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Cultura

Francesco Anastasi: l’autore della tela più grande d’Europa si racconta

Se passeggiamo anche distrattamente ad Agrigento per la Via Atenea, non possiamo non rimanere colpiti dai colori mediterranei all’interno del civico 154.

Osservando dentro, notiamo un’interessante mostra di tele. E non sfugge allo sguardo un eccentrico signore, elegante nel portamento, che indossa dei colorati occhiali da sole. Lui è Francesco Anastasi, palermitano doc ed agrigentino d’adozione. Si, proprio lui, l’autore de “I Colori del mercato- Vucciria”, la tela più grande d’Europa.
Il maestro Anastasi è intendo a dipingere. Alla nostra vista, ripone i pennelli sul tavolo, ed asciuga le dite ancora pregne di colori. “Benvenuti nella mia bottega”, esordisce tradendo subito il suo accento palermitano.
All’interno tutto è un tripudio di colori. La bottega è piccola ma si respira aria di libertà. Le opere di Anastasi, infatti, sprigionano una vitalità dirompente che, solo conoscendo meglio il maestro, se ne comprende il profondo significato.
Ma è il personaggio a catturare la nostra attenzione: Anastasi è un fiume in piena, racconta, spiega, mostra e,  conversando i suoi occhi si illuminano nel descrivere il suo capolavoro assoluto , ovvero  “I Colori del mercato- Vucciria”, un’opera di 30 metri quadrati (lunga di 10 e alta 3 metri), battezzata dal critico d’arte Giorgio Grasso come la tela più grande d’Europa”: “Il mercato della Vucciria- scrive Grasso –  è la sintesi perfetta della coesistenza tra dimensioni temporali e umane. In essa viene raffigurato il celebre mercato palermitano con la tipica bolgia di persone che ci suggerisce il caos delle voci e la frenesia di quel momento comune”.
Per Anastasi sono stati: “Otto anni di lavoro e di studio per realizzare un pezzo unico”.
La Vucciria, però, non è semplicemente una tela, ma  è anche il mezzo per parlare di temi sociali: come, per esempio, la violenza sulle donne: “Ne La Vucciria – continua Anastasi –  ho sottolineato anche alcuni temi come la violenza sulle donne, la droga e la prostituzione, ovvero tutte quelle povertà che oggi caratterizzano il mercato. Così ho creato una storia, la mia storia, e sono orgoglioso di averla realizzata in 10 anni di lavoro. Purtroppo non è ancora considerata un’opera d’arte, perchè molti la paragonano all’opera del grande maestro Renato Guttuso. Ritengo, però, che non ci sono paragoni nell’arte dove non si copia, ma dove, allo stesso tempo, non si inventa nulla. Ideologicamente si trasmette una sensazione, un’emozione, un’immagine. E sono queste a dover colpire le persone”. Nelle sue parole, si percepisce un tocco di amarezza subito, però, superato dall’incalzare delle nostre domande.
Così Anastasi, che oggi è considerato uno degli esponenti più significativi della scena artistica nazionale ed internazionale, ci racconta la sua vita, la sua infanzia a Ballarò ( caratteristico mercato di Palermo) e i giochi con gli amici alla Vucciria: “Cuore pulsante dell’antica Palermo, oggi, purtroppo, completamente modificato: “Ricordo ancora – ci confessa- quando vidi un gruppo di turisti che si apprestavano a visitare la ‘Vucciria’. Ma giunti a destinazione non hanno nascosto tutta la loro amarezza nell’osservare come, dell’antico mercato, non era rimasto più nulla. Spiazzati e profondamente delusi, sono andati via quasi subito”.
Ad Agrigento Francesco Anastasi si è ambientato immediatamente. Nella Città dei Templi, oggi Capitale Italiana della Cultura, il maestro ha ideato il Trofeo Pirandello e il Trofeo Valle dei Templi, manifestazioni dedicate a promuovere l’arte attraverso le nuove generazioni, i giovani talenti da far conoscere al grande pubblico.
Stilista, Anastasi è stato impegnato, tra le altre cose, nella produzione di opere per progetti a sfondo sociale e culturale con l’Università di Tunisi.
E sulla sua arte afferma: “L’arte può essere anche grido di rabbia, segno dell’insofferenza, riflesso del vicolo cieco in cui molti purtroppo si perdono: la mia arte, invece, ricorda e medita sul passato, osserva, assapora, si commuove o si indigna rispetto al presente ma guarda soprattutto al domani. Per questo è una pittura intrisa di luce, alla ricerca di armonia e di condivisione; cerca di progettare il futuro senza imporre, di coinvolgere raccontando un’esperienza di vita. Senza ipocrisia, senza essere stucchevole, senza urtare chi la guarda, l’arte dovrebbe prima di tutto affascinare senza diventare fine a sé stessa: nell’arte, oltre la tecnica, è fondamentale il messaggio”.
Anastasi, infine, ci confida un suo desiderio: ” Mi piacerebbe che la grandezza e la bellezza de I Colori del Mercato” vengano riconosciuti a livello internazionale”.
Conversando il tempo sembra non passare, ma ci rendiamo conto che è trascorsa più di un’ora. Prima di congedarci Francesco riprende i pennelli in mano, ritaglia una piccola tela e improvvisa un bozzetto per noi. Un modo per ringraziarci della visita. Francesco Anastasi è così!
Testo e foto di Luigi Mula