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Cronaca Italia

Caso Ragusa: Antonio Logli prosciolto

antonio_logliNon luogo a procedere perché il fatto non sussiste” questa la formula usata dal Gup di Pisa, Giuseppe Laghezza, per il proscioglimento di Antonio Logli (in foto) dall’accusa di omicidio volontario e di distruzione del cadavere della moglie Roberta Ragusa.

Una svolta inattesa, Antonio Logli era stato definito “bugiardo patentato” dal pm Roberto Giaconi. Che nel corso dell’udienza preliminare ha chiesto il giudizio per il marito di Roberta Ragusa, accusato di omicidio e distruzione di cadavere.
Logli portava avanti da molti anni una relazione clandestina con un’amante che era una persona intima della moglie e ciò dimostra la sua capacità di simulare e dire menzogne“, ha detto Giaconi che ha illustrato il “quadro psicologico” nel quale sarebbe maturato il presunto delitto.

L’imputato – aveva spiegato il procuratore facente funzioni di Pisa – si è tolto di mezzo una persona scomoda nel momento in cui ha capito che una separazione gli avrebbe fatto perdere tutto: la casa coniugale, i soldi, i figli e forse anche il lavoro. È in questo contesto che è maturato l’omicidio“.

Ma queste motivazioni sono state sufficienti per l’atteso rinvio a giudizio. Una sentenza che ha spiazzato tutti ma non quanto l’espressione con cui Logli ha abbandonato il tribunale di Pisa scortato dai suoi avvocati uscendo dall’ingresso principale a testa alta, senza dire una parola.

Ma il suo silenzio e il suo volto sono valse più di mille parole: un ghigno di soddisfazione: “l’ho fatta franca!” potrebbero credere sia il suo pensiero in quel momento i colpevolisti a tutti i costi, quelli che non credono, come si lascia presagire dalla sentenza, che Roberta Ragusa sia magari in qualche isola caraibica: niente corpo, niente reato. Un delitto perfetto?

Tra 90 giorni sarà depositata la sentenza con le motivazioni e a quel punto l’accusa, dovranno mettere a frutto tutto il loro “genio forense” per ricorrere in cassazione e smontare le ragioni del Gup che hanno reso, ad oggi, Logli un uomo libero. Anche se poi, la storia della giurisprudenza italiana, ci insegna che non sempre l’assenza del cadavere sia una “condicio sine qua non” per prosciogliere gli imputati.

Marcella Lattuca
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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