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Elezioni in Sicilia, Ciminnisi: “Cosa non si fa per un voto in più”

matita voto“Volendo parafrasare Riccardo Cocciante, potremmo riscrivere la parte iniziale della sua canzone: non dico che dividerei una montagna, ma andrei a piedi certamente a Bologna, per un voto in più…”

A scriverlo è Giuseppe Ciminnisi, Coordinatore Nazionale dei Familiari Vittime di mafia dell’Associazione “I cittadini contro le mafie”.

“Non ci piacciono le patenti di legalità, le liste di proscrizione, come di recente anche figure istituzionali hanno fatto riportando alla storia della tarda età repubblicana quello che oggi dovrebbe essere uno stato di diritto del XXI secolo. Non v’è dubbio però che anche queste elezioni del parlamento siciliano potranno essere annoverate tra le tante che hanno visto i responsabili della classe politica dirigente – e poi gli elettori – turarsi il naso pur di poter incamerare qualche voto in più con candidature, a dir poco, inopportune, volute, o subite, da nomi di spicco e paladini della legalità che hanno ceduto alle necessità di bottega, trasformando quel pecunia non olet – di vespasiana memoria – in “il voto non ha odore”.

Ancora una volta si è fatto ricorso all’appello, di facciata, perché venissero presentate “liste pulite”. Ancora una volta ci si ricorda di noi familiari di vittime di mafia per chiederci voti, nonostante i nomi di molti candidati presenti nelle liste sembrerebbero concorrere a una premiazione per il miglior condannato, il miglior imputato, il miglior indagato.

Invito pertanto tutti i familiari delle vittime innocenti di mafia, a ponderare bene le proprie scelte, ricordandosi che domani saranno gli uomini che avremo votato coloro con i quali dovremo confrontarci.
Il passato, purtroppo, ci insegna che non sempre dietro un’antimafiosità sbandierata c’è il reale intento a voler ripristinare la legalità nella nostra terra, anzi, a volte, tutt’altro…

Se i vertici dei partiti politici hanno realmente queste aspirazioni, ce lo dimostrino mettendo in chiaro i loro programmi, non supportando campagne elettorali di soggetti discutibili – quantomeno sotto il profilo etico – e confrontandosi con i rappresentanti delle classi sociali, alle quali non si può ricorrere soltanto per chiedere voti”.

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