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Regioni ed Enti Locali

Ddl di riforma appalti all’Ars blocca cordate e ribassi anomali: interviene l’Ance Sicilia

aula arsIl disegno di legge di riforma delle procedure di appalto pubblico, all’esame dell’Ars, introduce un diverso calcolo di soglia delle anomalie consentendo alle stazioni appaltanti, nel caso di criterio di aggiudicazione al prezzo più basso, di escludere le offerte eccessivamente distorsive. Inoltre, prevede una variabile di casualità che dovrebbe rendere difficile, se non impossibile, la formazione di “cordate” e fenomeni di turbativa d’asta.

“Il testo – rende noto l’Ance Sicilia – è stato più volte sottoposto alla valutazione tecnica da parte degli uffici legali dell’Ars così come delle associazioni di categoria, anche nazionali,– ed è risultato esente da vizi di legittimità costituzionale né in contrasto con la vigente normativa nazionale. Il ddl interviene su una materia, quella dell’appalto di opere e forniture pubbliche, sulla quale la Sicilia ha sempre legiferato negli anni avvalendosi della potestà concorrente prevista dallo Statuto che è norma costituzionale”.

“Pertanto – evidenzia l’Ance Sicilia – nella certezza che gli obiettivi di legalità e trasparenza che il ddl introduce in questo delicato settore siano condivisi da tutte le forze politiche, è opportuno che le perplessità eventualmente sorte in sede di dibattito parlamentare siano subito chiarite e superate e che si proceda celermente con l’approvazione del testo prima della finestra che sarà dedicata alla manovra di assestamento del bilancio della Regione”.

“E’ ormai chiaro a tutti – conclude l’Ance Sicilia – che con le attuali aggiudicazioni con ribassi del 40% ed oltre, i lavori non vengono ultimati e ciò provoca danni alle amministrazioni pubbliche e alle imprese in regola che non possono permettersi di lavorare in perdita. Il percorso di questa riforma, che non ha costi per il bilancio regionale e che è attesa da anni per fare uscire il comparto edile dalla gravissima crisi che sta massacrando imprese e occupazione, non può essere rallentato dai tempi di una situazione politica in evoluzione, proprio mentre si avvicina l’appuntamento con le scelte finanziarie che, queste sì, meritano una totale attenzione e riflessione soprattutto quando si pensa di continuare a dirottare verso le spese correnti i fondi destinati allo sviluppo. Scelte dannose per l’economia che finora sono state puntualmente censurate dallo Stato”.

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