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Il Capitano, Zero Eco & Numero Zero

Ho cominciato a leggere Umberto Eco con L’ISOLA DEL GIORNO PRIMA, comprato a Milano a marzo del 2009 insieme all’edizione de’ IL CONTE DI MONTE CRISTO, con una sua prefazione.

Con due miei “suoceri” mi sono avvicinato a IL PENDOLO DI FOUCAULT e non ho mai avuto il coraggio di leggerlo. Troppo dietro questo romanzo, trattato, opera e io non mi sentivo troppo per affrontarlo. Una volta terminato L’ISOLA DEL GIORNO PRIMA e IL NOME DELLA ROSA, farò appello al mio attuale secondo suocero e metterò alla prova “la rosa che disegna il mio pendolare per il Cosmo”…
La medesima inadeguatezza l’ho provata nello scrivere qualcosa che lo riguardasse.

Ora ha scritto NUMERO ZERO.
Nel mese in cui prendo la decisione che un giornale che ho creato per la storia della serie LUCORE PLAGA debba cominciare a “parlare”, oltre agli argomenti che affronta con meticolosità e professionalità, dello smascheramento della controcultura e dell’approfondimento delle fonti e dei documenti ufficiali, anche con critica, per scatenare con maggior efficacia il pensiero e l’informazione di chi li legge, di far convergere su di sé l’attenzione dei giornalisti, e – in questo mese esce nelle libreria il nuovo romanzo del Professore Umberto ECO.
Il maestro della diligenza, della strutturazione e della cura del proprio pensiero – che “entra” nel pensiero altro una volta fruito da lettori studiosi colleghi – insiste sull’informazione. Per quanto comprendo, né più né meno, è sulla dignità e sul rigore del proprio sapere, elargito o meramente riposto in libero uso e consumo a chi avesse voluto. L’informazione, come l’amicizia, non necessita di avere la prima lettera maiuscola, ancor meno di aggettivi superlativi per evidenziarne il valore positivo: se c’è amicizia questa non può che esser buona, bella, amichevole; se c’è informazione non può che essere buona, novella, corretta.
Questo mi affascina. L’argomento “informazione” è precipuo per la vitalità di una realtà culturale che tiene a definirsi Società!
Sia che lo affermi uno dei più affermati studiosi di comunicazione nel mondo, sia che venga affrontato da altri, io sono attratto da chi vive l’informazione come ciò che è: determinazione della realtà.

Il Professore che ha fondato la semiologia italiana ha scritto NUMERO ZERO.
È il settimo. Più cinque racconti per i bambini. È per Bompiani. È il noir della divulgazione vittima delle correnti. Il vento-umano è il peggior nemico della notizia.
Colpisce per prima cosa l’integrità morale, il coraggio di restare, la parola. Con NUMERO ZERO, Umberto ECO scrive del “nero” su cui è proiettato il gossip o il “prodotto del fango”; tramite questo romanzo/articolo/saggio pone la propria lente (la medesima di chi produce con onestà) che la notizia-l’informazione-la storia può essere tale solo se nero su bianco!

