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La scuola in carcere: il “Linares” di Licata, incontra i corsisti dell'”Ambrosini” del “Petrusa”

 

ambrosini-sez-carcerariaUn momento di grande senso civico e arricchimento quello vissuto al Carcere Petrusa di Agrigento. I corsisti dell’Alberghiero “Ambrosini” di Favara, diretto dalla Professoressa Milena Siracusa, ristretti nella suddetta casa circondariale, hanno incontrato gli alunni del “Linares” di Licata.

Un incontro dibattito, svoltosi nell’ambito del progetto “legalità” dell’istituto scolastico licatese, che ha visto i giovani confrontarsi con una realtà spesso troppo lontana, quale quella della reclusione. L’evento, organizzato dalla dottoressa Maria Clotilde Faro e dalla Professoressa Wilma Greco, è stato moderato dal capo dell’aria trattamentale dott. Giovanni Giordano. A partecipare inoltre lo staff dell’aria educativa, la dirigente del liceo “Linares” professoressa Rosetta Greco insieme a due docenti. Un dialogo con gli studenti, portato avanti dal direttore della casa circondariale dott. Aldo Tiralongo, dal comandante commissario Giuseppe Lo Faro che hanno focalizzato l’attenzione su importanti temi quali le dinamiche della struttura carceraria, della “missione”, come quella svolta dagli educatori con a capo il dott. Giornano e la Dottoressa Faro, che si trovano ad operare con i detenuti, il cui lavoro ha come fine quello di “riplasmare” l’individuo recluso attraverso attività svolte nell’area trattamentale con programmi individualizzati e mirati messi in atto dalle diverse figure cardine della casa circondariale: da un lato il direttore Tiralongo che crede fermamente che i perni centrali attorno cui ruota la rieducazione comprendano il lavoro, la formazione e l’istruzione; dall’altro il comandante Lo Faro il cui compito è quello di osservare e controllare al fine di assicurare la sicurezza in carcere.

Tra le diverse attività svolte dai detenuti, spicca anche il corso dell’istituto Alberghiero di Favara. Una sfida che viene raccolta ogni singolo giorno, dunque, da tutti gli operatori, professori compresi. La carcerazione, con questi validi supporti, non viene vissuta come un “Time out” ma come un momento di formazione che possa permettere al detenuto, una volta libero, di poter spendere gli insegnamenti ricevuti e concretizzarli trovando anche lavoro, così come è avvenuto a diversi ex alunni dell’alberghiero. Toccante l’intervento dei corsisti dell’Ambrosini che hanno raccontato il “mondo della reclusione”, hanno parlato delle loro giornate, dell’esperienza formativa che svolgono grazie al corso scolastico che contribuisce non soltanto ad occupare gran parte delle loro interminabili giornate, ma anche ad aprire degli orizzonti in un “mondo” in cui si rischierebbe di vedere tutto filtrato dalle sbarre. Alla fine dell’incontro gli studenti dell’Ambrosini hanno allestito un coffee break che gli stessi corsisti, ristretti al carcere Petrusa, hanno offerto ai giovani dell’istituto Linares, indossando la divisa della scuola e svolgendo professionalmente il proprio compito.

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  1. Maria Teresa caccavale says:

    L’istruzione ed il lavoro sono elementi fondanti per la rieducazione dei detenuti.Purtroppo non ci sono molte realta’ che offrono a tutti queste possibilita’.E’ necessario un intervento della Stato per garantire sia l’istruzione che il lavoro, altrimenti il tempo della pena è un tempo inutile e dispendioso .

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