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Regioni ed Enti Locali

Futuro del Viadotto Morandi ad Agrigento, Mareamico: “Stato e Regione si impegnino per l’eliminazione dell’obbrobrio”

“Si sta allargando il fronte di chi chiede l’abbattimento del ponte Morandi di Agrigento, chiuso da più di 16 mesi dall’ANAS, a seguito delle proteste generate dalla divulgazione di un video shock, prodotto dall’associazione Mareamico”.

Lo scrive l’associazione ambientalista Mareamico Agrigento dopo il dibattito degli ultimi giorni sul viadotto Morandi di Agrigento, tornato oggetto di discussione a seguito del tragico crollo dell’omonimo ponte a Genova che ha provocato la morte di 43 persone.

“Oggi alla lista dei favorevoli all’abbattimento si aggiunge un autorevole nome, per personalità e per il ruolo attualmente svolto: l’assessore regionale ai beni culturali Sebastiano Tusa. Mareamico, sin dall’inizio della querelle ha avuto le idee chiare sulla vicenda: abbiamo chiesto la chiusura immediata del viadotto Akragas I, poiché i suoi piloni sono fortemente ammalorati per la mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria nei suoi quasi 50 anni di vita. Oggi che l’ANAS ha pronti i 30 milioni di euro, che sono necessari per metterlo in sicurezza, diciamo che siamo contrari a questa scelta, perché attualmente esiste una nuova certezza scientifica: ovvero che il calcestruzzo risulta avere una vita media di circa 70 anni. E’ assurdo spendere questa enorme cifra su un malato terminale di 50 anni, che ha una prospettiva di vita molto limitata. Molto meglio spendere queste somme per progettare e costruire una viabilità moderna ed a raso, che avrebbe un impatto paesaggistico vicino allo zero”.

“L’aspetto paesaggistico – scrive Mareamico – è anch’esso importante perché il viadotto Morandi è stato costruito dallo Stato – alla fine degli anni 60 – dentro la valle dei templi, con alcuni piloni che penetrano dentro una necropoli greca, la necropoli Pezzino. Chiedere l’abbattimento significherebbe restituire un paesaggio come quello che vedevano i greci 2000 anni fa e poi cancellerebbe la pesante cicatrice provocata da quella scelta scellerata! E qui nascono altri problemi: come abbatterlo, con quali soldi, cosa fare dell’enorme quantitativo di rifiuti prodotti dalla rottamazione di questo mostro di cemento, e tanti altri quesiti. La nostra idea è quella di prendere le decisioni velocemente ma realizzarle senza la fretta tipicamente italiana, anche perché con la strada chiusa al traffico viene meno lo stress meccanico generato dal transito quotidiano e quindi il ponte non risulta a rischio crolli nell’immediato”.

“Lo Stato e la Regione debbono impegnarsi in quota parte per l’eliminazione dell’obbrobrio Morandi dentro la valle dei templi di Agrigento. Ma a finanziare l’opera potrebbero partecipare anche i cittadini visitatori della valle, a cui gli si può chiedere un ticket aggiuntivo di 1-2 euro finalizzato al miglioramento del paesaggio attraverso l’abbattimento del ponte. Per quanto riguarda l’enorme quantitativo di preziosi rifiuti in calcestruzzo prodotti dall’abbattimento, la cui caratteristica peculiare è rappresentata dai piloni cavi all’interno che ne potrebbe permettere l’utilizzo marino, come la rifioritura della mantellata esterna e l’allungamento del porticciolo turistico di San Leone (un po’ come fu fatto con i resti del tempio di Giove utilizzati per ampliare ed allungare il porto di Porto Empedocle). Ma poi si potrebbero utilizzare questi preziosi rifiuti per costruire una diga foranea di fronte la bocca del porto turistico di Siculiana, che nei prossimi mesi verrà dragato, al fine di impedire il futuro e sicuro insabbiamento, ma anche per costruire piramidi in calcestruzzo da abbandonare in mare per stroncare la piaga della pesca a strascico e costruire un nuovo habitat riproduttivo per i pesci. Insomma si può e si deve studiare tanto per migliorare la nostra città!”, conclude l’associazione ambientalista.

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