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L’autore del romanzo “L’affair Moreau” confessa: “A volte perdo il controllo e scrivo tantissimo” – INTERVISTA

E’ arrivato in libreria ed è acquistabile online il romanzo L’affaire Moreau, esordio letterario di Glauco Marino, giornalista licatese.

Si tratta di un’opera di narrativa contemporanea che affronta i temi dell’equivoco, dell’amicizia, dell’adolescenza e anche della violenza, raccontando le vicende di una piccola comunità di ragazzi nel corso di un’estate. Il volume sarà presentato in anteprima nazionale a Licata presso la Biblioteca Comunale “Luigi Vitali” in piazza Matteotti mercoledì 8 gennaio 2020 alle ore 17.00.

Dopo i saluti del sindaco di Licata, dottor Giuseppe Galanti e dell’Assessore alla Pubblica Istruzione, dottoressa Violetta Callea, il giovane scrittore converserà sul testo con la professoressa Giuseppina Incorvaia, docente di lettere presso l’Istituto “Fermi” di Licata e il professor Francesco Pira, sociologo e docente di comunicazione e giornalismo all’Università di Messina. Brani del libro saranno letti da  Ester Castiglione, Gloria Grillo e Francesco Galli allievi del  Laboratorio teatrale dell’Associazione “Il Dilemma” diretti da Luisa Biondi. Glauco Marino è nato a Roma nel 1977.

È giornalista dal 2010 e ha collaborato con svariate testate della Capitale occupandosi prevalentemente di arte e cultura. Lavora come creativo nel campo della comunicazione da oltre quindici anni. Vive in Sicilia, nella sua casa in campagna. L’affaire Moureau, è il suo primo romanzo. Lo abbiamo intervistato.

Ci parli di lei, della sua vita. Come e quando ha deciso di dedicarsi alla scrittura?

La mia vita è semplice, vivo in campagna a stretto contatto con la natura e con il mare, col quale ho un legame profondissimo. Amo il silenzio e gli spazi fin da quando ero un bambino, in età adulta ho scelto di vivere questo amore nel mio quotidiano, dopo lunghissimi anni trascorsi in megalopoli come Roma.  Non c’è un momento preciso in cui è accaduto qualcosa che mi ha folgorato. Scrivere è sempre stato un impulso per me, da quando ne ho memoria. Che siano pensieri e riflessioni personali oppure su un tema specifico di attualità o di mio interesse, e ancora ricordi e “fotografie” di ciò che mi circonda in un dato momento. Sono un giornalista, quindi scrivo per mestiere, ma la scrittura creativa e l’esperienza di un’opera strutturata come un romanzo è per me nuova ed estremamente interessante.

Come è nata la sua opera, L’affaire Moreau?

Ho iniziato a scrivere col mio solito approccio su un racconto breve e poi è avvenuta quella magia della ispirazione, del flusso creativo e non ho più smesso per settimane. Così ho finito per ampliare il raggio della storia esponenzialmente aggiungendo personaggi e scenari diversi fino a costruire il romanzo nella sua interezza. È qualcosa di cui non ho il pieno controllo, talvolta succede e mi lascio andare. È un’esperienza elettrizzante e che assorbe completamente.

Qual è il momento che dedica alla scrittura nell’arco della sua giornata?

Non c’è una regola fissa, prevalentemente scrivo di notte ma quando mi trovo nel pieno di quella dimensione creativa di cui parlavo poc’anzi, saltano tutti gli orari e le abitudini e sono capace di scrivere ininterrottamente per tutto il giorno.

Quanto di lei c’è in quello che ha scritto?

Potrei dire tantissimo come pochissimo. Se il senso della domanda è quanto ci sia di autobiografico allora è molto poco, in un senso più ampio invece c’è tutto di me, quello che scrivo viene da un insieme di elementi come qualcosa che ho sentito dire, che sia una sola frase o una lunga conversazione, esperienze vissute in prima persona o ancora la semplice osservazione della realtà, in una specifica circostanza. Tutti questi elementi che catturano la mia attenzione vengono poi rielaborati dalla fantasia, ed è così che nasce una storia.

Qual è il suo background letterario?

È quanto mai ampio e onnicomprensivo. Sono un lettore vorace e amo svariati generi, leggo tanto narrativa quanto saggistica. Leggo tanto di storia, filosofia e antropologia, raramente di scienza. Amo molto gli autori russi classici, e poi gli americani, i giapponesi e i brasiliani. Naturalmente leggo moltissimo anche autori italiani.

Oltre alla letteratura, ci sono altre forme d’arte che sente affini?

