“La più bella dei mortali”: il nuovo libro di Luca Bergamin racconta Agrigento e la Costa del Mito
“Ammetto di essermi preso anche io l’Agrigentitudine in forma acuta…”
Con queste parole si apre “La più bella dei mortali. Nelle terre di Agrigento e della sua mitica costa”, il nuovo libro del giornalista e scrittore Luca Bergamin, pubblicato da Ediciclo Editore, in uscita in tutte le librerie dal 27 giugno.
Un reportage narrativo e sentimentale che accompagna il lettore alla scoperta di una Agrigento più autentica, nell’anno in cui la città e il suo territorio sono protagonisti come Capitale italiana della Cultura. Un viaggio che è al tempo stesso diario personale, guida non convenzionale e ritratto collettivo, attraverso una geografia libera che abbraccia la Costa del Mito, da Licata a Sciacca, ai Monti Sicani, fino all’isola di Linosa.
Bergamin, accolto da operatori culturali e amministratori dell’ area del Distretto Turistico Valle dei Templi, torna a raccontare l’Italia profonda, quella dei volti, dei mestieri antichi e delle nuove energie locali. Il volume raccoglie storie di artigiani, pescatori, coltivatori, chef, artisti del corallo, giovani cooperatori e amministratori, restituendo un mosaico vivo e sorprendente della provincia agrigentina.
Il titolo del libro è ispirato ai versi del poeta greco Pindaro, che chiamò Agrigento “la più bella dei mortali”: una frase che diventa chiave d’accesso per rileggere questo territorio come luogo di incontro tra cultura millenaria, innovazione contemporanea e straordinaria umanità.
È il secondo libro di Luca Bergamin sull’area della Valle dei Templi. Suo è, infatti, “Così fan frutti” in cui diverse pagine sono state dedicate alle colture, ai profumi e ai sapori della Valle dei Templi di Agrigento. Bergamin scrive per Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore dove, peraltro, ha raccontato alcune delle tappe più significative e appassionanti del tour organizzato dal Distretto Turistico. Bergamin nei suoi libri indaga da sempre il valore antropologico e paesaggistico dei territori “marginali”, restituendone la bellezza attraverso la narrazione.




















