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Ettari di boschi in fumo, Mangione (Agronomi): “Non è più il tempo delle parole, la politica prenda atto del disastro”

“Il potenziamento dei soccorsi e perfino la sospensione dei congedi del personale preposto allo spegnimento degli incendi sono ben poca cosa innanzi alla mano dell’uomo capace di distruggere ettari di bosco e di terreni destinati al pascolo e, ancor di più, innanzi al business che ruota attorno agli incendi. Per questo è necessario che si intervenga con una politica di tutela del territorio concreta”.

A tornare a intervenire sugli ingenti danni provocati al nostro patrimonio verde è il presidente provinciale dell’Ordine degli Agronomi e dottori forestali di Agrigento, Maria Giovanna Mangione.

“Il paesaggio è un patrimonio comune – spiega – ed è necessario che si provveda ad inasprire le pene nei confronti dei criminali che causano ferite irreparabili dal punto di vista floristico e faunistico. Questo è necessario non solo perché la distruzione di un bosco è un atto che danneggia l’intera collettività, con effetti che permangono per decenni, ma anche perché dietro gli incendi potrebbero esserci spesso interessi economici illeciti. Ma non basta. È essenziale che la collettività inizi a percepire, come si è già fatto ad esempio con il patrimonio archeologico, che si tratta di una risorsa che può avere ricadute importanti su un territorio e che ha, ancora prima, un valore importante per la salute del nostro ambiente e quindi di tutti noi. Ricordiamo sempre che un albero cresce nel corso dei decenni mentre basta un minuto per distruggere un bosco e con esso si perdono vite, attività economiche, patrimoni genetici, testimonianze del passato compromettendone il futuro”.

Per il presidente Mangione, quindi, la soluzione è un intervento su più livelli: informare i cittadini sugli effettivi danni a medio e lungo termine che un incendio provoca al territorio e ad un settore già in ginocchio come quello agricolo e zootecnico; disporre misure punitive più rigide nei confronti dei piromani e di chi non garantisce le attività di manutenzione e prevenzione (sia privati che enti pubblici); prevedere i dovuti interventi di ripopolamento e rimboschimento senza il ricorso – ove possibile – ad appalti esterni.

“È necessaria – conclude Maria Giovanna Mangione – una più complessa visione nella direzione di una transizione ecologica che metta al centro la presenza dell’uomo, soprattutto nelle aree rurali e interne, attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Bisogna dare corpo, con il PNRR, alla Strategia Nazionale per le Aree interne (SNAI) per promuovere l’insediamento dei giovani e delle giovani famiglie nelle due milioni di case inutilizzate in 5.627 borghi, sempre più vuoti e spopolati e riportare gli agricoltori, quali sentinelle, a presidiare il territorio rurale e a occuparsi della produzione di cibo e salvaguardia della biodiversità e dei patrimoni boschivi, veri patrimoni per il futuro della nostra civiltà”.

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