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“Caso Gabriele”, bufera al Comune di Ravanusa: sette indagati

Esce dal carcere di “Petrusa” l’ingegnere licatese Giuseppe Gabriele, 54 anni. Avrà l’obbligo di dimora nel territorio della provincia agrigentina.

Dipendente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Ravanusa, dopo il “fermo”, disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento, da venerdì scorso era finito dietro le sbarre. Da quando i finanzieri gli hanno notificato il provvedimento restrittivo della libertà personale “per pericolo di fuga”. Dopo il lungo interrogatorio di garanzia di lunedì, resta accusato di “truffa”.

L’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza sotto la direzione della Procura, “Romanian dental tour” cosi è stata denominata, ha permesso di scoprire l’utilizzo di Gabriele di diversi certificati medici con i quali ha potuto assentarsi dal servizio dal mese di gennaio 2014 fino al mese scorso per “curare i suoi affari in Romania”. Truffando non solo l’Ente Comunale ma anche l’I.N.P.S. per le corrispondenti erogazioni previdenziali. Nello specifico, ha ottenuto 265 giorni di malattia grazie a 18 certificati medici che hanno attestato falsamente “stato di salute non idoneo a svolgere il proprio servizio” sottoscritti da un medico licatese sul quale i magistrati stanno adesso ampliando le proprie indagini. Si tratta del Dott. Armando Ancona, medico di base in cui studio è in Via Morello a Licata. E’ sua la firma dei certificati di malattia ritenuti non veri che hanno permesso a Gabriele di assentarsi dal suo posto di lavoro per le trasferte in Romania. II medico, già Consigliere Comunale di Licata e candidato nelle ultime Elezioni Amministrative per il rinnovo del Consiglio, senza essere però riconfermato, in una delle tre liste collegate al candidato Cambiano (Noi – Cambiano Sindaco), invitato a intervenire replica alle voci che lo vorrebbero “compiacente” e quindi iscritto nel registro degli indagati: “Nelle prossime ore parlerò con il mio legale perché ho appreso la notizia, attorno a questa vicenda, tramite voi della stampa. Nessun provvedimento degli organi inquirenti mi è stato ufficialmente notificato”.

Gabriele, durante l’interrogatorio di garanzia, ha provato a difendersi dall’accusa di “truffa” alla presenza del suo difensore, ma non è riuscito a convincere il G.I.P., Alfonso Malato, circa la sua non responsabilità penale. Dopo l’interrogatorio nella Casa Circondariale di “Petrusa”, il Giudice pur non convalidando il provvedimento il “fermo” ha comunque firmato misura restrittiva, ma più lieve. Avrà l’obbligo di dimora nella provincia di Agrigento e dovrà rimanere tra le mura di casa dalle 20 alle 7 di ogni giorno. Come sostiene l’ordinanza del dott. Malato, depositata al termine dell’interrogatorio, nessun contributo di chiarezza è stato fornito all’inchiesta dall’indagato. Pur non essendoci il pericolo di fuga, resta tuttavia un dato indiscutibile: Gabriele aveva appena chiesto al Comune di Ravanusa, suo datore di lavoro, 32 giorni di ferie per recarsi nuovamente in Romania acquistando anche il biglietto di ritorno. Nell’interrogatorio non è riuscito a documentare la natura della patologia di cui avrebbe sofferto e il motivo che lo ha “costretto” a scegliere strutture sanitarie nel paese dell’Est. Non ha giustificato la “sottoesposizione” alle frequenti visite mediche a monte di ogni certificato medico ottenuto. E quindi non riuscendo a smontare, senza lasciare ombre, l’impianto accusatorio. Ombre che, secondo la Procura, invece ci sono e rimangono. Ma c’è di più. Gabriele secondo il P.M., Andrea Maggioni, avrebbe altri “interessi” in Romania su i quali si sta concentrando l’attenzione investigativa per scoprirne la natura, la dimensione ed eventuali altri soggetti coinvolti. Gabriele dopo la scarcerazione, è stato condotto nella sua abitazione di Licata.

