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Emergenza Coronavirus: la sfida non è finita, occorre rimanere a casa!

È un po’ lo stesso discorso che può banalmente valere per una partita di calcio: quando si termina il primo tempo in vantaggio, credere di aver vinto la partita significa spesso uscire poi dal campo sonoramente sconfitti.

Questa metafora può valere anche per l’attuale condizione della Sicilia nella sua sfida contro il coronavirus. Certo, i numeri parlano di un contenimento dell’epidemia, ma la partita è ancora tremendamente lunga. E non si può cedere certo adesso.

Può sembrare scontato ribadire questa circostanza, tuttavia non lo è: molte persone, nel vedere lo strazio delle centinaia di bare trasportate fuori Bergamo o nel riscontrare l’angoscia provata in corsia da molti medici nel nord Italia, piuttosto che spaventarsi in queste ore sembrano voler invece gettare la spugna. Perché, è il pericoloso ragionamento che serpeggia in una parte dell’opinione pubblica siciliana, ad emergere è la convinzione che quanto accaduto in Lombardia qui non potrà mai avvenire.

C’è chi nelle ultime ore ha chiesto se la prossima settimana sarà possibile tornare almeno dai parrucchieri, oppure se qualche bar o qualche attività potrà riaprire i battenti. Domande che testimoniano un latente messaggio sbagliato che sta filtrando e cioè che, nei prossimi giorni, potremmo già tornare alla vita di sempre. Ma non è affatto così. Se una tale convinzione dovesse prendere piede anche in una percentuale minima della popolazione, applicare le necessarie e vitali norme contro il coronavirus sarà più difficile.

Ed è per questo che bisogna ribadire, con molta più forza, la necessità di rimanere a casa. Nelle scorse ore uno studio, illustrato su PalermoToday, ha ben mostrato quella che è la situazione siciliana attuale: la crescita dei nuovi contagi è in effetti contenuta, anzi l’epidemia sembra aver rallentato negli ultimi giorni, specialmente dallo scorso 12 marzo. Frutto, dicono i ricercatori dell’Università di Palermo che hanno condotto lo studio, delle misure di contenimento.

A testimonianza di ciò, vi è la dilatazione del tempo di raddoppio dei numeri dei nuovi contagiati: fino al 12 marzo, in particolare, il dato delle persone che hanno contratto il coronavirus raddoppiava in media ogni 2.7 giorni, adesso invece si parla di un raddoppio ogni 4.5 giorni. Ogni giorno in più è un più che vitale tempo guadagnato per il servizio sanitario siciliano per organizzarsi ed evitare di essere sorpreso dal picco, che ci sarà, dicono questa volta da Roma, intorno ai primi di aprile.

In poche parole, il Covid-19 in Sicilia è ben presente ma ha ritmi di espansione tra la popolazione molto più lenti che altrove. Questo perché qui il virus ha attecchito dopo e le misure di contenimento sono intervenute prima dell’esplosione dei contagi. Ma, chiariscono dall’Università di Palermo, non è assolutamente pensabile cantare vittoria.

C’è da valutare, in primo luogo, l’impatto dei 35.000 arrivati dal nord negli scorsi fine settimana. E poi, per l’appunto, la partita è ancora lunga. Quanto fatto fino ad adesso altro non è che una minima parte del tragitto, ancora tutto in salita: “I dati ricavati dal modello di questi ricercatori danno finalmente una notizia positiva – si legge nell’articolo di PalermoToday – Che resterà tale soltanto se si continueranno a rispettare le restrizioni”.

Altro quindi che guerra finita e partita già vinta. Altro che parrucchieri aperti e bar nuovamente in funzione. Altro che vita sociale da riprendere già dalla prossima settimana. Anzi, saranno proprio i prossimi giorni a delineare il profilo della battaglia verso cui stiamo andando incontro. Le misure di contenimento per adesso hanno rallentato il virus, ma il picco deve ancora arrivare e soltanto dai nostri comportamenti si capirà se potrà o meno essere retto dal nostro sistema sanitario. Già in questo sabato è stato possibile riscontrare l’aumento più alto del numeri dei contagiati nella nostra regione: ben 82 in più rispetto a venerdì, segno che la curva dei contagi va salendo, seppur di poco.

Se si rimarrà a casa e si spezzeranno le varie linee di contagio per adesso rallentate, allora potremmo arrivare a vincere la battaglia. Non bisogna ripetere lo stesso errore fatto in Lombardia a febbraio quando, alla comparsa dei primi sintomi, si è cercato di tornare subito alla normalità con comportamenti che hanno creato nuovi assembramenti e nuove occasioni di contagio. Molti virologi oramai attribuiscono a quella settimana di distrazione il disastro che oggi attanaglia la regione.

Ma in Lombardia il virus non era ancora conosciuto, in Sicilia abbiamo la possibilità invece di intervenire quando le dinamiche dell’epidemia sono già ben note. Dunque, occorre rimanere a casa e non farsi illusioni circa un repentino ritorno alla normalità. Bisogna, più semplicemente, stringere i denti per le prossime settimane e passare l’ondata di piena indenni.

Il buio della notte in cui il virus ha fatto piombare le nostre vite è ancora ben presente: anche se si vede l’alba sullo sfondo, non bisogna fare l’errore di pensare che la notte sia già passata. Al contrario, occorre rimanere a casa fino a quando il sole non tornerà definitivamente ad emergere.

Mauro Indelicato – Infoagrigento.it

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