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Inchiesta antimafia “Assedio”: una cimice fu trovata nel “quartier generale”

Emergono alcuni dettagli dopo il blitz antimafia “Assedio” condotto dalla Dda di Palermo e dai militari dell’Arma dei Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento e dai militari della Compagnia di Licata che ha disarticolato il presunto clan mafioso fra Licata e Campobello di Licata.

L’inchiesta è stata svolta con le più sofisticate tecnologie di intercettazione telefonica ed ambientale, con sistemi di localizzazione satellitare e, soprattutto, con una instancabile attività di indagine vecchio stile, fatta di pedinamenti e servizi di osservazione.

Le telecamere dei Carabinieri hanno registrato numerosi incontri e riunioni segrete, evidenziando la completa ed attuale interconnessione tra tutti i componenti del sodalizio, nonché il legame a doppio filo con un rappresentante della famiglia mafiosa di Campobello di Licata.

Sette, in tutto, i soggetti che erano stati sottoposti a fermo. In particolare, dalle carte dell’inchiesta, emergerebbe il ruolo di uno dei soggetti ritenuto essere tra le persone più fidate del presunto boss Angelo Occhipinti. A lui infatti sarebbe stato affidato il compito di sorvegliare e controllare uno stabile dal quale poi sarebbe stata scoperta, da un cane di grossa taglia, una delle cimici poste dai Carabinieri.

Rinvenuta la cimice, la stessa fu poi portata a Occhipinti che – sempre secondo le carte dell’inchiesta – la scrutò attentamente, come fu rilevato da alcune intercettazioni degli investigatori.

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