugurata, presso l’Auditorium Lizzi del Museo Archeologico Regionale Pietro Griffo, la Mostra “Arte e Tradizione del Costume in Sicilia. Memoria e identità dalle collezioni private”.
Presenti per l’inaugurazione il Sindaco e l’assessore di Naro, il sindaco di Agrigento e il Direttore Giuseppe Parello.
La Mostra patrocinata dal Parco Archeologico e Paesaggistico Valle dei Templi e curata dalla storica dell’arte Doresita Marino, intende raccontare la storia del costume e della moda in Sicilia e del territorio agrigentino, ponendo l’attenzione ai suoi molteplici aspetti: artistico, storico, antropologico sociale, e popolare; attraverso le opere di artigiani e dei più importanti collezionisti della Sicilia.
Spiega la Curatrice- il costume si veste di arte, storia, di uomini, e processi rituali, abbracciando un universo di simboli che non si esaurisce nell’esaltazione estetica ma, di un Costume che vive pur se morto, che danza, che racconta, che suda nei campi, che diventa teatro del folklore. Risorge nella Primavera del Mandorlo in Fiore 2019.
La mostra mette a confronto la borghesia con le classi rurali subalterne attraverso i preziosi abiti nobiliari locali e siciliani del collezionista narese Milco Dalacchi, che si presta anche come sipario del teatro culturale della Festa del Mandorlo in Fiore legata agli abiti della famiglia Gaetani, fondatrice della stessa Festa primaverile più attesa dagli agrigentini nel 1937 a Naro.
Segue il periodo della rivoluzione industriale che sconvolge nel XX secolo il carattere culturale della città di Agrigento con la nascita dei primi negozi di alta moda, mostrata dalla collezione Frangiamore di Agrigento e l’esposizione di fotografie inedite di Agotocle Politi e cartoline d’epoca sui costumi tradizionali di Agrigento.
La mostra continua con Franco Cuticchio di Palermo tra i più importanti pupari di Palermo, che anima il teatro del Folklore siciliano da quattro storiche generazioni, e che veste i suoi pupi per l’occasione dalla storia romanzata e misteriosa dei Beati Paoli, con preziose fogge ricamate a mano.
Vistosi e colorati, in un galà di fasti quasi spagnoleschi, sono i vestiti dei cavalli dei carretti siciliani. Bardature e finimenti in seta realizzati interamente a mano, in un esplosione di colori accesi, dalle abili mani di Melchiorre Di Salvo e Giovanni Di Salvo di Bagheria, detentori di un universo di saperi legato, anche, ai canti di tradizione dei carrettieri, che li hanno resi protagonisti nel film di Baarìa di Giuseppe Tornatore, in mostra anche le bardature della collezione Aiello che permette così che permette una attenta riflessione alla storia dei parati dei cavalli nei suoi aspetti figurali e stilistici tra ieri e oggi.
Nel variabile panorama del folklore siciliano, esaltati dalla loro preziosità artistica e culturale, sono le tradizioni del costume Arbëresh di Piana degli Albanesi. Alcuni giorni lo sguardo sarà rivolto, infatti, alla collezione dei costumi tradizionali di Piana degli Albanesi, memoria non solo del multiculturalismo del costume e della storia di Sicilia ma anche dell’affetto ereditario che la lega ad Agrigento, attraverso il loro antenato Giuseppe Schirò poeta e letterato amico di Luigi Pirandello, testimoniata dalle preziose lettere scambiate tra gli studiosi. Il poeta Stefano Schirò, professore di storia dell’arte, vuole così omaggiare la città di Agrigento e la Mostra “Arte e Tradizioni del Costume in Sicilia”, partecipando, con altri componenti, alla sfilata conclusiva della 74° edizione del Mandorlo in Fiore.
L’evento si avvale di un accurato studio scientifico delle opere esposte, selezionate direttamente dalla curatrice Doresita Marino in una stretta collaborazione con gli artisti e i collezionisti. Preziosa – conclude la curatrice – l’unità operativa dei collaboratori come la professionale Floreal Design Miriam Pollicino, e i valenti tecnici Salvatore Purrello e Vito D’Anna.