Il testimone di giustizia Cutrò minaccia di darsi fuoco: “i soldi per la benzina me li deve dare il Ministero”
Una disperazione senza fine. E come dare torto all’imprenditore di Bivona, Ignazio Cutrò (in foto), che oggi ha minacciato di suicidarsi dandosi fuoco. La sua disperazione è contro quello Stato che avrebbe dovuto tutelarlo e che invece lo ha lasciato sommerso dai debiti.
Ignazio Cutrò è uno dei simboli degli imprenditori vessati da quel sistema mafioso del “pizzo”. Lui è uno dei pochi che si è ribellato ed ha sconfitto la “mafia” diventando testimone di giustizia.
Oggi a Palermo, a piazza dei Tredici Vittime, luogo simbolo in cui si ricordano i caduti di mafia, Cutrò lancia un nuovo appello al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, agrigentino come lui “affinché insieme si possa mandare un messaggio forte contro la mafia: facciamo risorgere la mia azienda, ma lo Stato ci metta la faccia, invece di usarmi soltanto per le passerelle. La mia azienda è sopravvissuta alla mafia, ma è stata battuta dallo burocrazia dello Stato. Io ho scelto da che parte stare: ora sono gli altri che devono dare un segnale forte“.
Cutrò si è presentato con alcune taniche di benzina vuote: “I soldi per la benzina – evidenzia l’imprenditore – me li deve dare il Ministero per darmi fuoco“.
Rivolgendosi alle Istituzioni, Cutrò, aggiunge “Ci devono mettere la faccia. Se hanno coraggio mi riempiano le tniche e mi do fuoco, oppure ci diano delle risposte perchè i testimoni di giustizia sono ombre al buio“.
“Qualcuno si dimentica – tuona Cutrò – che siamo morti che camminiamo. La mafia non dimentica, aspetta che lo Stato, come oggi, mi lasciava venire da solo qui“.