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Cronaca

“La banda del buco” non colpirà più: 12 gli arrestati tra cui un direttore di banca

la-banda-del-buco“La banda del buco” ha finalmente concluso la sua attività criminosa.

Gli investigatori, coordinati dalla Procura della Repubblica di Sciacca, sono venuti a capo di quella matassa intricata che vedeva un gruppo di rapinatori seriali, mettere a punto in maniera chirurgica e maniacale, i loro colpi presso banche della valle del Belice.

Nell’ingegnoso gruppo palermitani e basisti del posto tra cui un direttore di banca. L’operazione denominata “The wall” ha permesso di far scattare le manette per 8 soggetti palermitani ai quali è stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere.

Si tratta di Vito Leale, 53 anni, storico esponente della banda del buco, Pietro La Placa, 37 anni, Francesco Conigliaro, 45 anni, Pietro Madonia, 44 anni, Michele Cirrincione, 48 anni, Carlo Valpa, 47 anni, Paolo Valpa, 48 anni, Ignazio La Manna, 38 anni. Di importanza cruciale nel mettere a segno questi 5 colpi consumatisi tra giugno 2012 e novembre 2013, i basisti del luogo che hanno fornito un enorme supporto logistico ed informativo, si tratta di Michele Maria Gandolfo, 61enne di Sambuca di Sicilia, impiegato di banca ed ex direttore di filiale, che è stato posto ai domiciliari; Pietro Curti, sambucese di 78 anni, pensionato anch’egli ai domiciliari; Massimo Tarantino, sambucese di 44 anni, barbiere; Rocco D’Aloisio, margheritese di 46 anni, pastore entrambi rinchiusi nella Casa circondariale di Sciacca.

Il fulcro centrale di questa associazione che metteva a punto colpi senza quasi lasciare traccia se non un buco che veniva effettuato sulle pareti attigue alle banche da rapinare, è stato senza alcun dubbio Michele Maria Gandolfo, il direttore che forniva informazioni precise e dettagliate circa le “abitudini” degli istituti bancari presso cui aveva prestato servizio, nonché le planimetrie delle filiali così da permettere alla banda di organizzare logisticamente dove praticare il foro di entrata, come eludere i sistemi di sorveglianza ecc. In alcuni casi il “prodigo” direttore avrebbe anche fornito le chiavi originali di accesso di uno degli istituti.

Un meccanismo concertato ma non ben oleato visto che le indagini degli investigatori, tramite l’ausilio di sviluppate tecniche investigative quali intercettazioni telefoniche ed ambientali, analisi dei tabulati telefonici (molto complesse visto che i criminali utilizzavano schede prepagate intestate a terzi fatte sparire sistematicamente il giorno prima della rapina), testimonianze di chi sapeva, nonché l’utilizzo di veri e propri soggetti in grado di osservare e pedinare a distanza, spesso muniti di strumenti di video-ripresa, sono riusciti a mettere fine all’attività della “banda del buco”.

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