Mafia, operazione “Eden 5 – Triokola”: 7 arresti nell’agrigentino. Collegamento con Matteo Messina Denaro
Nella mattinata odierna ad Agrigento e provincia i Carabinieri hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Palermo, Maria PINO, su richiesta della locale
Procura Distrettuale diretta dal dott. Francesco Lo Voi, nei confronti di 7 soggetti accusati a vario titolo del delitto di partecipazione ad associazione mafiosa.
Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Maurizio SCALIA, nonché dai sostituiti procuraotri, Rita Fulantelli, Emanuele Ravaglioli e Claudio Camilleri, sono state avviate nel maggio del 2009 ed hanno portato all’arresto di:
1. GENOVA Giuseppe inteso “Salvatore”, classe 65, di Burgio, ritenuto il capo della locale famiglia mafiosa;
2. LA PUMA Andrea, classe 47, di Sambuca di Sicilia, uomo di fiducia di SUTERA Leo;
3. LA PUMA Salvatore, classe 75, di Sambuca di Sicilia, figlio del predetto;
4. CIACCIO Gaspare, classe 84, di Sambuca di Sicilia;
5. BUSCEMI Vincenzo, classe 52, di Sambuca di Sicilia del’52;
6. TARANTINO Massimo, classe 71, di Sambuca di Sicilia, in atto detenuto per altra causa;
7. LA SALA Luigi Alberto, classe 84, di Sambuca di Sicilia.
L’operazione è frutto di una manovra investigativa sviluppata nel tempo dal ROS e dal Comando Provinciale di Agrigento in direzione del mandamento di Sambuca di Sicilia e del suo principale esponente Sutera Leo detto “il professore” ritenuto nel periodo 2010 – 2012 il capo della provincia di Agrigento e, pertanto, in contatto con i vertici delle province di Trapani e Palermo. Sutera, infatti, veniva arrestato nel giugno 2012 e condannato a 4 anni di reclusione per associazione mafiosa.
In tale quadro sono stati documentati una serie di riservati incontri tra il citato Boss con esponenti mafiosi delle province di Agrigento e Palermo nelle campagne di Sambuca di Sicilia.
Il livello dei personaggi interessati e le modalità di svolgimento degli incontri hanno fatto comprendere come gli incontri fossero funzionali alla pianificazione di comuni strategie criminali di portata ultra provinciale.
Le riunioni avevano luogo nella campagne di Sambuca di Sicilia ed erano caratterizzate da rigidi protocolli di sicurezza tesi a sviare eventuali attività di controllo investigativo. Infatti, gli incontri non avvenivano mai nello stesso luogo ma sempre in punti differenti, mai all’interno di fabbricati e, come ulteriore esasperata forma di prudenza, sempre in movimento, nel senso che i partecipanti erano soliti camminare per i campi allo scopo di neutralizzare l’eventuale presenza di microspie.
In tale ambito, il Sutera si avvaleva di un collaudato e fedele circuito di favoreggiatori incaricato di procedere ai sopralluoghi dell’area scelta per gli incontri, costituire una cintura di sicurezza della zona e prelevare i partecipanti in luoghi convenuti per poi portarli al cospetto del capo mafia.
Ne è conseguito uno sforzo investigativo di notevole portata ha consentito di documentare gli incontri del Sutera con:
– GENOVA Salvatore, ritenuto capo della famiglia di Burgio e principale collaboratore di SUTERA;
– Cosimo Michele SCIARABBA, uomo d’onore della famiglia di Misilmeri, figlio del più noto Salvatore SCIARABBA (già reggente della famiglia di Misilmeri e del mandamento di Belmonte Mezzagno-Misilmeri dopo l’arresto del capo mandamento SPERA Benedetto);
– Gaetano MARANZANO uomo d’onore della famiglia di Palermo – Cruillas.
Questi ultimi due venivano tratti in arresto nel giugno 2013 perché ritenuti esponenti di spicco dei citati mandamenti mafiosi, tanto da essere presenti alla nota riunione dei capi mandamento di Palermo il 7 febbraio 2011 all’interno del ristorante Villa Pensabene.
Il supporto logistico era garantito da Andrea e Salvatore LA PUMA agricoltori di Sambuca di Sicilia e strettamente legati a SUTERA, nonché dagli altri sodali CIACCIO Gaspare, BUSCEMI Vincenzo, TARANTINO Massimo, LA SALA Luigi, tutti di Sambuca di Sicilia e cooptati dal capo mafia per l’organizzazione delle riunioni.
L’indagine ha documentato come gli indagati si avvalessero del consueto e sperimentato metodo dei “pizzini” per comunicare tra loro, evidenziando, inoltre, la possibile esistenza di un canale di collegamento tra SUTERA ed il latitante Matteo MESSINA DENARO.