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Il testimone di giustizia Cutrò si appella ai siciliani: “denunciate i pezzi di merda mafiosi”

“Sono nato nel 1967 in un paese libero, cresciuto nel mio paese Bivona fra i miei amici e l’affetto della mia famiglia; una vita fatta di lavoro, sacrifici, e anche di soddisfazioni”.

È l’ultimo messaggio scritto sui social dal testimone di giustizia Ignazio Cutrò, che sfoga ancora una volta il suo rammarico

“Tutto andava bene fino al settembre 2008… Perché questa data? Lì persi la mia vita… I miei familiari persero la loro serenità! Voi vi chiedete cosa voglio dirvi? Ecco, vi spiego… per alcuni essere sotto scorta è uno status symbol…credo che sia un modo di vanto… Non è così! Voi sapete cosa significa per una persona normale vivere sotto scorta? Tua figlia diventa maggiorenne, felice che prende la patente e guida solo per quel giorno degli esami… e poi non più, perché e sotto scorta”.

“Tua moglie deve fare una cosa normalissima quella di fare la spesa, ma con due angeli che la seguono. Cosa significa Essere sotto scorta per una persona normale ve lo spiego in parole spicciole significa entrare in coma farmacologico… Non vivi più! Solo perché alcuni pezzi di merda hanno deciso di ucciderti! E perché la maggioranza dei tuoi concittadini ti abbandonano al tuo destino… Magari la sera sogni in quel periodo che sei libero, esci con la tua famiglia a mangiarti una pizza, un gelato, vai al mare… ti vai a prendere un caffè con gli amici. Ecco cosa significa essere sotto scorta non hai più una vita”.

“Io e la mia famiglia da quel coma siamo usciti il 9.4.2018; è bello ritornare a VIVERE! Essere liberi… Anche se il prezzo che dovrò pagare sarà la mia stessa vita! Meglio vivere da uomini! Uomini liberi, non vivere più una vita con una gabbia di ferro invisibile. Cari miei concittadini siciliani denunciate i pezzi di merda di mafiosi, ribellatevi alle mafie e non ci sarà più bisogno di gabbie invisibili per semplici cittadini che hanno fatto solo il loro dovere… e diventano cosa eccezionale solo per aver fatto il dovere da cittadino che dovrebbe essere normalità! In culo alla mafia!”.

  1. E non solo i siciliani, tutti noi abbiamo il DOVERE di ribellarci contro il sistema mafioso. Non solo per onorare le troppe persone morte per mano mafiosa, ma anche per tutelare, sostenere e proteggere coloro che oggi denunciano e combattono contro questo maledetto cancro. E’ il minimo che possiamo fare per loro e per noi stessi, per il nostro meraviglioso Paese soffocato da mafia e corruzione. Piena vicinanza a Ignazio Cutrò e a tutti coloro che combattono anche per la nostra Libertà.

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