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Politica

Di Caro, M5S: “Il Governo regionale elimina il reddito di libertà per le donne vittime di violenza”

Con un emendamento alla finanziaria varata a maggio scorso, il Parlamento regionale aveva stanziato 200 mila euro per le donne vittime di violenza.

Adesso invece il Governo Musumeci ci ripensa, decidendo nel ddl di assestamento di bilancio di azzerare il capitolo. Lo denuncia il M5S, che definisce “vergognoso” quanto avvenuto in commissione Lavoro dell’Ars, che in mattinata averebbe dovuto esaminare il parere, emesso dagli uffici sull’articolo 53 della legge di stabilità regionale, che aveva previsto la misura. La norma istituisce in Sicilia il reddito di libertà destinato alle donne vittime di violenza fisica e/o psicologica con l’obiettivo di favorire l’indipendenza economica delle medesime. Ad erogarlo ci avrebbero pensato i comuni prevedendo un contributo economico, in presenza di un patto individuale calibrato sulle esigenze delle vittime con o senza figli minori siglato tra Regione e la beneficiaria pensato per favorire un percorso finalizzato a divenire ‘autosufficienti”.

“Quanto avvenuto – dice il deputato regionale del M5S Giovanni Di Caro – in commissione è semplicemente inaccettabile. I diritti delle donne si tutelano con i fatti non con dichiarazioni a mezzo stampa”. “Il Governo Musumeci latita quando è necessario adottare provvedimenti concreti che vanno in questa direzione, i componenti della maggioranza latitano i lavori della commissione”. “Mentre a Roma – aggiunge la deputata regionale del M5S Roberta Schillaci – il Governo Conte adotta il ‘Codice rosso’, che modificando il codice di procedura penale introduce misure a sostegno delle donne che denunciano le violenze subite, in Sicilia il Governo Musumeci le scarica azzerando il capitolo di spesa della finanziaria. Oggi ci è stata negata la possibilità di fare qualcosa di concreto e utile per chi è vittima di violenza”. “In una terra dove dall’inizio dell’anno ad oggi si registrano 5 femminicidi, insieme al più alto tasso di denunce e dove il 70% delle donne non ha un lavoro, questa misura – conclude – avrebbe potuto consentire loro la possibilità di smarcarsi da chi le maltratta o le espone a violenze fisiche e psicologiche, insieme alla speranza di poter ricominciare, ripartendo da se stesse”.

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