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Cronaca Spalla

Contrasto al caporalato, inchiesta “Ponos”: Riesame “ridimensiona” accuse

I giudici del Tribunale del Riesame, dopo il ricorso presentato dai difensori di alcuni indagati nell’ambito l’operazione “Ponos” sul fenomeno del caporalato nelle campagne fra Agrigento e Licata, hanno escluso sotto il profilo indiziario i reati di associazione e delinquere e favoreggiamento della permanenza dei clandestini.

Si tratta di due soggetti di Palma di Montechiaro e San Cataldo che – secondo l’accusa – avrebbero intrattenuto rapporti con committenti e singoli lavoratori.

Il Riesame ha invece confermato gli indizi di sfruttamento del lavoro; un quadro che ha permesso di sostituire gli arresti domiciliari con la misura dell’obbligo di firma.

Come si ricorderà, l’inchiesta “Ponos”, svolte con numerosissimi servizi di pedinamento e con un complesso sistema di intercettazione e di riprese video, ha svelato l’esistenza di una complessa organizzazione che sfruttava senza scrupoli manodopera extracomunitaria per lavori agricoli di vario tipo su tutto il territorio agrigentino e anche oltre. Un fenomeno di caporalato, insomma, articolato e con una solida struttura verticistica, che vedeva – secondo gli investigatori -, come presunti capi promotori ed organizzatori, due donne di origine slovacca, madre e figlia. In qualità di complici nella gestione delle attività, furono anche arrestati due romeni e quattro italiani.

 

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