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“La vita è un alfabeto”: l’ultimo lavoro di Giuseppe Maurizio Piscopo

Un libro di storie che affrontano argomenti molto diversi ma il filo conduttore è l’amicizia, la solidarietà, l’ascolto, il rispetto delle fasce deboli, la condanna delle guerre, della mafia, di ogni forma di violenza e invita tutti i governanti a mettere i bambini al primo posto.
S’intitola: “La vita è un alfabeto” ed a scriverlo è Giuseppe Maurizio Piscopo, edito da Navarra Editore con sede a Palermo, arricchito dalle illustrazioni di Tiziana Viola-Massa e dalla Prefazione di Salvatore Ferlita.
L’autore di questo libro è riuscito, con infinito impegno e straordinaria dedizione, a raggiungere grandi traguardi e innumerevoli successi professionali. Il suo estro e la sua fantasia sono evidenti in tutte le sue opere letterarie e musicali.
Giuseppe Maurizio Piscopo (Favara 1953), maestro elementare, compositore e musicista, ha collaborato con Radio Rai Sicilia e scrive per diverse testate. Ha pubblicato tra l’altro Merica Merica viaggio verso il nuovo mondo con Salvatore Ferlita (Sciascia Editore, 2015), Sogni e Passioni (Medinova Editore, 2017), Le Avventure di Lino Panno (Qanat Editore, 2017), La maestra portava carbone con Salvatore Ferlita (Torri del vento, 2018), Il vecchio che rubava i bambini (Aulino Editore, 2019); Raccontare Sciascia con Angelo Campanella (Navarra Editore,2021).
Questo suo ultimo lavoro ha richiamato alla mia memoria una stupenda citazione di Fabrizio Caramagna, noto scrittore italiano di aforismi, che recita: “Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori”.
Giuseppe Maurizio Piscopo è stato un maestro nelle scuole elementari e, per oltre quarant’anni, ha donato tutto il suo amore ai bambini. Il maestro guida i suoi scolari alla scoperta delle lettere e delle parole, cercando di incuriosirli e di appassionarli.
Cosi come sottolinea Salvatore Ferlita, nella sua Prefazione, l’ordine dell’alfabeto è solo il punto di partenza da cui Piscopo ha iniziato la sua narrazione.
I racconti che ho apprezzato sono tanti, ma alcuni in modo particolare hanno destato il mio interesse da sociologo.
Il racconto “A come Ascolto” Nonni e Bambini, affronta un tema a me molto caro. Due bambini, Luigino e Antonio, scoprono, grazie alla spiegazione dei nonni, l’importanza della radio. Luigino, nativo digitale, racconta ai nonni che a lui basta un abbonamento a Spotify per ascoltare la musica. La fruizione della musica è cambiata e i bambini utilizzano sempre di più le comunicazioni virtuali.
La nostra società è sempre più tecnologizzata, i bambini e adolescenti utilizzano nuovi strumenti e modi diversi di giocare in una logica di adattamento ed evoluzione.
La rivoluzione tecnologia ha mosso passi da gigante diffondendosi sempre di più nel quotidiano delle famiglie. Computer, telefoni cellulari multifunzione, le connessioni internet veloci e la tecnologia Bluetooth ci costringono alla velocità di risposta, alla reperibilità continua, al consumo “forzato” di tecnologia.
La tecnologia è un fattore di sviluppo e di crescita formidabile, l’evoluzione della società occidentale lo dimostra. Ma quello che preoccupa da sempre è il modo in cui la tecnologia viene utilizzata, le finalità per cui viene impiegata, senza che questi interrogativi si pongano come un freno allo sviluppo, ma accompagnandolo attraverso una costante verifica, una riflessione che consenta di intervenire perché l’uso distorto venga eliminato oppure limitato, perché alle esigenze del profitto non si sacrifichino la salute fisica e mentale degli utilizzatori, in particolare dei bambini e degli adolescenti.
