Dalla memoria all’impegno in onore di Rosario Livatino. Al Palacongressi di Agrigento si promuove la “cultura della donazione”
Rappresentanti da tutta la Sicilia ad Agrigento da questa mattina per parlare e confrontarsi sulla donazione di sangue e plasma in memoria del giudice beato Rosario Livatino, ucciso dalla mafia il 21 settembre di 35 anni fa. Un incontro sulla cultura della donazione a 360 gradi rivolto soprattutto ai giovani. Cento quelli presenti in sala o collegati a distanza da tutta l’Isola, la metà dei quali donatori.
“Una grande giornata formativa – dice Giacomo Scalzo, dirigente generale del Dipartimento ASOE – per alimentare nelle nuove generazioni la consapevolezza del valore che va dato alla vita. Poiché il sangue per poter essere trasfuso deve essere sicuro, chi dona deve tenersi lontano dall’uso di droghe, dall’abuso di alcol, dai rapporti occasionali e da quelli promiscui. Diventare donatori, significa dunque aderire, nella piena libertà, a corretti stili di vita”.
Tante le testimonianze di chi ha già fatto questa scelta. Tra loro Vincenzo Saglimbene, 19 anni diventato donatore seguendo l’esempio dei genitori: “Il ruolo delle famiglie è importante nella decisione, ma anche momenti come questo”, ha detto ai microfoni del congresso, lanciando un appello ai coetanei: “Andate a donare, oltre a sentirvi bene per aver fatto aiutato chi riceve il sangue, questa azione contribuirà a migliorare la società in cui viviamo”.
Un impegno sociale concreto a partire dalla memoria di chi ha sacrificato la propria vita per il bene collettivo. “Il sangue non si versa ma si dona”, lo slogan delle tre giornate indette dalla Presidenza della Regione nelle date commemorative di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rosario Livatino.
“Tre giornate che trasformano il dolore in speranza, la memoria in gesto concreto di vita”, ha sottolineato nel video-messaggio di saluto proiettato in apertura, il presidente della Regione Renato Schifani. “Donare sangue – ha detto Schifani – significa dare futuro, significa essere parte di una comunità che non dimentica e che sa prendersi cura degli altri”. Il presidente ha poi rivolto a tutti un appello: “Donate sangue, donate vita. Ogni gesto, anche il più piccolo, può salvare una vita”.
Sebbene i dati degli ultimi mesi segnino un aumento delle donazioni, occorre fare di più. Il nodo centrale è l’età dei donatori: “C’è una flessione dei donatori giovani tra i 18 e i 40 anni. – dice Maria Ventura, Dirigente Servizio 6, Centro Regionale Sangue e Trasfusionale – Bisogna lavorare per fare aumentare il numero dei donatori in questa fascia d’età evitando così di trovarci tra 10 anni senza donatori. Per questo motivo, l’impegno centrale dell’Assessorato alla Salute è educare alla cultura del dono. Tutto ciò ha un grande significato etico e può contribuire anche a contrastare fenomeni di disagio giovanile, perché educa al rispetto e alla solidarietà. Il mio sogno è che la Sicilia diventi una regione eccedentaria che riesca anche ad aiutare altre regioni”.
Durante la giornata tante le finestre informative sulla cultura al dono: dalla donazione degli organi a quella di gameti, alle Banche del sangue cordonale, ancora poco conosciute ma essenziali per poter salvare tante vite. In chiusura, lo spettacolo teatrale, organizzato in collaborazione con ANM Sezione Distrettuale di Palermo e l’Ordine degli Avvocati di Agrigento, “SS640” di Simone Luglio e Chiara Callegari che fa il focus sull’assassinio del Giudice Beato Rosario Livatino sviscerandone i contenuti da un punto di vista inedito: quello del primo testimone di giustizia della storia italiana, Piero Nava.
Dopo il calo registrato nel mese di giugno, i numeri delle donazioni sono tornati a salire (+6,9 per cento a luglio 2025, rispetto all’anno precedente per un totale di oltre 16mila donazioni) e fanno ben sperare anche per il bilancio 2025.
Originario di Canicattì, Livatino fu ucciso ad Agrigento il 21 settembre del 1990 a pochi giorni dal 38esimo compleanno. L’etica del suo lavoro, la sua grande fede in Dio e nella giustizia e la scelta di non accettare la scorta per non mettere in pericolo altre persone, hanno fatto di lui un beato della Chiesa.



