In 218 pagine abbiamo un editoriale sull’editoria fuorviata dall’improvvisazione dell’approssimazione.
1992. Milano. Nel mezzo del cammin della sua vita, il giornalista «scribacchino fallito» Colonna, più ghostwriter di sé stesso che di coloro a cui ha “prestato” la penna, si ritrova a un bivio, non provocato da lui: Vimercate, un commendatore, uno dei tanti in Italia, proprietario di emittenti televisive e giornali e cliniche private sulla costiera romagnola, vuole un altro giornale e ricerca una redazione per costituire Domani. Il nome è delineante della politica editoriale del mensile; è alienante la professione giornalistica.
Dovrebbe esserci un direttore; i giornalisti vengono da impegni astrologici, enigmistici, rubriche sentimentali. Colonna sarebbe uno di loro ma vestendo il ruolo di caporedattore.
Con Domani, Vimercate vuole scrivere fatti non ancora successi, e che potrebbero/dovrebbero succedere, provocati dall’uscita stessa del suo giornale. Colonna è l’unico a saperlo.
Sarà messo a parte di un’altra gradazione di frattura. È uno scribacchino, ma è capace di comprendere quando qualcosa sta per deflagrare. Uno dei giornalisti della redazione di Domani vive tenendo conto che tutto è manovrato da complotti celati a chi non sa vedere: una miccia molto secca.
Sono quotidiane le riunioni della redazione, con la sua presenza, Vimercate istruisce i suoi su cosa conta – per lui! La manipolazione richiesta da Vimercate non è dell’informazione in sé, ma dell’opinione pubblica e della delegittimazione delle figure che contano.
Si sta per entrate nell’era di Mani Pulite, lo strumento di informazione che il commendatore vuole affilare affila uno dei giornalisti della sua redazione. Colonna è travolto dalla ossessione di costui: la sorte veritiera di Mussolini alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il collega, per anni, segue gli scandali e studia la P2 e la CIA e i servizi segreti italiani, papa Luciani e Junio Valerio Scipione Ghezzo Marcantonio Maria dei principi Borghese; nell’ubbia del collega (l’indagine sulle ombre del Bel Paese, e non solo), tra luoghi più oscuri e malfamati di Milano, c’è l’alito della paura, generato dal complottismo sempre più strisciante e concreto.
Beh, il direttore di Domani chiude tutto e del Domani non c’è futuro. Chi riscostruisce la storia di Gladio intrecciandola con “la verità sul Duce” viene trovato morto, senza spiegazioni. Il ghostwriter cerca di divenire effimero come le parole su cui ha affidato la propria sopravvivenza, e nella fuga si rende conto che la società si sta stratificando di stragismo, amalgama della politica con la mafia, il disorientamento, l’informazione di massa, la massificazione della libertà di espressione, la massoneria…
* * *
I giornali, i giornalisti, la consapevolezza del giorno vissuto è un battito di ciglia e non sempre è registrato o voluto o un respiro di baccata d’aria che ci fa sentire liberi. Comprendere chi è giornalista o meno ci impegna a partecipare alla convalidazione del lavoro che il giornalista ci dà. Ci impegna a scovare la verità tra le varie prospettive proposte da una penna o dall’altra.
E scovare cosa ci danneggia ci impone a provvedere a migliorare la nostra esistenza e, dunque, agire di conseguenza: essere noi stessi informazione, verità, prospettiva.
Il #0 del semiologo è il punto di partenza di ogni avvedutezza. Questa storia è una di quelle che mi preme diffondere.

o Si contrapporrà a cotanta grettezza chi si mette in prima linea contro la corruzione e sta per oltrepassare la «soglia dell’eroe»…

o La verità non è mai soggettiva, il soggettivismo è la manovalanza dell’edonistica e vile “prospettiva”.

o Che si faccia magistratura, che si faccia architettura antropologica, che si faccia progetto letterario solo una è la faccia che occorre: la faccia di un marinaio sorridente nel solcare i venti, cantante nel levare le maree alle sirene e senza altra bandiera se non il suo sguardo!

«Montecristo è falso e bugiardo come tutti i miti, veri di una loro verità viscerale. Capace di appassionare anche chi conosca le regole della narrativa popolare e si accorga quando il narratore prende il proprio pubblico ingenuo per le viscere.
Perché si avverte che, se c’è manipolazione, il gesto manipolatorio ci dice pur sempre qualcosa sulla fisiologia delle nostre viscere: e quindi una grande macchina della menzogna in qualche modo dice il vero.»

[Umberto ECO, tratto dal saggio introduttivo ELOGIO DEL «MONTECRISTO»
nell’edizione BUR 2009 de’ IL CONTE DI MONTECRISTO.
| Originariamente pubblicato il 1985, da Bompiani, in SUGLI SPECCHI E ALTRI SAGGI.
IL SEGNO, LA RAPPRESENTAZIONE, L’ILLUSIONE, L’IMMAGINE.]

«Occhio alla penna!», vi dico.

Grazie al Cielo (a cui il Professore non voleva concedere “Pace Eterna”, facendolo sempre scendere in campo nelle sue spiegazioni – come egli stesso afferma il 16 febbraio 1992, nella trasmissione BOUILLON DE CULTURE, dove Bernard PIVOT lo sottopose al “questionario di Proust”), non occorre etichettare un’opera del Maestro. Così, questo suo scritto è quello che è: uno scritto del pensiero di Umberto ECO.
Chiudo affermando che una “creatura come Eco”, per me, modesto asso di nulla, ha conquistato (per quello che vale, sia inteso e tenuto a mente) il Premio Nobel all’essere Umano!

Maurizio Cacciatore

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