Intenso il racconto “M come Migranti” Un bambino senza bagaglio. La migrazione è un tema che ho affrontato tante volte e su cui si continua a discutere. I Media ci mostrano biberon e orsetti sulla spiaggia che appartenevano ai bambini che non avranno la possibilità di vivere un futuro migliore. Ci sono altri bambini che sono rimasti feriti e altri ancora che sono rimasti orfani come il piccolo Mustafà, protagonista del racconto.
“Z Generation” Con i figli è facile sbagliare è un racconto che esprime quello che emerge dalle mie ricerche. Piscopo compie un’attenta analisi sul rapporto tra genitori, figli e nuove tecnologie ed in particolare con la Play Station.
Oggi, un videogioco potrebbe essere un interessante strumento didattico, capace di sviluppare la velocità di riflessi, la capacità di ragionamento e consentire di convogliare fantasia e creatività, ma anche aggressività, nelle sceneggiature sempre più complesse dei videogiochi di ultima generazione. E proprio i giochi violenti possono incidere, in maniera pesante e dannosa, sulla crescita dei bambini e degli adolescenti, proponendo modelli negativi che, assommati all’impatto di una realtà violenta e sopraffattrice come quella sempre più proposta dalla televisione impongono alla famiglia e alla scuola di svolgere un ruolo proattivo capace di prevenire e accompagnare la scelta e l’utilizzo delle tecnologie e in particolare dei videogiochi.
Molto spesso, i ragazzi sacrificano le ore di sonno, per rimanere connessi nella penombra della loro stanza. Gli adolescenti come vampiri rimangono svegli durante la notte, guardando il cellulare o giocando in rete. Piscopo in questa storia ci mostra il volto di tanti genitori che, nel tentativo di accontentare i figli, commettono alcuni errori.
Pagina dopo pagina, ho avuto la possibilità di percepire l’animo buono di Giuseppe Maurizio Piscopo. La capacità di scrittura di Piscopo risulta avvincente ed emozionante, diretta e mai scontata. I racconti sono tutti ben strutturati con coerenza tematica, semantica, stilistica e logica. Un uso puntuale dei segnali discorsivi conferisce coesione a tutti i racconti e le diverse parti sono legate in modo chiaro.
Non nascondo di essere legato all’autore da profondi sentimenti di amicizia e recensire questo libro mi rende felice ed orgoglioso. Gioisco insieme a Giuseppe, perché sono certo che questo libro verrà letto, apprezzato ed otterrà successo.
Il volume, sottolinea l’autore nella sua testimonianza, è rivolto a tutti, non solo ai piccoli lettori ma anche alle loro famiglie; si può leggere insieme per riflettere, divertirsi, sognare e impegnarsi nella speranza di creare un nuovo modo di affrontare le difficoltà che la vita pone ogni giorno.
Inoltre, il desiderio di Giuseppe Maurizio Piscopo è quello di lasciare questo libro come dono alle bambine e ai bambini ai quali ha allacciato le scarpe, che ha visto crescere e che ora sono padri e madri, e quindi ai loro stessi figli.
Oggi, il Metaverso ha investito diversi ambiti delle nostre vite e la scuola si prepara a vivere questo incontro con una realtà del tutto nuova. Capita che si perda di vista l’elemento più importante capire se e come, questa tecnologia possa davvero portare beneficio alla formazione e soprattutto se l’uso a fini formativi del Metaverso possa servire davvero alle nuove generazioni. Questo è un interrogativo che sicuramente ancora per un po’ di tempo non troverà risposta.
Nutro una certezza, e Giuseppe Maurizio Piscopo lo conferma in questo libro, i bambini meritano di sognare e cosi come canta Mr. Rain, nella sua canzone “Supereroi”, gli adulti non devono perdere il loro ruolo di eroi, pronti a supportare i preadolescenti e gli adolescenti. Abbiamo il compito di incoraggiare i bambini e di tenerli per mano in un mondo che mostra le sue tante fragilità e contraddizioni.

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