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Lampedusa, il sindaco Nicolini chiede la chiusura del centro d’accoglienza: emergenza igienico-sanitaria sull’isola

giusy_nicoliniPossibile chiusura del centro di primo soccorso per migranti di Lampedusa dovuta al perdurare della grave condizione igienico-sanitaria sull’isola.

Con una nota inviata tra le autorità destinatarie anche al Dipartimento delle Libertà Civili, la sindaca Giusi Nicolini ha chiesto l’intervento urgente del dipartimento diretto dal prefetto Mario Morcone per l’immediato trasferimento dei 422 ospiti della struttura di Contrada Imbriacola e la chiusura della stessa fino alla risoluzione dell’emergenza rifiuti. “All’interno di quell’esiguo perimetro – spiega Giusi Nicolini – risiede una popolazione attualmente superiore a quella di Linosa, e non posso consentire che queste persone convivano a così stretto contatto con quella quantità di rifiuti. Non li soccorriamo per poi ospitarli in una discarica.”
La richiesta dell’Amministrazione comunale è stata maturata a tutela della salute dei migranti. L’arbitraria sospensione del servizio di igiene ambientale e dei servizi essenziali previsti a norma di legge ha causato l’accumulo di rifiuti anche all’interno del Cpsa dell’isola. Al fine di scongiurare problemi per la salute dei lavoratori e degli ospiti del centro di accoglienza, costretti in una contenuta area per questo ancora più esposta a putride esalazioni, Giusi Nicolini ha ritenuto di dover sottoporre il problema al Dipartimento auspicando l’immediata chiusura della struttura.
La sindaca ha inoltre esposto al prefetto la gravità del fatto che sia stata impedita l’esecuzione dell’ordinanza contingibile e urgente per ripristinare minime condizioni di vivibilità per i cittadini. “Con quella ordinanza non si prevaricano né i diritti dei lavoratori né gli interessi legittimi delle Aziende, – precisa Giusi Nicolini – ma si tutelano diritti fondamentali dei cittadini in questo momento calpestati con atti di evidente ed illegale prevaricazione”. Nella serata di ieri i dipendenti del raggruppamento di imprese Iseda, Seap e Sap non hanno consentito l’esecuzione dell’ordinanza impedendo l’accesso ai mezzi per la raccolta dei rifiuti.

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