Tutto questo accade nel silenzio più assoluto delle istituzioni comunali. Tace il Sindaco Carmelo D’Angelo. Tacciono i Consiglieri. Tacciono tutti. Il primo cittadino di Ravanusa invitato da giorni ad assumere una presa di posizione pubblica, si cela dietro il silenzio. L’imbarazzo, che nessuno può giustificare, è comprensibile. Ed è presto detto. Gabriele assieme all’ex Sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, e un consulente, Gioacchino Giancone, sono accusati di abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sul rilascio di concessioni edilizie nell’isola. Avrebbero rilasciato, in violazione alla legge, autorizzazioni e permessi a costruire tra il 2011 e il 2012. L’inchiesta sulla “cricca lampedusana” punta a fare luce anche sull’aggiudicazione e sull’esecuzione di lavori attingendo forza lavoro dai “Cantieri scuola” sotto la direzione dell’Ufficio Tecnico di cui lo stesso Gabriele era a capo. Nel 2013 eletto Sindaco di Ravanusa, Carmelo D’Angelo, diciotto giorni dopo, decise di nominare Gabriele (rientrato nel frattempo da Lampedusa in organico nuovamente al Comune di Ravanusa) responsabile di una delle quattro aree organizzative, ovvero responsabile dell’ Area Tecnica – Servizi alla Città beneficiando, quindi, ulteriormente di una indennità lorda annuale pari a 10 mila euro. Nonostante la “tangentopoli lampedusana” di cui Gabriele risulta essere accusato e nonostante la spietata cronaca giudiziaria siciliana avesse invaso le prime pagine con titoli non certo clementi.

Scelta fortemente voluta da D’Angelo perché si assecondassero precise indicazioni di partito giunte da oltre i confini comunali che lo stesso Sindaco non nega ai suoi fedelissimi. Decisione considerata anche da alcuni esponenti “alfaniani”, allora P.D.L. oggi N.C.D. di cui fa parte, frettolosa e comunque poco credibile nella direzione del tanto decantato rinnovamento politico ravanusano che D’angelo avrebbe dovuto rappresentare. Salvo poi rimuovere Gabriele in meno di un mese (una marcia indietro clamorosa! la nomina era prevista almeno fino al 31 dicembre successivo) dopo che il Procuratore aggiunto Ignazio Fonzo chiese “chiarimenti” in ordine a tale scelta convocando in Procura ad Agrigento il neo Sindaco di Ravanusa. Siamo ad Agosto 2013, erano trascorsi dalla sua elezione solo 47 giorni. Ma tornando alla cronaca più recente, per le tangenti a Lampedusa, l’11 giugno scorso, è state rigettata l’ennesima istanza di dissequestro di 280 mila euro sequestrati preventivamente mentre erano nella disponibilità dello stesso Gabriele, tra liquidità di provenienza non giustificata e somme di conti correnti “dubbi” ritenuti, dalla Procura, frutto delle mazzette ricevute assieme all’ex Sindaco dell’isola De Rubeis e all’architetto Giancone.

Tacciono pure i Consiglieri Comunali, tutti. Pure quelli di opposizione, anche di movimenti e liste civiche, travolti inspiegabilmente da un silenzio che è ancora più anomalo e grave. A quasi una settimana dall’arresto, nessuna conferenza di capi gruppo in calendario, nessun comunicato pubblico. Nemmeno il più ovvio, scontato o di circostanza che auspicasse chiarezza, giudiziaria e amministrativa, attorno al “caso Gabriele”. Perché, pare, che oltre al “protocollo dell’interrogazione” e oltre all’opera di “volantinaggio” smentita dall’opera esatta e contraria nella replica del volantino del giorno dopo non riescono andare. Siamo lontani dalla campagna elettorale, probabilmente è questo il motivo, che li legittimerebbe (più o meno), dal pulpito di piazza XXV Aprile, a rivendicare legalità e trasparenza dopo il clamoroso arresto di un “uomo del Sindaco”. Nulla di tutto questo, neanche a (finto!) beneficio dei soliti, demagogici e vetusti slogan che invece, poche settimane prima della prossima chiamata alle urne, torneremo certamente a sentire…

Intanto è delle ultime ore la notizia della Procura di Agrigento di nuovi indagati, tutti dipendenti comunali a Ravanusa. Una nuova bufera legata all’assenteismo di Gabriele. Sul registro delle notizie di reato, oltre a Gabriele, altri sette indagati che avrebbero assunto azioni omissive nello svolgimento dei controlli. In particolare i finanzieri, nella informativa consegnata al P.M Andrea Maggioni e al Procuratore Capo Renato Di Natale, ipotizzano la mancata predisposizione di visite fiscali e l’omissione di controllo necessario dopo le reiterate assenze per malattia dell’ingegnere licatese. Gli indagati sono l’architetto Sebastiano Alesci, il Segretario Comunale Laura Tartaglia, l’ex Segretario Comunale Giuseppe Vella, Rocco Erba e i responsabili dell’Ufficio Personale che si sono alternati fra il gennaio del 2014 e lo scorso mese di maggio, periodo delle trasferte di Gabriele in Romania. Sono Giuseppe Aronica Concetta Surrenti, e Domenico Ninotta.

Silvio D’Auria

(nel riquadro della foto: Armando Ancona e Giuseppe Gabriele)

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