Forse tutte. Amo molto le arti figurative, la pittura specialmente mi emoziona tantissimo. E poi la musica, che è parte integrante della mia vita.

Ha delle abitudini quando scrive? Luoghi particolari o rituali precisi?

Nessun rituale o particolare abitudine, certo ho bisogno di concentrazione quindi mi basta un luogo privo di distrazioni che favorisca l’immersione nel processo. Il più delle volte scrivo a casa, sulla mia scrivania.

Quanto tempo ha impiegato per scrivere il suo romanzo?

Per la prima stesura pochissimo, un paio di settimane, ho scritto di getto. Il lavoro lungo è stato quello successivo, la rilettura ripetuta maniacalmente di quanto scritto e gli accorgimenti per dargli una forma definitiva, dalla coerenza della narrazione all’approfondimento dei personaggi. Questo è il lavoro più lungo e talvolta estenuante, ma necessario a mio avviso per un buon risultato.

Cosa ne pensa del panorama dell’editoria in Italia?

L’Italia è tristemente il fanalino di coda in Europa per numero di libri letti. Il mercato è alquanto povero confrontato con i nostri vicini culturalmente più prossimi. Siamo un popolo di poeti come si dice spesso, ma evidentemente non di lettori. È triste ma è con questo mercato che dobbiamo confrontarci, augurandoci sempre che le cose migliorino a partire dalle scuole che sono il primo contatto di un individuo con questi strani oggetti di carta chiamati libri. Capirne l’enorme valore e l’importanza per la propria formazione, non intesa rigorosamente in termini di studio, è fondamentale.

E delle case editrici a pagamento e dell’auto-pubblicazione?

Le prime le considero né più né meno che tipografie. Non vorrei adesso esprimere un giudizio su chi sceglie di avvalersene, ciascuno fa quello che crede, ma a mio avviso è davvero sbagliato pagare per essere pubblicati, quasi mortificante. Se penso di aver scritto qualcosa di buono devo confrontarmi col mercato per avere una risposta, anche per comprendere se sono o meno in grado di stare in questo mondo. Potrei essere bravino oppure davvero scarso, ma se pago per essere pubblicato non lo saprò mai. In questo modo chiunque può scrivere qualunque cosa e andare in stampa, senza alcuna garanzia sulla qualità del materiale scritto. Cosa resta, la soddisfazione di fregiarsi del titolo di scrittore?

Se invece un editore sceglie di investire su di me e pubblicare il mio manoscritto allora ho una prima e concreta risposta sul valore del mio prodotto.

L’auto-pubblicazione è uno strumento che ha una sua logica e si ricollega direttamente a quanto espresso circa l’editoria a pagamento. Se la mia opera non trova riscontri presso gli editori tradizionali, allora ha molto più senso auto-pubblicarmi e confrontarmi col mercato senza mediazioni, invece che pagare un editore. Anche perché guadagnerei l’intero prezzo di copertina di ogni copia venduta e non una piccola percentuale.

Progetti futuri?

Più di uno, alcuni anche difficili e forse ambiziosi. Sto ancora scrivendo e sono alle prime fasi, spero che qualcosa possa andare a buon fine.

Fin qui l’intervista. Questa invece la sinossi del libro. Sotto il sole cocente della California, il piccolo centro abitato di Dardale, non lontano dalla capitale Los Angeles, è un luogo deturpato dalle conseguenze dell’industrializzazione e oppresso dalla criminalità organizzata.  In questo contesto, le vite di un vasto gruppo di uomini che si conoscono da sempre, si intrecciano in una fitta trama di avvenimenti che finiranno per mutare il corso delle loro esistenze.Jared, un giovane uomo sensibile e dal cuore ferito, abbraccia la causa di alcuni fraterni amici, Trevor Gunn e Jean-Pierre Moreau, e si getta senza riserve nella nuova avventura che li porta indietro nel tempo come fossero ancora ragazzi.Incontrerà Chloé, l’adolescente figlia di Jean-Pierre, con la quale costruirà un legame struggente e fatto di grandi scambi ad alta intensità emotiva. Chloé è fragile, e vive la sua adolescenza tra il desiderio di essere adulta, le attenzioni degli altri che cerca spasmodicamente, e i molti problemi personali che affliggono il suo animo così precoce e sensibile. Una ricca galleria di personaggi accompagna i protagonisti in questo viaggio tra le pieghe dell’animo umano, dove l’amore e l’amicizia si confondono generando equivoci dalle conseguenze tragiche.

Appuntamento dunque l’8 gennaio a Licata. Alla Biblioteca Comunale per conoscere questo autore che sicuramente in futuro farà parlare di se.

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