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Mafia, operazione “Passepartout”: arrestato anche un collaboratore parlamentare

Vi sarebbe anche un assistente parlamentare di Sciacca, fra gli arrestati all’alba di oggi dai militari della Guardia di Finanza del Gico di Palermo e dai Carabinieri del Ros nell’ambito dell’operazione antimafia denominata “Passepartout”.

Si tratta del 48enne Antonello Nicosia che, secondo l’accusa, avrebbe accompagnato la deputata Pina Occhionero (ex LeU e di recente passata a Italia Viva, che risulta estranea alla vicenda ndr) in alcune ispezioni all’interno delle carceri. Sempre secondo l’accusa, durante quelle visite alcuni detenuti avrebbero affidato all’assistente della parlamentare dei messaggi da recapitare all’esterno.

L’operazione è scattata all’aba di stamani quando gli uomini delle Forze dell’ordine hanno dato esecuzione ad un provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo – Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di cinque soggetti, ritenuti appartenenti o comunque contigui alla famiglia mafiosa di Sciacca.

Nicosia, è un volto noto nel modo carcerario, poiché (dopo una una condanna e la reclusione) aveva iniziato a dedicarsi ai problemi delle carceri in Italia. Membro del Comitato Nazionale dal XVII Congresso di Radicali Italiani, è assistente parlamentare giuridico-psicopedagogico alla Camera dei deputati, in particolare di Giuseppina Occhionero (che, come detto, è estranea all’intera vicenda ndr).

La stessa parlamentare è intervenuta sul proprio profilo Facebook dopo la notizia: “Ringrazio la magistratura e le forze dell’ordine per lo straordinario lavoro di contrasto alla mafia. Quello che si legge nelle intercettazioni e’ comunque vergognoso e gravissimo. La collaborazione con me, durata solo quattro mesi, era nata in virtù del suo curriculum, in cui si spacciava per docente universitario oltre che di studioso dei diritti dei detenuti. Non appena ho avuto modo di rendermi conto che il suo curriculum e i suoi racconti non corrispondevano alla realtà ho interrotto la collaborazione. Le visite in carcere peraltro sono parte del lavoro parlamentare a garanzia dei diritti sia dei detenuti sia di chi vi lavora. Sono profondamente amareggiata ma la giustizia farà il suo corso. Mi auguro nel più breve tempo possibile. Un grazie di cuore a tutti coloro che, in queste ore, mi hanno manifestato affetto e solidarietà. In questi momenti, quello che serve è il calore di chi ci vuole bene”.

Per l’accusa il 48enne avrebbe una “doppia vita”, poiché pubblicamente parlava di legalità e dei diritti dei detenuti, mentre avrebbe aiutato alcuni detenuti a far uscire all’esterno i loro messaggi da far recapitare alle famiglie mafiose.

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