Il Cda di Aica attacca la deputata Iacono, la replica: “Una reazione scomposta”

“Che la mia attività politica e parlamentare confluisca in una relazione ufficiale di Aica è un fatto singolare. Che la stessa sia stata definita come un tentativo di accostamento “malevolo” e “subdolo” alle indagini della magistratura, per aver messo in evidenza le responsabilità politiche di quel Cda, lo è ancora di più”.
A dirlo in una nota è la deputata del Partito democratico Giovanna Iacono.
“La reazione scomposta del presidente del Cda di Aica alla mia interrogazione parlamentare, finalizzata a ottenere delle risposte dal governo in merito all’adozione di iniziative urgenti di competenza a tutela del bene pubblico acqua e della sua pubblica gestione – da parte mia – non può passare sotto silenzio – dice ancora -. L’appalto della rete idrica di Agrigento, oggi oggetto delle attenzioni da parte della Procura di Agrigento, è una delle vicende più inquietanti e contorte della storia di quella città assetata e in affanno. Sostenere che una stazione appaltante non abbia compiti di vigilanza e controllo, oltre che di pianificazione e gestione dell’intero processo di appalto, è quantomeno curioso. Chi altri avrebbe dovuto farlo? In quella interrogazione – prosegue Iacono – abbiamo scritto che “sussisterebbe la responsabilità del consiglio di amministrazione dell’Aica, per non avere adeguatamente vigilato e – quanto meno – per non aver compreso le anomalie nella definizione di un iter amministrativo lento e contorto, che ha causato anche nel 2023 la mancata finalizzazione di un primo finanziamento di 45 milioni di euro per scadenza dei termini di utilizzo”. Cose tutte evidenziate – tra l’altro – anche nell’istruttoria e nell’attività di vigilanza operata da Anac – giusto fascicolo n. 3157 del 2022 – a firma del presidente Giuseppe Busia. Appare altresì curioso, inoltre, che il Cda di Aica – prosegue Iacono – che oggi rimette il mandato ai sindaci che l’hanno nominato, ma con ben altri presupposti, si ritenga totalmente estraneo ai fallimenti conclamati di questa gestione del servizio idrico, al punto da invocare esso stesso il commissariamento. Le responsabilità penali le accerterà la magistratura, ma è dovere della politica mettere in evidenza criticità e anomalie, che nel caso della gestione del servizio idrico integrato in provincia di Agrigento, sono gravi e lampanti. Agrigento oltre ai suoi malanni, alla siccità, allo spopolamento, ai servizi carenti e alle infrastrutture cadenti, ha un’altra piaga: conserterie familiari, che operano con la spocchiosità di chi pensa di poter imperare nella nostra provincia come ai tempi dei tiranni, tenendola sotto scacco. Non stupisce, da chi oggi è legato alle destre di potere, il mancato rispetto delle minoranze e la continua delegittimazione dell’attività politica e parlamentare dei rappresentanti delle opposizioni. E’ ormai un fatto conclamato, con cui siamo abituati a convivere. Ma che non si abbia rispetto nei confronti delle cittadine e dei cittadini assetati, in sofferenza e disperati, che sono gli unici ad aver pagato l’incapacità e le responsabilità di alcuni, è inaccettabile”.