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Cultura

“Il drago e la sua nuvola”: il pensiero a Ettore Scola nel fumetto

ettore scolaPurtroppo posso parlare, scrivere, agire per il cineasta Ettore SCOLA solo adesso…
Non capisco, proprio no, perché tutti continuano a dire «Ci ha lasciati».

Il cinema ha lasciato al margine lui e la sua produzione. Certo, Scola non aveva più i Suoi (le estensioni di fiducia e retroterra, gli amici Agenore INCROCCI & Furio SCARPELLI) con cui mettere a fuoco e concretizzare quanto sentiva… sentivano. Il Cinema è rimasto indifferente alla sua assenza, persino al proprio pianto per tale allontanamento.

La televisione ha raccolto la sua scuola, ne ha fatto una lezione, per mutuarla, necessariamente, nel linguaggio peculiare che è diventato: si vuol narrare e palesare l’Italia?, utilizziamo “la famiglia”. Da Rai 1, sopra gli altri, è stato ampiamente “omaggiato” il suo stile narrativo.
Senza che ne si ottenessero i medesimi risultati.
Va da sé, non vivendo negli stessi cuori, gli stessi occhi, le stesse “penne” non si generano (sempre) le stesse opere!

Il cinema di una volta era fatto principalmente da scrittori d’eccellenza, ambiti e invidiati. Le battute e i dialoghi sono ancora in noi, ammirate.
Come si entra nella memoria di un Paese anche quando questo non ricorda il volto di chi ci passeggia nell’anima?
Ettore SCOLA ha scritto di noi italiani quando
(Forse?)
ci distraevamo per primi avendo un approccio coi media non ancora “sviluppato”.
Ci narrava con una tecnica e un’arte meravigliosamente incisiva, nettamente inclusiva delle nostre fragilità e virtù – quando quest’ultime riuscivan a non esser ultime.

Dal cantuccio al limitar dell’universo cinema in cui s’è ritrovato l’uomo e l’autore, esattamente per questo, Ettore SCOLA non è rimasto in disparte. La sua produzione s’era drasticamente ridotta: del centinaio di opere (regie, documentari, sceneggiature, televisione), iniziate nel ’49 come co-autore ai testi del varietà radiofonico VI PARLA ALBERTO SORDI, circa dieci sono state realizzate dagli anni ’90.
Dalla sua morte, la televisione è cambiata, qua-si divenuta cinema al servizio del cineasta; divulgandone la cinematografia una qualche forma di riscatto s’è attuata: così, abbiamo avuto un servizio per l’uomo che non c’è più e per la sua arte; un servizio pubblico.
Tuttavia, tranne che pochi canali web specializzati, non s’è parlato dell’ultimo scritto.
Quando le produzioni non l’hanno più fatto lavorare, Ettore SCOLA muove al di fuori di Cinecittà la sua ultima testimonianza.

Il mio agire a suo favore è soffermarmi sul suo “ultimo film”…
Uscito per la BAO PUBLISHING l’11 giugno del 2014, è stato presentato alla stampa come il “nuovo film” di Ettore SCOLA.
Come un drago che si nutre di cenere e gioielli, il cineasta offre, ai fornelli di un media che ha sempre apprezzato, una sceneggiatura scritta con il collega Furio SCARPELLI, facendola cucinare al maestro degli acquerelli nuvolari e graffianti, gioielli essi stessi, Ivo MILAZZO.
Scola fu disegnatore; meglio, nacque creativamente parlando come vignettista e caricaturista (nella seconda metà degli anni ’40 per la rivista satirica MARC’AURELIO, dove conosce e diviene amico di alcuni dei collaboratori: Federico FELLINI, e AGE & SCARPELLI). Ma tale storia non è stata voluta dal cinema, e non approda al media fumetto perché l’autore ne vede la miglior esposizione per il suo prodotto, naufraga tra le matite di Milazzo per non lasciare il testo nel cassetto.
Tuttavia, non ho trovato che pagine di gioielli inceneriti. Forse s’è lavorato con un carico di empatia che ne ha bruciato gli acquerelli del maestro Milazzo a cui siamo abituati (KEN PARKER; MAGICO VENTO). La passione del maestro Scola non è stata sufficiente: UN DRAGO A FORMA DI NUVOLA è un prodotto stanco, grezzo. Oleoso. Manca di verve, di messa a fuoco, tale sceneggiatura intonsa: si, perché mi è apparsa, dalle nebbie del limitar dell’universo cinema non compiuta. Letta oggi (ri)appare come una pubblicazione postuma e voluta perché impossibilitata dall’esser completata dai due autori iniziali: Ettore SCOLA e Furio SCARPELLI.
Ma, al dolore di non avere avuto almeno una cinquantina di opere nel suo ultimo ventennio si aggiunge quello di un uomo che (in UN DRAGO A FORMA DI NUVOLA) s’è mostrato “stanco”.
[Sfogliate alcune pagine del fumetto]

Ho letto tra queste pagine una voce rannuvolata, con scariche ingemmate certo: “Io, Ettore, sono stato, nei miei ultimi anni, una biblioteca polverosa, senza fruitori!”
Creativamente parlando ha dato a sé stesso e a chi gli era vicino.
E creativamente parlando non posso che salutare e continuare a studiare il Suo linguaggio, Maestro.
… Suo, con ogni enfatizzazione, scheggia, romanzata libertà e comprensione: parole e immagini agrodolci.

C’è un modo per poter conoscere una volta di più il Nostro: dalle descrizioni di Paola e Silvia SCOLA, le sue figlie che hanno realizzato il documentario RIDENDO E SCHERZANDO – dove spicca il collegamento con la generazione di Scola e di chi vi ha condotto l’intervista: Pierfrancesco Diliberto, in arte PIF.

Maurizio Cacciatore

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