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La sindaca di Favara si è dimessa dal direttivo Ati idrico

“Si perde troppo tempo” questa in buona sostanza la motivazione alle dimissioni presentate con una lettera indirizzata al presidente dell’ambito territoriale e al Prefetto di Agrigento.

A sorpresa sono arrivate le dimissioni di Anna Alba da componente del direttivo dell’Ati idrico, dettate, dicevamo, dalla mancanza di immediate programmazioni sul futuro del servizio idrico integrato. Si discute, infatti, da mesi senza approdare a risultati apprezzabili su tutti i fronti, non ultimo sui Comuni che non hanno consegnato le loro reti all’Ati.

Molto probabilmente Anna Alba avrà cercato collaborazione produttiva tra i suoi colleghi, che evidentemente non ha trovato e allora in spirito di coerenza si è dimessa.

È un brutto segnale sulle difficoltà di arrivare ad un ambito omogeneo con un servizio identico in tutte le città della provincia.

Perdere tempo non è una buona cosa, specie per chi non può permetterselo come Favara e le altre città che, rispettose della legge, hanno consegnato le reti e da oltre un decennio aspettano i benefici dello stare nell’Ambito.

E l’immobilismo dell’ATI è sotto la luce del sole. Così come lo è il tentativo dei Comuni non consegnatari delle reti e degli impianti di fare melina, per la serie non abbiamo fretta.

Ad avere fretta è sempre chi sta male rispetto a chi se sta comodamente bene sulla riva del fiume a vedere, ora si che ci vuole, l’acqua che passa sotto i ponti.

Adesso Anna Alba, delusa dall’immobilismo del Consiglio direttivo dell’ATI”, con le sue dimissioni ha dato un forte scossone alle vicende legate al futuro del servizio idrico integrato, al dopo Girgenti acque.

“Con rammarico- scrive Anna Alba- ad oggi nessuna posizione è stata intrapresa da parte di questo Consiglio Direttivo, nonostante più volte sia stato espresso il disappunto per i ritardi e il modus operandi del predetto organo esecutivo in seno all’ATI”.

Ha detto basta al babbiu, per difendere la sua città e i suoi cittadini che vogliono l’acqua pubblica, un concetto che passa, necessariamente, attraverso il valore della condivisione del bene vitale pubblico senza se e senza ma.

Scrive il mio amico Filippo Cardinale sul Corriere di Sciacca: “Ancora oggi, l’ATI deve valutare quali di quei pochissimi Comuni (non più di 2/3) che rientrano nelle caratteristiche dell’articolo 147, comma 2 bis, lettere a e b del D.Lgs. n. 152/2006. Sono caratteristiche rare ma che permettono l’autonomia della gestione, pur mettendo a disposizione il surplus d’acqua. Devono possedere fonti qualitativamente pregiate, sorgenti ricadenti in parchi naturali o aree naturali protette.

Il presidente dell’ATI, due mesi fa, aveva assicurato la visione delle richieste fatte pervenire dai Comuni non consegnatari e verificare se si fosse davanti a tali caratteristiche. In caso contrario, l’ATI avrebbe diffidato i Comuni inadempienti.

La vicenda dell’ATI è complessa e contiene nodi difficilmente risolvibili. E’ auspicabile un intervento del Prefetto di Agrigento, anche con l’opportunità di commissariare anche l’ATI. Alla magistratura, che sta indagando a largo spettro, spetta il compito di verificare la legittimità di un organismo al cui interno esistono evidenti anomalie. Anomalie che si ripercuotono essenzialmente sui cittadini dei 27 Comuni che hanno ossequiato la legge nazionale”.

Franco Pullara – SiciliaOnPress

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